Omelia in occasione dei funerali di don Oreste Zorzenon (29 aprile 2019)

29-04-2019

Cari Fratelli e Sorelle,

nella “sua” chiesa di Malisana don Oreste Zorzenon conclude il suo pellegrinaggio terreno durato 85 anni dei quali 60 donati a Cristo e alla Chiesa nel ministero sacerdotale al quale la volontà di Dio lo aveva chiamato e lui aveva generosamente abbracciato.

Questa è stata veramente la “sua” chiesa perché qui ha celebrato per ben 58 anni, prima come cooperatore parrocchiale e poi, dal 1969, come parroco. La chiesa, per don Oreste, è stata il cuore della comunità di Malisana che ha amato e per la quale si è speso senza calcoli né economici, né di energie. Molti, in questo momento, potrebbero offrire delle belle testimonianze che anche a me ha fatto bene ascoltare quando sono venuto a celebrare o a visitare don Oreste reso infermo da un decadimento fisico inarrestabile.

Questa è stata l’ultima prova che Dio gli ha chiesto dopo tanti anni di attività intensa, a volte febbrile. La misteriosa volontà di Dio gli ha domandato di sopportare, come Gesù, la croce della debolezza e dell’inabilità. È stato il vero venerdì santo di don Oreste vissuto in comunione con Gesù crocifisso. Ha voluto portare  questa croce rimanendo a Malisana, tra la sua gente che era la sua vera famiglia, esercitando il ministero sacerdotale come ha potuto e fin quando ha potuto. Voi, cari cristiani, avete compreso e condiviso il desiderio del vostro parroco e vi siete stretti attorno a lui, proprio come figli attorno ad un padre il quale, dopo aver dato tanto, ha bisogno, a sua volta,  di affetto e di sostegno.

Sento doveroso ringraziare le tante persone che hanno aiutato e accudito don Oreste negli anni della sua infermità e che anch’io ho avuto l’opportunità di conoscere: le brave signore che lo hanno assistito fisicamente e anche spiritualmente sostenendolo nella preghiera, i parenti, i confratelli sacerdoti e tanti altri cristiani che erano mossi da una profonda stima e riconoscenza verso il loro parroco.

Credo di poter dire che gli anni della debolezza e dell’infermità sono stati l’ultimo sacrificio sacerdotale che don Oreste ha offerto a Dio per la sua comunità. Tra le tante opere meritorie che egli ha compiuto a favore dei suoi fedeli questa è stata sicuramente una delle più preziose. Anche perché attorno a lui si è creata come una rete di fede, di preghiera e di amore che ha coinvolto tante persone e tutta la comunità. Cari fedeli di Malisana, uniti al vostro  pastore debole e malato, avete vissuto un vero sacrificio eucaristico gradito a Dio e che continuerà a portare grazie a tutti voi.

Con questa Santa Messa di suffragio vogliamo dare al caro e stimato don Oreste l’ultimo saluto cristiano. Unita al sacrificio di Gesù Cristo, presentiamo la vita di questo suo sacerdote a Dio Padre dicendo che egli merita di essere accolto dalla sua misericordia tra i beati di cui abbiamo sentito parlare nel libro dell’Apocalisse. I beati che piacciono a Dio sono coloro che “muoiono nel Signore e possono riposarsi dalle loro fatiche perché le loro  opere li seguono”.

Don Oreste è morto nel Signore ed era preparato ad accogliere la sua visita. Si era preparato nell’ultimo periodo della sua esistenza con la preghiera condivisa con chi lo assisteva e con i sacramenti che ha ricevuto con fede.

Si presenta, poi, all’incontro finale con il suo Signore non a mani vuote ma seguito da tante opere di bene che Malisana ben conosce: dalla cura della liturgia e della chiesa, alla formazione dei bambini e dei ragazzi, alla carità concreta e fedele assicurata a tante persone e famiglie in difficoltà che qui non mancavano, alla realizzazione di strutture comunitarie importanti portate a termine grazie alla sua ingegnosità e alla sua tenacia, e altro ancora

Nella nostra preghiera di suffragio possiamo ben presentare don Oreste a Gesù, Buon pastore, come uno dei suoi servi fedeli che ha provveduto, con animo paterno, a tutte le necessità della comunità cristiana che gli era stata affidata.

Per lui chiediamo la gioia di trovare un posto a lui riservato nel banchetto della Gerusalemme celeste nel quale Gesù risorto in persona passa a servire quelli che ha riconosciuto, dopo la loro morte, come suoi servi fedeli.