Il Vangelo, che abbiamo appena ascoltato in questa S. Messa della festa del Corpo e Sangue del nostro Signore Gesù, ci ha portato dentro la sala del cenacolo dove Gesù riunisce i suoi discepoli per l’ultima cena. Da quella cena esce dopo aver cantato un inno corale e va verso il monte degli Ulivi per pregare, essere arrestato e subire la condanna al supplizio della crocifissione.
Che cosa avviene durante quell’ultima cena? Perché è stata tanto importante per Gesù che la inizierà – come ricorda l’evangelista Luca ‘ esclamando: ‘Ho desiderato ardentemente mangiare questa cena pasquale con voi prima di andarmene’? Perché è stata ed è importante per tutti coloro che credono in lui?
Gesù riunisce attorno alla mensa dodici uomini incapaci di stare assieme, di accettarsi, di perdonarsi reciprocamente, di creare comunità. Nei vangeli leggiamo che anche in quell’ultima sera discutevano su chi tra loro fosse il più importante. Il gruppo degli apostoli è anche la nostra realistica fotografia perché anche il nostro cuore è attraversato da istinti di giudizio dell’altro, di non sopportazione, di voglia di prevalere.
Il Signore, che conosce il cuore dell’uomo, era ben cosciente che quei suoi apostoli non sarebbero mai riusciti, con le loro forze, a creare una vera e stabile comunione tra loro.
Per questo lascia loro, prima di tutto, il comandamento che indica la strada per vivere bene assieme e per non rovinarsi a vicenda: ‘Amatevi come io vi ho amato’.
Ma non bastava il comandamento perché il cuore degli apostoli non aveva la forza per viverlo. Ecco, allora, che consegna loro anche la forza per vivere quel comandamento.
Prende il pane azzimo e, dopo aver benedetto Dio Padre, lo distribuisce a tutti dicendo: ‘Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo che offro a voi’. E ripetete lo stesso gesto facendoli bere tutti da un unico calice pieno di vino: ‘Prendete e bevete: questo è il mio sangue’. ‘Mangiando il mio Corpo e bevendo il mio Sangue sarete capaci di vivere l’alleanza con me e tra di voi’.
Gli apostoli mangiano e bevono e si trovano uniti tra loro in una vera e nuova comunione che non parte da loro ma dal loro Signore; che non è risultato dei loro sforzi ma viene da Dio, dal Corpo e Sangue del Figlio di Dio.
Gesù è realmente dentro ognuno di loro con il suo Corpo, con la sua Persona, con il suo Santo Spirito di amore. Si trovano in comunione l’uno con l’altro perché tutti hanno Gesù in loro; formano un vero unico corpo perché hanno mangiato lo stesso Corpo di Gesù che vive in loro con il suo Spirito.
Nell’ultima cena Gesù pone il fondamento della nuova comunità che si chiamerà Chiesa; il fondamento è il suo Corpo dato come cibo e il suo Sangue dato come bevanda.
Chi vuole creare comunione senza l’eucaristia, senza partecipare al Corpo del Signore presume gravemente delle sue forze.
Anche in questo nostro tempo bisognerebbe essere ciechi per non vedere quanto siamo deboli nel vivere tra noi la comunione, l’accoglienza reciproca, la ricerca di ciò che unisce piuttosto di ciò che divide.
La scorsa settimana abbiamo assistito al grande Congresso mondiale delle famiglie attorno al Santo Padre a Milano e ancora una volta è stato evidente a tutti quale straordinario dono sia la famiglia unita; dono prima di tutto per i figli e, dopo, per tutta la società.
Ma con quanta sofferenza dobbiamo anche constatare la debolezza dei legami affettivi e sessuali di coppia che lasciano, di conseguenza, nella precarietà i figli. Il mio non vuol essere un giudizio verso nessuno ma la condivisione di tante, troppe sofferenze che nascono dalla nostra debolezza nei nostri rapporti.
E se alziamo lo sguardo su tutta la società, vediamo quanta gente sta male per le reciproche divisioni e quanto stanno patendo i più poveri perché non riusciamo a creare solidarietà che tengono.
Vediamo i travagli di un’Europa che si è posta 60 anni fa la meta grande dell’unità tra i popoli e arranca per trovare la strada e paga chi meno può difendersi.
Gesù, il Figlio di Dio, nell’ultima cena vedeva i cuori degli uomini e la loro debolezza nel fare comunione. Per questo ha fatto il dono supremo per salvarci dalla divisione che significa solo sofferenza e morte. Ci ha detto: ‘Vi dono tutto me stesso. Mangiate il mio Corpo e sarò io in voi la forza per perdonare come io ho perdonato, per aiutare i più poveri come io ho fatto, per essere sempre fedeli alle promesse di amore reciproco come io sono fedele a voi’.
Care sorelle e fratelli, anche in Friuli e a Udine abbiamo troppo abbandonato la partecipazione alla S. Messa. Torniamo a trovare il tempo settimanale per partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia nelle nostre chiese! Lì incontriamo Gesù stesso che ci attende per vivere, come ci è possibile, la comunione con Lui.
Saremo più forti nella solidarietà e nella comunione tra noi e questa è la vera vita di cui tutti abbiamo bisogno.