Care sorelle e fratelli che partecipate a questa S. Messa nella festa di Tutti i Santi,
inizio l’omelia ricordando la grandiosa visione del libro dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Di domenica, giorno del Signore, S. Giovanni contempla una moltitudine di persone che nessuno poteva contare. Sono riuniti tutti assieme come una grande famiglia di fratelli che cantano e fanno festa pieni di gioia; e vengono da tutte le razze, le nazioni e le lingue del mondo.
Questa immensa famiglia è unita attorno al trono di Dio Padre, che li guarda e li conosce uno ad uno come suoi figli, e attorno all’Agnello, Gesù che ha dato la sua vita sulla croce per riunirli attorno a sé come suoi amati fratelli.
Tutti portano delle vesti bianche e splendenti che rivelano il loro cuore altrettanto puro e luminoso. Essi si sono lavati all’unico ‘detersivo’ che può purificare il cuore, la mente e il corpo di un uomo: l’amore che hanno ricevuto da Gesù che per loro ha versato anche il suo sangue sulla croce. Si sono purificati con questo amore fino a far scomparire su di loro ogni ombra di male e di peccato.
Cantano gloria a Dio Padre e a Gesù in un coro grandioso e agitando palme, segno di vittoria. Sono i popoli dei vittoriosi.
Questa visione di S. Giovanni non è un sogno irreale o un film di fantascienza. E’ la realtà che in questo momento è presente. Per grazia l’apostolo ha potuto vedere dove arrivano i cristiani che hanno oltrepassato la porta misteriosa della morte fisica. Non svaniscono consumati nel nulla e non svaniscono, assieme a loro, i sentimenti e gli affetti più belli che hanno vissuto, i generosi e sofferti gesti di amore che hanno donato, le gioie e le sofferenze e le piccole e grandi speranze che hanno intessuto i loro giorni. Le portano con sé nella terra promessa della vita eterna.
La morte fisica non è un buco nero senza senso e senza speranza ma è una porta misteriosa che introduce in una nuova terra e in una nuova umanità, in una grande famiglia di volti sorridenti perché purificati dall’amore.
Guardando con S. Giovanni i volti di coloro che formano questa famiglia immensa, vediamo accanto a Gesù prima di tutto il volto della Madre, Maria, così come Michelangelo l’ha raffigurata nell’immortale affresco del giudizio universale. Nessuno di noi può pensare che Maria sia stata annientata dalla morte, altrimenti i cristiani non avrebbero eretto in suo onore innumerevoli santuari nei quali andarla a pregare. Ella continua in eterno ad essere la Madre della grande famiglia dei figli di Dio che hanno oltrepassato la morte.
Con Maria riconosciamo anche i santi, specialmente quelli che ci sono più cari e ai quali ci affidiamo visitando a volte le chiese e gli altari a loro dedicati: S. Giuseppe, S. Pietro, S. Paolo, S. Francesco, Padre Pio, il beato Giovanni Paolo II, la Beata Teresa di Calcutta. Essi, durante la vita terrena, hanno lavato il loro cuore nell’amore di Cristo e hanno speso tutte le loro forze nel dono di sé, sostenuti dalla certa speranza che andavano verso la vera terra promessa, la terra dell’incontro faccia a faccia col volto di Dio Padre e di Gesù di cui si erano innamorati.
Non possiamo pensare che siano stati solo un lampo finito nel nulla della morte. Ci è molto più naturale, invece, pregarli e sentirli viventi, vicini a noi con un amore puro.
Nella moltitudine immensa e festante della visione dell’Apocalisse possiamo scorgere dei volti ancora a noi più cari e familiari: il volto della mamma e del papà, dei nonni, di tanti amici, di persone che ci hanno voluto bene. Oggi, festa di Tutti i Santi, è il momento per riportarli uno ad uno nella memoria del nostro cuore. Purtroppo, la fretta, che attanaglia tutti, fa dimenticare troppo in fretta le persone care quando varcano la soglia della morte e spariscono dai nostri sensi.
Qualcuno è arrivato a pensare che dimenticare in fretta i propri morti sia la terapia migliore contro il dolore del distacco. Non è una buona terapia perché ci rende tutti un po’ più aridi e meno umani. A quante persone avremmo voluto dire un grande grazie o esprimere un intenso sentimento di affetto e di amicizia o chiedere perdono e assicurare il nostro perdono, ma non abbiamo avuto tempo perché la morte ha troncato irrimediabilmente i nostri rapporti!
Non è troncato il nostro legame con loro perché essi sono entrati nella famiglia immensa dei figli di Dio che vivono con Gesù e Maria, uniti dall’amore più puro. Oggi noi li ricordiamo e loro ci vedono, seguono con passione il nostro cammino, sperano che anche noi laviamo nell’amore ogni nostra azione per arrivare un giorno tra loro.
Alcuni di loro aspettano da noi anche un ultimo gesto di amore: la nostra preghiera perché non sono ancora completamente purificati dall’amore. E’ una grande tradizione cristiana quella di far celebrare delle S. Messe per i propri cari defunti affidandoli così a Gesù e al suo amore misericordioso.
Care sorelle e fratelli, la festa di Tutti i Santi e la giornata di commemorazione dei defunti di domani ci invitano a ricordare nella preghiera i volti dei nostri cari, esprimendo i sentimenti più belli che ci legano a loro, chiedendo a Gesù che siano nella gioia e chiedendo a loro che ci stiano vicini.
Questo ricordo guarisce il nostro cuore da ogni durezza e aridità. La speranza cristiana nella vita eterna ci rende uomini autentici, purificati nell’amore e più umani gli uni con gli altri.