Cari Fratelli e Sorelle,
siamo venuti numerosi alla Santa Messa di Natale. Credo che ci abbia condotti in cattedrale non solo una bella tradizione che fin da piccoli ci è stata insegnata, ma anche il desiderio di ascoltare e portare con noi un messaggio buono, di speranza, che faccia bene al cuore. Ognuno di noi ne ha bisogno per suoi motivi personali che custodisce segretamente nel suo animo. Ne abbiamo bisogno, anche, tutti assieme per disintossicarci dal clima di scontentezza, di amarezza e anche di rabbia che alcune indagini hanno recentemente rilevato.
Come riesco, allora, cerco di trasmettere a me e a tutti voi il messaggio del Santo Natale. Lo prendo dalle letture della Sacra Scrittura che ci sono state lette e sulle quali vi invito a tornare con la mente per qualche minuto di meditazione.
Il profeta Isaia, preannunciando secoli prima la nascita di Gesù, il Messia di Dio, si esprime con un’immagine poetica molto efficace: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifuse».
San Paolo quasi gli fa eco e, scrivendo al discepolo Tito, parla del Natale con questa espressione: «È apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini».
Ecco chi è il neonato che Maria partorisce in una stalla di Betlemme e depone in una mangiatoia.
È la Luce che Dio ha acceso in mezzo al suo popolo che vagava disorientato dalle tenebre nelle quali era finito.
È la Grazia di Dio che viene incontro ad ogni uomo bisognoso di compassione per le sue debolezze, di misericordia sui suoi peccati, di speranza quando l’orizzonte della vita si oscura.
A coloro che accolgono la Luce e la Grazia di Dio che Gesù ha portato, la Parola di Dio promette: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia». È un dono veramente prezioso perché chi non cerca istintivamente la gioia e non ha sete di serena letizia?
Questo, cari fratelli e sorelle, è il messaggio del Santo Natale. Lo ha portato il Figlio di Dio in persona facendosi uomo grazie alla collaborazione di una madre, Maria, capace di fede senza pentimenti e di un amore delicato e vergine, senza ombre di peccato.
I primi ad accogliere il messaggio del Natale sono stati, sorprendentemente, dei pastori oberati da un lavoro pesante e ingrato. L’angelo, sceso dal cielo, ha fatto fatica a trovare qualcuno sulla terra interessato al suo annuncio. Gli unici disponibili sono stati quei poveri pastori con il corpo e il cuore provati dalla fatiche della vita. Non erano migliori degli abitanti di Gerusalemme ma hanno avuto il merito di dar credito alle parole dell’angelo e di andare a conoscere il bambino che era nato. Hanno, così, incontrato la Luce e la Grazia di Dio che era apparsa tra gli uomini e si sono sentiti cambiare il cuore. È avvenuto in loro il miracolo che Isaia aveva promesso: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia». Sono tornati lieti e lodando Dio perché Gesù sarebbe rimasto per sempre nella loro vita e avrebbe tenuto viva nel loro cuore la sua gioia serena e forte anche nei tempi di sofferenza e di prova.
Mi chiedo se l’angelo faccia fatica anche oggi a trovare persone interessate al suo annuncio: «Ecco vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Come allora a Gerusalemme, deve fare i conti, infatti, con l’ostacolo dell’indifferenza che è figlia dell’autosufficienza.
Cominciando a festeggiare il Natale con la partecipazione alla Santa Messa, noi abbiamo vinto la tentazione dell’indifferenza e dell’autosufficienza che è la pretesa di riuscire a darci felicità e speranza nella vita con le nostre risorse mentali e psicologiche.
Imitando i pastori ci siamo, invece, incamminati verso la chiesa per venire ad ascoltare, a vedere, a pregare. Continuiamo. ora, il nostro cammino per arrivare ad incontrare Gesù che è veramente presente tra noi. Già abbiamo ascoltato la sua Parola che sto brevemente commentando. Potremo, fra poco, entrare in comunione con lui nell’eucaristia dove si offre a noi nel suo Corpo e nel suo Sangue.
È il momento di mettere davanti a lui ciò che ognuno custodisce nel suo cuore: desideri, speranze, pesantezze, ferite, sensi di colpa e vergogne per gli sbagli e il male fatto agli altri. Affidiamogli tutto perché è la Luce e la Grazia che viene da Dio e che è apparsa nella nostra vita.
Potremo vivere l’esperienza dei pastori: sentire che in noi si “moltiplica” la gioia, la serenità, la letizia. Questa gioia, sicuramente, traboccherà dal nostro cuore sulle persone vicine. Quanti figli l’aspettano dai loro genitori; quante mogli dai mariti e viceversa; quanti poveri da chi vive loro accanto. Con questo augurio sia sereno il Natale per tutti voi.
Cattedrale di Udine, Santo Natale 2018