E’ occasione, pure, per invitare ad un momento di riflessione di carattere etico sull’utilizzo di tali mezzi, sulle loro straordinarie potenzialità e sui rischi ugualmente seri.
La nostra riflessione è guidata dal Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, che quest’anno porta il titolo: ‘Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale’.
Possiamo trovare un commento sul tema del messaggio nel discorso che lo stesso Santo Padre ha rivolto nell’ottobre scorso ai membri del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Egli pose l’accento sul rapporto tra mezzi di comunicazione sociale e verità. La riflessione del Papa non si limitò, però, al modo tradizionale di trattare del rapporto tra verità e sua comunicazione pubblica; al dovere, cioè, di ogni giornalista di scrivere con l’intenzione di comunicare e non travisare la verità dei fatti. Questa è la fiducia che spontaneamente ogni lettore spera di poter porre nel giornalista quando legge o ascolta un articolo e un servizio.
Oggi viviamo, però, in quella che è definita la ‘civiltà dell’immagine’ la quale sta ponendo in modo più radicale ‘ e a volte inquietante ‘ il problema del rapporto tra verità e quanto viene riferito e rappresentato nei mezzi di comunicazione di massa.
Diceva con lucidità il Papa nel suo discorso: ‘Oggi nella comunicazione ha un peso sempre maggiore il mondo dell’immagine con lo sviluppo di sempre nuove tecnologie; ma se da una parte tutto ciò comporta indubbi aspetti positivi, dall’altra l’immagine può anche diventare indipendente dal reale, può dare vita ad un mondo virtuale, con varie conseguenze, la prima delle quali è il rischio dell’indifferenza nei confronti del vero. Infatti, le nuove tecnologie, assieme ai progressi che portano, possono rendere interscambiabili il vero e il falso, possono indurre a confondere il reale con il virtuale. Inoltre, la ripresa di un evento, lieto o triste, può essere consumata come spettacolo e non come occasione di riflessione’.
Non solo nei mezzi di comunicazione sociale la verità di un fatto può essere in parte distorta. Ma, più globalmente, le persone possono essere attirate dentro un mondo di immagini, suoni, parole ed emozioni che è solo virtuale; ed esserne influenzate al punto tale da scambiarlo con quello che realmente esiste.
Inoltre, tale operazione è normalmente guidata non da interessi nobili e formativi ma dall’intento di vendere spettacolo che, proprio per essere ‘spectaculum’ (qualcosa di sensazionale) deve caricare i toni rispetto alla realtà fino a crearne una di alternativa.
Continua il Papa: ‘La ricerca delle vie per un’autentica promozione dell’uomo passa allora in secondo piano, perché l’evento viene presentato principalmente per suscitare emozioni. Questi aspetti suonano come campanello d’allarme: invitano a considerare il pericolo che il virtuale allontani dalla realtà e non stimoli alla ricerca del vero, della verità’.
Tale operazione di travisamento del virtuale con il reale non avverrebbe senza conseguenze negative, che non vanno assolutamente trascurate. Abbandonare il mondo ‘vero’ è abbandonare l’unica realtà esistente per trasferirsi in un universo immaginario che prima o poi va in frantumi creando disorientamento etico e mentale di chi vi è rimasto prigioniero.
Per questo motivo non è mai stato di così grande attualità il tema del rispetto della verità da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Rispettare la verità significa aiutare a confrontarsi con la realtà e imparare a vivere dentro di essa.
Pensiamo solo un momento a quanto sia decisivo educare i bambini, gli adolescenti e i giovani ad imparare a vivere in modo costruttivo dentro la realtà ‘vera’, così come essa si dà a noi. Non ad evadere in un sogno ‘virtuale’ che non può condurre ad una solida realizzazione di sé ma all’alienazione.
Aggiungo appena una delle grandi deformazioni della verità che il Papa segnala e di cui non vanno immuni nemmeno i mezzi di comunicazione: rappresentare la realtà ‘come se in essa Dio non esistesse’. Con una frase pesante, Benedetto XVI segnala che questa rappresentazione non vera della realtà sta portando ad un ‘umanesimo disumano’.
Anche a chi non ha fede egli lancia la proposta ‘ che per lui non è nuova ‘ di porre invece anche solo l’ipotesi che Dio esista e riconoscere che essa ha la forza di rifondare i grandi valori del nostro umanesimo.
Queste grandi prospettive possono illuminare anche noi qui presenti impegnati nel compito importante della comunicazione sociale nel nostro territorio friulano.