Cari fratelli e sorelle,
in questa santa Messa del primo giorno del 2023, dedicata a Maria Madre di Dio e giornata mondiale della pace, il nostro primo pensiero non può non essere rivolto a Benedetto XVI che ieri ha concluso il suo lungo pellegrinaggio terreno.
Tra i tanti meriti che possiamo riconoscere a questo grande Pontefice c’è anche quello di essere stato un uomo di pace. Ci lascia in eredità una luminosa testimonianza di quali siano i sentieri che creano la pace tra gli uomini e i popoli; sentieri che lui stesso ha cercato di percorrere in prima persona.
La prima via per costruire una pace stabile, che emerge nel magistero di Benedetto XVI, è quella del dialogo tra persone, tra culture e tra religioni. Si potrebbe dire che egli ha consacrato la sua vita e la sua ricca riflessione teologica a promuovere un costruttivo dialogo con tutti. Da giovanissimo teologo partecipò, come esperto, con il suo vescovo di Colonia al Concilio Vaticano II e comprese a fondo lo spirito di quel grande evento della Chiesa cattolica. Comprese che, dentro una società in radicale cambiamento, la Chiesa era chiamata a cercare nuove strade di dialogo con l’uomo contemporaneo per trasmettere di Vangelo di Cristo. Solo il dialogo sincero e rispettoso poteva portare ad un’intesa reciproca, alla comunione e, quindi, alla pace vera. A questo dialogo, a volte anche impegnativo, si è sempre dedicato il teologo Ratzinger, successivamente Vescovo e Papa. Se leggiamo i suoi scritti cogliamo il suo sforzo continuo di comprendere a fondo le ragioni dell’altro nella speranza che anche l’interlocutore, con uguale onestà, cercasse un confronto verso un’intesa comune. Tale intesa non poteva che fondarsi su una verità unica nella quale ambedue gli interlocutori si riconoscevano.
Ha ripetutamente denunciato come falso il dialogo che parte dal presupposto che non esiste una verità unica e, di conseguenza, ognuno ha il diritto di affermare (se non imporre) una sua verità soggettiva, magari contrapposta a quella del suo interlocutore. Egli ha definito questo modo di pensare come “dittatura del relativismo”. Apparentemente essa sembra tolleranza perché ognuno può dire e fare come meglio crede. Alla fine, però, porta al conflitto e non alla pace perché il più forte tende ad imporre la sua posizione e i suoi interessi facendo uso del suo potere politico o economico o dei mezzi di comunicazione o, ahimè, anche delle armi.
Contro questo relativismo che serpeggia nella nostra società contemporanea, Papa Benedetto XVI ha proposto la strada del vero dialogo che tende a trovare un’intesa sulla verità unica per tutti; dalla quale possono scaturire la comunione e la pace.
Per portare avanti un simile dialogo, senza cedere a paure o a compromessi, è necessario percorre un’altra via: la via di un’umiltà onesta e trasparente, senza camuffamenti. Su questo sentiero egli ha cercato di guidare tutta la Chiesa confessando, con espressioni anche molto forti, le miserie e le “sporcizie” che l’affliggevano e non la rendevano credibile nel dialogo con il mondo. Con coraggio e umiltà, sia da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che da Papa, ha cercato di invitare tutta la Chiesa ad una profonda purificazione prendendosi sulle spalle le conseguenze di peccati anche pesanti. Lo scopo che lo guidava era quello di rendere la Chiesa più credibile nell’offrire la verità del Vangelo agli uomini d’oggi e aprire con loro un dialogo che portasse a un intesa comune sul valore della persona, sul senso della vita, sull’autentico bene comune.
Da questi cenni brevi e incompleti, spero di aver fatto intuire quanto Benedetto XVI sia stato un uomo di pace e come ci indichi. Con il suo grande esempio e lucido magistero, le vie da percorre per arrivare alla vera pace tra le persone e i popoli. È un’eredità che vale non solo per la Chiesa, ma per tutta la società dove, a volte, certi poteri non cercano un onesto dialogo per la pace ma, piuttosto, camuffano i loro interessi dietro messaggi abilmente falsificati.
Mentre in questa Giornata mondiale per la pace invochiamo dalla Provvidenza di Dio questo dono fondamentale per la convivenza umana, cerchiamo di essere, a nostra volta, uomini di pace sul grande esempio che Papa Ratzinger ci ha lasciato.