OMELIA NELLA MESSA DI AVVIO DELL’ANNO ACCADEMICO 2011/2012 DELL’UNIVERSITA’ DI UDINE

27-02-2012


La pagina del Vangelo che ci è stata letta in questa S. Messa di inizio dell’Anno Accademico della nostra Università ha un andamento solenne. Gesù annuncia che tornerà per radunare tutta l’umanità e concludere la sua storia in un giudizio finale.


Egli è venuto tra gli uomini come il buon pastore che raccoglie le pecore disperse e cerca, senza rassegnarsi, anche quella che si è smarrita. Per creare un unico gregge sotto un solo ha sacrificato la sua stessa vita. Ci sarà un giorno nel quale Egli, vincitore della morte, ritornerà ancora come buon pastore per riunire definitivamente il gregge passando in rassegna pecora per pecora e separando le buone dalle cattive.


Le pecore buone saranno gli uomini giusti che, quando hanno incontrato un loro simile affamato, assetato, sofferente, lo hanno aiutato. Le pecore cattive ‘ speriamo poche ‘ sono coloro che si sono mostrati distratti e indifferenti verso che aveva bisogno.


Nelle antiche chiese romaniche spesso questa pagina del Vangelo era rappresentata in grandiosi affreschi nella parete di fondo. Quando i fedeli uscivano, dopo aver partecipato alla S. Messa, avevano davanti agli occhi il giudizio finale che ricordava loro come si affronta la vita da uomini giusti e non da uomini malvagi per far parte, al termine dell’esistenza terrena, del gregge degli eletti.


Meditando su questo testo evangelico per prepararmi alla S. Messa di avvio dell’Anno Accademico, pensavo che un uomo può sentire diverse forme di fame e di sete. Ci sono i bisogni del corpo ma ci sono i bisogni della mente e del cuore; c’è una fame e una sete della mente e del cuore. Ci sono vari modi di essere ammalati. Si può esserlo nel corpo ma, come ci insegnano anche le scienze umane, si può essere feriti nella sensibilità, nella psiche, nella coscienza.


I tanti studenti che varcano la soglia dell’Università sono affamati e assetati, come può esserlo il cuore di un giovane che ha davanti la vita. Hanno fame di prospettive grandi per il loro futuro, hanno sete di accoglienza, di ascolto, di rispetto, hanno fame di conoscenza sui quei campi del sapere umano che hanno scelto per una predisposizione interiore e non solo per calcolo. A volte sono malati nel loro mondo interiore perché portano con sé ferite subite ed esperienze patite in negativo.


Entrano in Università con tutta la loro persona vivendo in questa grande comunità anni preziosi della loro vita.


Ho accettato di celebrare anche quest’anno la S. Messa all’inizio dell’Anno Accademico non come una cerimonia prevista ma come momento di preghiera e di intercessione a Dio su tutti coloro che compongono quella che ho chiamato la ‘comunità’ dell’Università.


Affido alla Grazia divina tutti gli studenti con la loro fame e sete; con le loro storie, le loro attese e speranze, i loro sforzi per arrivare alla meta di una valida preparazione per affrontare in modo qualificato la vita.


Prego lo Spirito di Dio perché essi trovino nei docenti e in tutte le altre persone che operano in Università degli uomini giusti come Gesù ci ha indicato nel suo grande discorso; uomini e donne che, all’interno delle specifiche competenze, sanno capire la fame, la sete, la sofferenza dei giovani che si affidano a loro; docenti che sanno accogliere con rispetto, ascoltare le speranze, correggere dove è necessario e accompagnare nella vita.


Questa è la strada maestra che Gesù ci indica e che porta a mettere al primo posto di ogni programma universitario la persona dello studente in tutte le sue dimensioni e le sue esigenze. Il primato della persona e delle sua dignità continui a qualificare la nostra Università che è nata tra un popolo dalle profonde radici cristiane.


Per i docenti e tutti gli altri operatori questa è una grande prospettiva. Dedicare anni e anni della propria vita a giovani studenti e alla loro formazione diventa l’occasione per diventare uomini giusti davanti al Signore perché hanno saputo accogliere e aiutare giovani sorelle e fratelli che avevano fame e sete di speranza e di una vita buona.