(2 Cor4 4,14-5,1; Gv 6, 51-58)
Eccellenza, cari sacerdoti e fedeli,
la nostra fede e l’affetto per il nostro d. Giuseppe Meneghini ci ha riuniti in questa chiesa di S. Pietro di Ragogna che è stata per quasi cinquant’anni la sua chiesa nella quale ha accompagnato tanti cristiani dal battesimo al loro incontro finale con Dio, donando loro la Parola di Dio, la consolazione del suo perdono, la comunione con Cristo nell’eucaristia e negli altri sacramenti. Qui ha pregato per sé e i suoi fedeli e ha insegnato a pregare ai piccoli e agli adulti.
Era giusto e doveroso che in questa sua chiesa di S. Pietro d. Giuseppe concludesse il suo pellegrinaggio terreno con l’ultimo atto, la S. Messa di esequie. Attorno al suo corpo mortale, che abbiamo posto davanti all’altare e in mezzo a noi, noi preghiamo a favore di d. Giuseppe. La fede, la speranza cristiana e l’affetto che ci uniscono a lui ci spingono a chiedere al Signore Gesù per d. Giuseppe quell’ultimo grande dono che la Parola di Dio che abbiamo ascoltato promette.
Abbiamo sentito da S. Paolo: ‘Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne’. D. Giuseppe ha patito ‘il momentaneo peso della tribolazione’ specialmente negli ultimi anni di vita segnati da difficoltà crescenti di salute che creavano anche non piccole sofferenze interiori a lui e a quanto gli sono stati sempre vicino. La sua sensibilità, acuta e schiva, nella sofferenza lo portava quasi a chiudersi in sé rendendogli più faticosa la comunicazione con gli altri.
La conclusione della sua vita terrena, con fatiche e ricoveri, è stata tempo di non poca prova e purificazione. Ora è terminato per lui il tempo della tribolazione e noi siamo qui a pregare perchè incontri Gesù risorto che gli dona ‘una quantità smisurata ed eterna di gloria’ ; d. Giuseppe, spalancando gli occhi nell’eternità, possa contemplare le cose per noi invisibili: il volto glorioso del Signore, la Comunione dei santi con Maria e i tanti fedeli cristiani che lui ha aiutato con la grazia del suo sacerdozio.
Il sacerdozio è stata la grande grazia che d. Giuseppe ha ricevuto, fin da piccolo, da Dio e che egli ha assecondato con fedeltà e generosità consacrandovi 62 anni di vita.
Nel sacerdozio ha investito i talenti ricevuti da Dio e dalla sua famiglia come la vivace intelligenza, l’onestà d’animo, la sensibilità per capire le persone.
Nel sacerdozio ha coltivato la sua fede e l’amore per la Chiesa che ha servito in diverse comunità dell’Arcidiocesi di Udine.
Negli anni giovanili è stato vicario parrocchiale a Tricesimo, S. Giorgio di Nogaro e Verzegnis. Per sei anni, poi, è stato parroco di Cabia. E’ giunto, quindi, nel 1963 a S. Pietro di Ragogna. Questa è stata la parrocchia che d. Giuseppe ha amato e curato. con una fedeltà durata quasi 50 anni; una fedeltà che ha reso molto doloroso il distacco finale, purtroppo improrogabile per motivi di salute.
A S. Pietro ha promosso importanti opere di restauro della chiesa e della casa canonica, dopo le lesioni del terremoto. Ma, specialmente, si è speso come sacerdote e pastore coltivando la vita spirituale dei fedeli, visitando le famiglie e le persone malate e anziane, preoccupandosi dell’educazione cristiana dei più piccoli.
La sua dedizione alla comunità di S. Pietro è stata ricambiata dall’affetto buono e comprensivo dei parrocchiani che speravano di esprimere il loro sentimento di riconoscenza in occasione del 50° anniversario dell’arrivo di d. Giuseppe a S. Pietro.
Dio Padre ha provveduto diversamente e ha chiamato a sé d. Giuseppe verso la vita eterna che Gesù ha promesso specialmente a chi vive su questa terra la comunione con lui nell’eucaristia: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimi giorno’.
D. Giuseppe, non solo si è cibato quotidianamente del Corpo e sangue del Signore, ma lo ha reso presente nella celebrazione della S. Messa e lo ha offerto a tanti e tanti cristiani.
Da quella comunione sacramentale il Signore Gesù accolga ora nella comunione della vita eterna questo suo servo piccolo e fedele.