Eccellenze carissime, mons. Battisti e mons. Brollo, cari sacerdoti, diaconi, sorelle e fratelli consacrati e fedeli,
inizio l’omelia del S. Messa del Crisma invitando tutti a ripetere la dossologia che abbiamo appena ascoltato nel libro dell’Apocalisse: ‘A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen’.
Questo inno di lode ci aiuta a ricordare perché ognuno di noi ha deciso di venire questa mattina in cattedrale con gioia, come ad un appuntamento a cui non voleva mancare. E’ venuto perché sente di far parte di un popolo di salvati e di un regno di sacerdoti.
Gesù, l’Agnello immolato, ci ama personalmente e ha dato il suo sangue per liberarci dal peccato; in questo modo ha riunito un popolo di salvati, salvati uno per uno.
Così ha creato un regno di sacerdoti; sacerdoti perché non vivono più per se stessi ma sono consacrati a vivere dello stesso amore con cui Gesù ci ha amati e salvati.
Nella terra del Friuli, Gesù con il suo Santo Spirito, si è creato un suo popolo formato da coloro che ha salvati e resi sacerdoti. Siamo noi qui in cattedrale assieme a tante altre sorelle e fratelli che non sono fisicamente tra noi. Per noi e per loro rendiamo a Gesù Signore la lode, la gloria, la potenza e, con Lui, a Dio e Padre nostro.
Le parole dell’inno dell’Apocalisse elevano in alto i nostri pensieri e interessi. E’ quotidiano il rischio di essere come soffocati dalle piccole vicende di ogni giorno, sia quelle che occupano la nostra vita sia quelle, spesso modeste, che trovano risonanza nei mezzi di comunicazione sociale. La Parola di Dio ci dà come un colpo d’ala, spinge la nostra anima a respirare a pieni polmoni e a spalancare la mente su orizzonti più grandi. Non siamo persone che si trovano casualmente a vivere gomito a gomito condividendo piccole cose, abitudini e preoccupazioni. Certamente la vita è fatta di cose quotidiane, ma esse hanno un significato eterno perché siamo un popolo di salvati che ha come meta la Gerusalemme celeste e un popolo di sacerdoti che santificano con la carità ogni atto che compiono e che hanno nel cuore sempre la gloria e la lode al loro Signore che si è fatto innalzate sulla croce per attirarci tutti a sé.
Nella Chiesa, regno di sacerdoti, ce ne sono alcuni chiamati e consacrati al sacerdozio ministeriale. Essi, come insegna Paolo, rendono idonei i loro fratelli a vivere il sacerdozio comune a tutti i battezzati.
Parlo di noi, vescovi e presbiteri, che con i paramenti liturgici stiamo concelebrando questa S. Messa del Crisma. A noi l’Agnello immolato e risorto ha consegnato la sua Parola di salvezza, il suo Corpo e Sangue, la potenza del suo perdono; queste sono le vie attraverso le quali con il suo Santo Spirito dell’amore Egli libera i bambini, i giovani, le donne e gli uomini dai loro peccati e li consacra sacerdoti, ognuno secondo la sua vocazione.
Gesù ha amato prima di tutto noi, fin dal grembo di nostra madre, ci ha salvati, chiamati e consacrati. Per questo noi per primi, vescovi e presbiteri, ad una sola voce e con tanta gioia e riconoscenza facciamo nostro l’inno dell’Apocalisse: gloria, grazie, potenza a Gesù e a Dio nostro Padre.
E come non sentire che alle nostre voci se ne uniscono altre che pregano e cantano con noi proprio in questa S. Messa? Sono le voci dei confratelli che lo scorso anno erano qui tra di noi. La morte ci ha privati della loro presenza fisica ma non della loro presenza, della loro voce, del loro cuore che nel Signore risorto palpita con noi.
Ricordiamo nomi e volti per non cadere nella triste tentazione di coloro che non hanno speranza e dimenticano in fretta i loro cari defunti. Sono in questo momento in comunione di pura carità con noi: d. Dino Mantovani, d. Armando Pali, d. Giovanni Zearo, d. Luciano Felice, d. Giuseppe Iaculin, d. Ascanio Micheloni, d. Battista Sburlino, d. Luigi Mecchia, d. Enrico Battigelli, d. Emilio Dominici, d. Giacomo Filipuzzi, d. Giovanni Nicolich, p. Renzo Bon, d. Pietro Pittini e, l’ultimo, d. Gastone Candusso che ci ha lasciato pochi giorni fa con una forte testimonianza di sereno e disarmato affidamento di se stesso e del suo sacerdozio alla volontà del Padre.
