S. Paolo scrive ai Filippesi: ‘Non fate nulla per rivalità o vanagloria ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio ma quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù’.
Queste parole dell’apostolo riecheggiano nel testamento spirituale di p. Cornelio quando scrive: ‘Posso dire di aver sempre pensato che tutti erano migliori di me e che tutto facevano ‘ specialmente i superiori ‘ per il mio bene’. E conclude il testamento scrivendo: ‘Perdono alla fine a tutti coloro che mi avessero fatto soffrire, certamente senza volerlo e cooperando al misericordioso disegno di Dio per la mia salvezza. Ed in modo del tutto speciale a coloro che con la lettera del 24.IV di Perugia mi hanno minacciato di morte: se vorranno mettere in atto la loro minaccia, dichiaro che intendo offrire a Dio la mia vita per la salvezza delle loro anime, per l’incolumità e l’opera del Santo Padre, per la purificazione della teologia e pietà cristiana secondo i desideri del Cuore SS. di Gesù’.
Questi sono i sentimenti di Cristo. Seguendo l’invito di S. Paolo, p. Cornelio aveva imparato ad avere nel suo cuore i sentimenti di Cristo.
Nel suo testamento p. Cornelio ha certamente riassunto le convinzioni più profonde che avevano sostenuto la sua lunga esistenza e ci rivela come egli sia stato autentico sacerdote e religioso, un vero uomo di Dio.
Nei primi anni di vita era stato preservato dalla morte precoce da una particolare grazia di Dio e intercessione della Vergine Maria. Fino a cinque anni non era stato in grado di camminare e parlare affetto, inoltre, da una tremenda anoressia e da altre gravi malattie.
Consigliata dal Guardiano dei Cappuccini la mamma lo porta al Santuario della Madonna delle Grazie di Udine e lo pone sopra l’altare dedicato alla Vergine. Di lì iniziò la sua guarigione.
Al piccolo Cornelio Dio, per intercessione di Maria, aveva ridonato la vita e lui rispose donandola a sua volta nel sacerdozio, nella consacrazione religiosa e nel servizio alla Chiesa e alla Verità.
Certamente aveva ricevuto straordinari talenti di intelligenza diventando uno dei più grandi pensatori del ‘900. Pensiamo che si è giunti alla pubblicazione del 25° volume delle sue opere e si prevede di arrivare ad un centinaio circa.
In questo momento, però, vorrei solo ricordare che la sua intensa e profonda attività di studioso affondava le sue radici in una straordinaria vita spirituale e di essa si alimentava, quanto almeno che delle letture e del confronto con altri pensatori.
S. Tommaso d’Aquino gli fu maestro non solo nella rigorosità e profondità del pensiero ma anche nella spiritualità e nella santità. La preghiera e l’adorazione all’Eucarestia alimentavano la vita e l’intelligenza di S. Tommaso e così fu per p. Cornelio che, ormai anziano e pensando alla morte, scrive all’allievo p. Nello Delle Vedove: ‘Ringrazia per me il Signore per gli aiuti continui e potenti coi quali ha illuminato, quasi passo per passo il lavoro di ricerca e difesa della verità con un’opportunità e una delicatezza infinita’.
Sono espressioni da autentico pensatore cristiano che riconosce come all’origine del suo pensiero ci siano delle grazie particolari di Dio; ed egli ha risposto a queste grazie mettendo la sua intelligenza solo a servizio della ricerca e della difesa della verità.
La sua intelligenza, illuminata dalla spiritualità, gli ha permesso di entrare in sintonia profonda con le esperienze dei santi che ebbe occasione di frequentare anche nel suo compito di consultore della Sacra Congregazione per la Causa dei Santi.
Se non si partecipa alla loro esperienza non si capiscono i santi che vivono in un modo che non è comprensibile alla mentalità di chi non ha fede. Egli scrive: ‘Il mondo dei santi, cioè delle anime che si lasciano attirare da Dio è ancora più speciale non perché sia un altro mondo, cioè diverso da quello offerto e presente in ogni anima grazie al lume della fede, ma perché questo lume è accolto e vissuto con intensità maggiore e più alta. E più intenso diventa il mondo dell’anima e più alto è il suo volo’.
P. Cornelio penetrò nel mondo dei santi perché era anche il suo mondo dove il primato era la volontà di Dio e non l’orgoglio e l’ambizione umana che la sua acuta intelligenza e i tanti riconoscimenti avrebbero potuto giustificare.
Scrive ad una figlia spirituale: ‘Compio 37 anni, con 13 di sacerdozio e mi pare di non aver fatto nulla per la S. Chiesa e per le anime: eppure sento il desiderio immenso di correre in loro aiuto. Magari potessi darmi al ministero attivo e lasciare questi libri: non voglio per altro che la Santissima Volontà di Dio’.
Questa è stata la preghiera di Gesù all’ultima sera della sua vita: ‘Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta’. Questa è la sintesi della vita di un santo e la ritroviamo nei desideri più profondi di p. Cornelio Fabro lungo tutto il tragitto della sua esistenza.
Ci accompagni il suo esempio e non manchi la sua intercessione su Flumignano, dove nacque e divenne cristiano.