Come abbiamo sentito narrare nel Vangelo di Luca, Maria e Giuseppe, seguendo la legge data da Mosè, portano il bambino Gesù nel tempio a Gerusalemme. Lo offrono a Dio e a lui lo consacrano. Da Dio lo avevano ricevuto in modo straordinario e a Dio lo restituiscono perché quel figlio non era proprietà loro ma capolavoro dell’amore creatore di Dio.
Poi, dalle braccia del santo vecchio Simeone, viene loro riconsegnato come a dei custodi a cui Dio affida un inestimabile tesoro perché lo proteggano con affetto e rispetto e lo educhino a vivere bene; cioè, secondo la volontà di Dio.
I due santi genitori, Maria e Giuseppe, sono il modello a cui tutti i genitori possono guardare per scoprire quale miracolo divino sia avere tra le braccia un figlio. Lo hanno generato alla vita in un atto di amore totale che ha fuso uomo e donna in un unico cuore, in un unico desiderio, in un unico corpo. Ma il frutto del loro atto di amore è stato un miracolo più grande di loro perché solo Dio può creare un nuovo figlio. I genitori hanno la grazia di entrare attivamente nella scintilla di amore onnipotente di Dio Padre che genera alla vita un piccolo di uomo.
A Maria e Giuseppe tutti i genitori ‘ cristiani e non cristiani ‘ possono guardare anche per comprendere la loro vocazione. Essere genitori non significa essere padroni ma custodi del figlio che è di Dio. Come tesoro di valore divino, il figlio aspetta dai genitori affetto gratuito, rispetto della sua inviolabile dignità; aspetta, specialmente, di essere educato bene; di essere, cioè, guidato a scoprire la bellezza e la grandezza della vita, a conoscere e amare Colui che lo ha voluto e creato.
Questa grande missione chiede ai genitori non solo un po’ di tempo e di energie ma tutta la vita; chiede di vivere, prima di tutto, per i figli e la loro educazione.
Espressa in questo modo, la missione dei genitori potrebbe sembrare una limitazione della loro libertà. Accogliere un figlio è, in qualche modo, perdere un po’ della propria libertà? Rinunciare ad altre possibilità della vita?
Troviamo la migliore risposta a questa domanda ancora guardando a Maria e Giuseppe. A loro era arrivato un figlio completamente inatteso; oggi si direbbe ‘non programmato’. Maria si è trovata incinta, per opera dello Spirito Santo, in modo imprevisto e imprevedibile. Ugualmente, Giuseppe si è trovato davanti la fidanzata che attendeva un bambino quando ancora non erano andati a vivere assieme.
La volontà di Dio ha condizionato la loro libertà? Non sono stati, in qualche modo, ‘costretti’ a rinunciare ai loro progetti per legare tutta la loro vita personale e di coppia a quel bambino che veniva da Dio?
Maria, all’angelo che le annuncia la decisione di Dio sulla sua vita, risponde pronta: ‘Eccomi! Sono pronta ad obbedire alla volontà di Dio e mettere a disposizione il mio cuore e il mio corpo al bambino che mi viene donato’. Ugualmente, Giuseppe accoglie Maria e il bimbo che si sta formando in lei e mette a disposizione loro e di Dio tutta la sua vita.
Maria e Giuseppe non sono due persone che hanno rinunciato a parte della loro libertà per far spazio al figlio, che veniva da Dio, ma vivono nel modo più grande la loro libertà.
Si fanno collaboratori di Dio stesso e del suo straordinario progetto di amore che si chiama Gesù. Si fanno collaboratori della vita che viene da Dio, del suo amore che gioisce a generare la vita.
Ecco la vera libertà: collaborare a favore della vita; accogliere e amare un bambino che arriva perché è un miracolo di bellezza divina.
Non posso, qui nascondere una profonda inquietudine verso certe correnti di pensiero che rivendicano la libertà di scegliere o rifiutare la vita. Si cerca di far passare leggi in cui l’aborto viene presentato come un diritto della donna e dell’uomo con il quale ha concepito un figlio. Non ci si limita a considerare l’aborto come una triste necessità che la legge può permettere per gravi motivi; soluzione che resta, comunque, inaccettabile. Ma si va oltre, catalogando l’aborto come un diritto che non ha bisogno di motivi per essere perpetrato. La donna ha diritto di accettare o meno la gravidanza senza portare giustificazioni; uguale diritto lo ha chi condivide con lei la decisione.
Con tutto il rispetto per tante situazione difficili, dobbiamo dire che questa libertà fa paura perché, a proprio piacimento, può negare la vita. Non è libertà vera quella che va contro la vita di un piccolo che aspetta di nascere.
La vera donna e mamma libera è Maria che accoglie con cuore pieno di amore incondizionato quel bambino inatteso, che Dio le dona e che cambia per sempre tutta la sua esistenza. E’ pronta, in piena libertà, a collaborare con l’amore di Dio per la vita del figlio che ha già il suo nome: Gesù. Niente di più grande, di più bello e di più libero poteva dare un senso alla sua vita.
Preghiamo, in questa Giornata per la vita, perché in tutte le mamme cresca il cuore accogliente di Maria e in tutti i papà il cuore di Giuseppe.
Le mamme e i papà, però, vanno sostenuti, specialmente quando si trovano in situazioni difficili. Tutti siamo chiamati a lottare per la vita dei figli che arrivano, come fanno tante benemerite associazioni anche sul nostro territorio.
Saremo una comunità di uomini liberi se assieme ‘ e con leggi giuste ‘ ci impegneremo a sostegno della vita dei nuovi bambini. Ci chiedono di essere accolti e ci insegnano che è libero solo chi dona amore ad ogni vita umana perché la considera tesoro di valore divino.