Tutte le società umane hanno delle forme di riconoscimento pubblico per i membri più meritevoli e che possono essere di esempio a tutti, specialmente ai più giovani.
La Chiesa non dà molta importanza a dei riconoscimenti umani, ma i cristiani più meritevoli li proclama santi. Mette, cioè, davanti agli occhi di tutti il riconoscimento che essi stanno ricevendo non dagli uomini ma da Dio che li ha accolti nella sua gloria e nella comunione dei santi. In questo modo li mostra, anche, come gli esempi grandi e concreti che ogni altro cristiano può imitare.
Il libro dell’Apocalisse, che abbiamo appena ascoltato, presenta i santi come coloro che sono ammessi alla presenza di Gesù risorto ‘ l’Agnello immolato ‘ e davanti al trono di Dio perché portano sulla fronte il sigillo del loro Dio. Al tempo in cui S. Giovanni scrisse l’Apocalisse, gli schiavi venivano marchiati, spesso a fuoco, con il sigillo del padrone che li aveva comprati. I santi sono quei servi fedeli che portano in eterno il sigillo di Dio perché hanno vissuto nel mondo ma non sono stati mai proprietà del mondo ma di Dio. Chi ha vissuto loro vicino si è accorto che avevano nel loro animo il sigillo di Dio e non quello del mondo.
Domenica ero, con circa quattrocento nostre catechiste e catechisti, in ginocchio davanti alla tomba del beato Giovanni Paolo II nella basilica di S. Pietro. Eravamo tra tante altre persone di tutto il mondo che continuano ad andare a pregare su quella tomba perché sentono che quel Papa ora è davanti a Dio e può continuare a fare del bene a chi si affida a lui.
Giovanni Paolo II ha vissuto immerso dentro le vicende drammatiche della storia umana al punto da rischiare la vita, mettendo tutte le sue energie fino alla fine a difesa della giustizia, della pace, dei più poveri, animando la fede dei cristiani. Ha incontrato i potenti e gli umili, milioni di giovani e le persone sofferenti; è andato in tantissime nazioni qualunque fosse il regime politico che comandava. E’ stato incarnato ‘dentro il mondo’ eppure è stato chiaro a tutti che non è stato ‘del mondo’. Ovunque andava mostrava che lui era servo di un altro Signore come aveva dichiarato fin dalla sua prima omelia: ‘Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo; non abbiate paura di lui’.
Nel suo modo di essere e di parlare si vedeva che era stato marchiato dal sigillo del Dio vivente che aveva ricevuto nel battesimo, nella cresima e nell’ordinazione sacerdotale ed episcopale. Tutti, anche i non credenti, si erano accorti di questo al punto che durante i funerali sono apparse degli striscioni con scritto: ‘Santo subito’. In lui tutti avevano colto il sigillo del Dio vivente e di Gesù Cristo a cui aveva consacrato tutto se stesso.
Giovanni Paolo II è uno dei tanti santi di cui la Chiesa può gloriarsi. Nel tempo in cui hanno vissuto, essi hanno mostrato nella loro esistenza il sigillo di Gesù Signore per il quale vivevano dopo essere stati da lui riscattati non con somme di denaro, come gli antichi schiavi, ma a prezzo del suo sangue versato sulla croce.
Chi ha condiviso con loro anni di vita, ha visto nel loro parlare ed agire il marchio delle beatitudini che abbiamo ascoltato nel Vangelo e che distinguono i veri cristiani. Sono stati poveri in spirito, umili davanti a Dio e senza pretese di potere davanti agli uomini. Hanno sentito fame e sete per la giustizia. Sono stati misericordiosi, puri di cuore, portatori di pace. Hanno sofferto per vivere con coerenza secondo le beatitudini fino anche alla persecuzione e al martirio.
Questi sono i santi che oggi contempliamo partecipi della stessa gloria di Gesù risorto e di Maria, sua e nostra Madre.
Andremo anche in cimitero per rinnovare il ricordo dei nostri cari defunti. Passeremo accanto alle tombe di tanti santi che non sono stati canonizzati dalla Chiesa ma che anche nella città di Udine e negli altri paesi hanno vissuto portando impresso il sigillo del Dio vivente; il sigillo di una fede convinta e di un amore pieno per le persone loro vicine.
Richiamiamo alla memoria questi santi; quelli, in particolare, che abbiamo avuto personalmente la grazia di conoscere, godendo della loro santità quotidiana.
Non dimentichiamoli in questo nostro tempo in cui rischiamo tutti di avere la memoria troppo debole e di dimenticare troppo in fretta le persone con cui abbiamo fatto un tratto del cammino della vita. Con la festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a non dimenticare specialmente quei parenti e amici nei quali abbiamo visto splendere il sigillo del Dio vivente perché sono stati tra noi ma come servi del Vangelo di Gesù.
Il loro ricordo ci fa tanto bene perché ci mostra che si può spendere l’esistenza in modo grande e utile alle persone come servi di Dio. Anche noi siamo stati segnati nel battesimo e nella cresima e non c’è modo più realizzante di impegnare i giorni che quello di restare fedeli a quel sigillo fino alla morte per entrare, poi, in comunione con la folla innumerevole di ogni nazione, tribù, popolo e lingua che S. Giovanni ha contemplato in visione e scritto nel suo libro dell’Apocalisse.