( 2 Cor 4,14-5,1; Gv 14,1-6)
Mons. Luciano Quarino ha concluso gli 85 anni di pellegrinaggio terreno che la Provvidenza del Padre gli aveva assegnato ed è giungo al posto che Gesù ha promesso di preparare per quanto credono in lui e per lui impegnano tutta la loro vita. Ci siamo riuniti nella celebrazione di questa S. Messa di esequie per ottenere dalla misericordia di Dio per d. Luciano la grazia finale di incontrare Gesù che lo prende con sé e lo porta a quello che sarà il suo posto di gioia eterna per sempre.
Preghiamo con fiducia e speranza perché il caro d. Luciano è giunto davanti al Signore purificato dalla debolezza e dalla sofferenza che ha segnato l’ultimo tratto della sua esistenza. La sofferenza ha accompagnato la sua vita fin dagli inizi quando ha perso la cara mamma e, poi, nei passaggi che gli ha chiesto l’obbedienza fino alla faticosa rinuncia al ministero di parroco della parrocchia della Beata Vergine del Carmine.
Le prove della vita hanno forgiato anche il suo carattere, piuttosto riservato e sensibile e per questo in difficoltà a volte nei momenti di tensione.
Chi, però, lo ha conosciuto più in profondità ‘ e sono molte queste persone ‘ ha potuto godere della cura per l’amicizia che d. Luciano aveva. Sapeva coltivare con fedeltà e per lungo tempo rapporti personali dei quali ha goduto i frutti perché non erano poche le persone che hanno continuato a visitarlo anche negli ultimi anni nei quali il fisico aveva ceduto rendendolo pesantemente inabile. E’ in questa condizione di debolezza che l’ho incontrato anch’io.
Una particolare attenzione riservava all’amicizia con i confratelli sacerdoti che con gioia incontrava ed invitava a condividere la mensa e qualche ora assieme.
La sua sensibilità, forgiata dalla sofferenza, lo rendeva capace di delicata attenzione verso le persone in difficoltà e che con disagio manifestavano i loro bisogni. Sapeva farsi loro vicino con rispetto e discrezione, aiutandole senza ferire la loro dignità.
Dotato di vivace intelligenza aveva sempre coltivato interessi culturali, giungendo a conseguire il dottorato in teologia negli anni di servizio come cappellano militare. Ma per la sua naturale riservatezza non faceva pesare il suo bagaglio culturale che teneva piuttosto per sé.
Negli anni giovanili fu per breve tempo vicario parrocchiale di Paderno e Porpetto e poi di Gemona, Dopo il periodo di cappellano militare fu stimato insegnante di religione nella scuola media. Giunse, poi, la nomina ad arciprete di Palmanova. A questa parrocchia dedicò le migliori energie promuovendo un’azione pastorale che sapeva guardare in avanti e in bella collaborazione con i giovani vicari parrocchiali che gli erano stati affidati.
Dopo 15 anni giunse la richiesta del Vescovo di lasciare Palmanova perché c’era bisogno di lui nella parrocchia cittadina della Beata Vergine del Carmine. Non gli costò poco quell’obbedienza ma ugualmente si rese disponibile, sostenuto dalla sua profonda vita spirituale e dall’impegno che si era assunto il giorno dell’ordinazione di obbedire alle necessità della Chiesa diocesana piuttosto che ai suoi interessi personali.
Per 18 anni guidò la parrocchia del Carmine portando anche a compimento importanti interventi strutturali come il restauro della casa canonica che aveva trovato in condizioni precarie. Questa canonica fu sempre aperta all’ospitalità di amici sacerdoti e laici.
Quando il peso della parrocchia divenne eccessivo accettò di rinunciare e fu nominato canonico residenziale della Cattedrale. Alla chiesa del Carmine, però, continuò a tornare sempre con grande gioia in collaborazione con il nuovo parroco che aveva avuto come vicario parrocchiale. Tornava per celebrare con fede la S. Messa e annunciare la Parola di Dio e per rivedere persone amiche.
Il peggioramento della condizione fisica lo costrinse negli ultimi anni all’infermità fino all’ospitalità finale nella fraternità sacerdotale dove, accompagnato dalla preghiera e dai sacramenti, ha concluso il suo pellegrinaggio terreno.
Abbiamo ascoltato le confortanti parole di S. Paolo: ‘Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne’.
D. Luciano è stato certamente purificato dal peso della tribolazione. Nella sua vita di credente e di sacerdote ha fissato sempre lo sguardo sulle cose invisibili, su Gesù cui era stato configurato con l’ordinazione presbiterale.
Ora, Dio Padre, che ha risuscitato suo Figlio Gesù dai morti, porti anche d. Luciano nella sua Gloria accanto a Gesù risorto e nella comunione dei santi.