( Rom 6,3-9; Gv 6,51-58)
Il Signore Gesù ha chiamato a sé d. Achille Castenetto segnando la conclusione del suo pellegrinaggio terreno durato 81 anni di vita dei quali quasi 55 consacrati a Dio e alla Chiesa nel ministero sacerdotale.
Coloro che gli sono stati vicini nell’ultimo tratto del suo cammino mi hanno testimoniato come d. Achille abbia accolto la morte con grande fede, chiedendo di essere sostenuto dai sacramenti della riconciliazione, dell’eucaristia e dell’unzione degli infermi.
Questo ci è di grande consolazione perché questo nostro confratello è andato verso l’incontro finale con il Figlio dell’uomo purificato nel cuore e sostenuto da un sentimento di fiducia e abbandono al Signore che lo aveva voluto suo sacerdote.
Alla sua fede, che lo ha sostenuto fino all’ultimo passo, noi uniamo in questo momento la nostra e la trasformiamo in preghiera fraterna perché d. Achille giunga davanti al Dio dei vivi e dei morti in compagnia, in compagnia della nostra amorosa preghiera.
D. Achille aveva ricevuto il dono della fede in famiglia, una famiglia di solide radici cristiane e profondamente disponibile alla volontà di Dio fino a donargli ben tre figli, due sacerdoti salesiani già defunti e d. Achille; e ancora un pronipote, d. Aldo salesiano, che mi ha pregato di portare la sua partecipazione spirituale.
Ha nutrito la sua fede durante gli anni di seminario maturando una seria spiritualità sacerdotale con la quale ha animato il suo ministero sacerdotale che lo ha visto cappellano a Trivignano e a Remanzacco e poi parroco per 5 anni a Godia, per 14 anni a Pozzecco e, infine, per 23 anni a Fraelacco.
Questa spiritualità è stata colta e stimata da tanti cristiani che hanno ricevuto benefici dalla vicinanza e dal ministero di d. Achille e lo hanno amato al di là, anche, delle fatiche e difficoltà che ogni uomo porta con sé.
Per il suo animo molto ‘ a volte forse anche troppo ‘ sensibile d. Achille ha avuto da soffrire nella sua vita, magari ripiegandosi, in certi momenti, in sé stesso come ci succede quando soffriamo per ferite interiori. Ma la sua fede, il suo rapporto con il Signore Gesù e il suo sentirsi sacerdote non si sono mai offuscati; sono stati il filo conduttore della sua esistenza e del suo impegno tra la gente.
Gli ultimi anni di vita sono stati anche un tempo di purificazione che Dio, nella sua misteriosa provvidenza, gli ha chiesto. Ed all’ora decisiva è giunto preparato a rispondere con umile e disponibile fede, come ricordavo all’inizio.
Preghiamo perché d. Achille riceva il dono annunciato dalla prima lettura della Parola di Dio: ‘Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che vivremo anche con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più’.
Come dice S. Paolo, d. Achille è stato completamente unito a Cristo quando è stato battezzato in lui, partecipando anticipatamente alla sua morte e alla sua sepoltura.
Il battesimo, poi, si è completato nel sacramento dell’ordine sacro mediante il quale d. Achille è stato configurato a Gesù Pastore, Maestro e Sacerdote ricevendo il potere di renderlo presente nella propria persona e nella propria attività pastorale.
E unito a Cristo, come suo fedele sacerdote, si è presentato a Dio per il bilancio finale della sua esistenza cristiana e presbiterale. Questo è quello che conta al termine dei giorni che ci sono assegnati; va al di là dei limiti e delle fatiche umane che tutti portiamo con noi.
Per questo legame vitale con Gesù crocifisso e risorto, crediamo e speriamo che la morte e il male non abbiamo alcun potere su d. Achille come non lo ebbero su Gesù crocifisso ed egli sia introdotto in una vita nuova, la vita della comunione dei santi nel seno del Padre, nel Figlio e nella comunione dello Spirito Santo.
A lui, che ha mangiato quotidianamente la carne del Figlio dell’uomo e bevuto il suo sangue nella celebrazione eucaristica, siano rivolte le parole di Gesù: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno’.