Questi confratelli sono con noi nella comunione dei santi e nella comunione dell’unico presbiterio che la morte non spezza. Continuano ad esercitare il loro ministero sacerdotale nell’intercessione parlando ‘ come ha scritto d. Gastone nel suo testamento ‘ di noi e della nostra Chiesa diocesana a Gesù e al Padre.
Sostenuti da questi testimoni che ci accompagnano, ci uniamo tra di noi, vescovi e presbiteri e rinnoviamo tra poco le promesse del nostro sacerdozio per ripartire col cuore pieno di speranza e di carità pastorale.
Quest’anno credo di poter dire che mi sento non solo sacramentalmente ma anche umanamente e affettivamente più unito a voi perché vi ho incontrati tutti nella visita pastorale che ho fatto di forania in forania; iniziata dopo Pasqua e conclusa nella parrocchia della Cattedrale il 25 marzo, festa dell’Annunciazione del Signore.
E’ stato un pellegrinaggio ricco di incontri, esperienze, conoscenza, scoperte; un pellegrinaggio di cui lo Spirito Santo si è servito per seminare una speciale grazia di comunione nella nostra diocesi, tra vescovo, sacerdoti, diaconi, consacrate, laici impegnati, comunità cristiane piccole e grandi.
E’ giusto che, a nostra volta, ricambiamo questa grazia esprimendo, come ci invita l’Apocalisse, la nostra lode e gloria a Gesù risorto che con il suo Santo Spirito sta operando in mezzo a noi e me ne ha dato tante prove durante la visita pastorale.
Per questo, sentiti i vicari foranei e altri collaboratori, ho pensato di invitare tutti a partecipare ad una convocazione diocesana in cattedrale il pomeriggio delle festa di Pentecoste.
Nel giorno in cui ricordiamo la nascita della Chiesa, rinnoveremo anche noi la gioia di essere membri dell’unica Chiesa del Signore, Madre che continua a radunare tanti figli.
Ci riuniremo attorno alla Parola di Dio nell’anno che abbiamo dedicato al suo ascolto per darci reciproca testimonianza di quanto questa Parola sia entrata nella nostra vita. Sarà anche il momento per ricordare l’esperienza della mia prima visita pastorale, condividere la grazia che il Signore ci ha fatto, far tesoro dei segni e degli appelli che ci ha dato e continuare il cammino più uniti e sostenuti dalla speranza.
In attesa della convocazione diocesana, questa S. Messa del Crisma è il momento per ringraziare il Signore Gesù e tutti voi, cari sacerdoti, per la fraternità con cui mi avete accolto e per come avete preparato le comunità cristiane ad accogliere l’Arcivescovo che veniva.
Questa prima visita pastorale ha portato una particolare grazia di comunione nel nostro presbiterio tra vescovo e sacerdoti tra loro. Da parte mia mi impegnerò, in tutti i modi, a tener viva e approfondire questa comunione: rimanendo sempre disponibile ad incontri personali, tornando ad incontrarci nelle congreghe (spero annualmente), in altri incontri; ma, più ancora, ricordandovi ogni giorno nella S. Messa e nella mia preghiera.
Invito anche ognuno di voi ad aprirsi in ogni modo alla comunione con i vescovi e i confratelli; una comunione di carità fatta di stima, rispetto, sostegno, collaborazione generosa; allontanando sempre più le chiacchiere inutili, i cliché già fatti, l’isolamento.
La comunione tra noi ci rende capaci di essere ministri della comunione tra i fratelli e dentro le comunità. La comunione è la vita della Chiesa come mi scriveva in questi giorni una giovane mamma: ‘Se un prete non è legato alla sua Chiesa o alla Chiesa degli altri sacerdoti o alla Chiesa del suo vescovo, si crea una frattura per cui il prete sarà monco, la comunità fragile e la diocesi debole’.
Camminiamo nella comunione perché lo Spirito Santo ci sta donando grazie particolari. Su questa strada ci incoraggiano e sostengono d. Gastone e gli altri confratelli che intercedono per noi nella comunione dei santi.
Il passaggio del Santo Padre, il prossimo 7-8 maggio, potrà essere ancora un momento di comunione con tutta la Chiesa attorno al Successore di Pietro che viene e confermare la nostra fede. Aiutiamo i nostri fedeli a comprendere e vivere questo appuntamento con fede e coscienza di essere il popolo di Dio che ha nel Successore di Pietro il segno visibile dell’unità.
Cari confratelli vescovi e presbiteri, prepariamoci ora a rinnovare le promesse fatte al momento dell’ordinazione. Le rinnoviamo davanti ai nostri fedeli a cui chiederemo che preghino per noi. Lo Spirito Santo metta nel nostro cuore sincerità profonda e gioia grande perché grazie al nostro ministero il Signore Gesù continua ad avere nelle nostre terre un popolo di salvati e di sacerdoti.
+Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine