25-07-2015
Cari fedeli, care sorelle, parenti e amici di don Antonio Vale,
siamo riuniti attorno al suo corpo mortale per raccomandare, con la Santa Messa di esequie, questo buon sacerdote alla misericordia di Dio Padre. La Provvidenza gli ha assegnato un lungo pellegrinaggio terreno, durato quasi 91 anni; un pellegrinaggio consacrato a Dio e alla Chiesa da 66 anni di sacerdozio.
Nella lettera ai Romani, che abbiamo appena ascoltato, S. Paolo ci ha annunciato che con la venuta di Gesù e con la sua morte è risurrezione: dove regnò il peccato e la morte, sovrabbonda la grazia per la vita eterna. Don Antonio ha speso la vita per diffondere la grazia di Cristo nella vita di tante persone; lo ha fatto nel ministero sacerdotale che è stato lo scopo unico della sua esistenza e al quale si è dedicato con tanta fede e generosità.
Nei primi anni di sacerdozio è stato vicario parrocchiale a Tarvisio e a Buttrio dove ha profuso le sue energie giovanili per l’animazione e la formazione dei ragazzi e degli adolescenti. Accolse, poi, l’invito di passare in diocesi di Prato e dedicarsi al ministero di cappellano degli operai nell’organizzazione dell’Onarmo. Questo servizio di buon pastore costituì la parte più lunga e più significativa del suo sacerdozio. Si trovò a condividere dall’interno le grandi e travagliate trasformazioni del mondo del lavoro che non ci è difficile ricordare e immaginare se appena pensiamo che don Antonio iniziò il suo ministero di cappellano di fabbrica nel 1663 e lo continuò fino agli anni ’90. Grazie al suo cuore buono, al suo carattere sereno, all’intelligenza vivace e alla profonda spiritualità sacerdotale egli seppe incarnarsi dentro la realtà del mondo del lavoro intrecciando rapporti di fiducia con gli operai che lo cercavano per avere una parola di conforto e di speranza che nascesse dal Vangelo.
Pur non cercando in alcun modo di mettere in mostra se stesso, aveva una mente aperta e attenta alla realtà con le sue evoluzioni. Per questo ebbe significativi contatti anche con il vivace mondo fiorentino di quel tempo, con i Vescovi e con personaggi di grande qualità e spicco come il sindaco Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani.
Giunto il tempo, per raggiunti limiti di età, di concludere il suo ministero sacerdotale a Prato e nel mondo del lavoro, decise di tornare nella sua terra natale di Gemona dove lo attendevano le sorelle. Fece questo passaggio con la sua usuale serenità e semplicità mettendosi a disposizione della parrocchia e del parroco; testimoniando, in questo modo, la maturità spirituale che aveva raggiunto e il profondo spirito di servizio alla Chiesa che lo animava nel profondo del suo animo di pastore e di sacerdote.
Quando le forze vennero meno in modo pesante, chiese ospitalità alla comunità della Fraternità sacerdotale dove, ugualmente, si inserì con disponibilità, quasi con naturalezza. Ricordo anch’io, nelle mie diverse visite alla Fraternità di averlo sempre incontrato con il sorriso sulle labbra e con la serenità negli occhi.
Don Antonio è stato veramente un collaboratore della Grazia di Cristo. Come sacerdote, attraverso la Parola del Vangelo, i sacramenti e la carità di buon pastore, l’ha donata a tante persone. Alcune lo ricordano con riconoscenza su questa terra e tante altre lo stanno accogliendo con gioia e riconoscenza in cielo.
Cristo Signore, di cui d. Antonio è stato fedele servitore, lo purifichi con la sua misericordia anche dalle residue imperfezioni che ogni essere mortale porta con sé. E, così, egli possa presentarsi pieno di grazia davanti al Volto di Dio Padre. Come Gesù, don Antonio è stato un chicco di grano che ha accettato di incarnarsi nella vita degli uomini, anche nelle situazioni umanamente più deboli e difficili. Possiamo riconoscere che ha portato frutto, frutti di carità in mezzo ai fratelli. A Gesù, che si era sacrificato come il chicco di grano, il Padre dal cielo promette: «Ti ho glorificato e ancora ti glorificherò». Chiediamo tutti assieme e con fede per d. Antonio la grazia di sentire ora la stessa promessa di Dio: «Ti glorificherò. Entra nella gioia del tuo Signore in compagnia della Vergine Maria e di tutti i santi».
Udine, 24 luglio 2015