OMELIA NELLA CONVOCAZIONE ECCLESIALE DI PENTECOSTE

12-06-2011


Nel giorno della Pentecoste Gesù risorto, con la potenza del suo Santo Spirito, ha generato la Chiesa e le ha dato la forza di iniziare la sua grande missione: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’.


In questo giorno ci siamo riuniti in Cattedrale per ringraziare Dio Padre e Gesù, suo Figlio e nostro Signore, perché dopo duemila anni la Chiesa è sempre vitale grazie allo Spirito Santo. E’ viva e attiva in questa regione del Friuli e noi ne siamo la testimonianza. Non saremo venuti se ognuno di noi non si riconoscesse membro dell’unica Chiesa che viene da Aquileia; e se non sentisse la gioia di far parte di questa Chiesa.


Il ricordo del battesimo, con cui abbiamo iniziato la nostra convocazione, ha rinnovato in noi la coscienza che siamo uniti da una sola fede e da un solo battesimo, prima che da parentele, conoscenze e amicizie. Vogliamo avere un solo Dio e Padre e un solo Signore, morto per noi e risorto per donarci una speranza che nulla potrà toglierci.


Dopo aver ricordato il battesimo e aver invocato lo Spirito Santo, ci siamo messi in ascolto della Parola di Dio perché siamo un popolo a cui Dio parla perché noi gli rispondiamo con le parole e con la vita.


Durante l’anno pastorale 2010-11, che stiamo concludendo, ci siamo impegnati in modo particolare ad ascoltare la Parola del nostro Dio. Tante sono state, in diocesi, le occasioni e le iniziative di ascolto e meditazione della S. Scrittura, specialmente del vangelo di S. Matteo. Vogliamo continuare su questa strada in modo che il nostro Dio trovi in noi sempre un popolo disposto ad ascoltare la sua Parola.


Questa convocazione diocesana e le letture della S. Scrittura che sono state proclamate rinnovino in tutti noi il desiderio e la volontà continuare a trovare il tempo per leggere e meditare la Parola di Dio e per aiutare, nella misura del possibile, anche altri a vivere questa esperienza vitale.


I testi del Deuteronomio e del vangelo di Luca, appena ascoltati, ricordano perché la Chiesa non può che ripartire sempre dalla Parola di Dio. Fermiamoci per qualche minuto in meditazione che cerco di aiutare sottolineando qualche frase significativa.


 


1. ‘Ascolta’. Con questo comando di Dio inizia la lettura del Deuteronomio e questo è il primo comando che Dio ha dato al suo popolo. Il suo primo ordine non è stato: pregate, offrite sacrifici, impegnatevi a seguire le leggi. Il popolo eletto si distingueva dagli altri popoli perché aveva un Dio che faceva udire la sua voce e gli ordinava: ‘Ascolta’.


Gesù ha ripreso lo stesso comando alla conclusione del discorso della montagna: ‘Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica è come un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia’.


Viviamo nell’epoca della comunicazione e in pochi decenni si sono moltiplicate a dismisura le parole dette e scritte. Il fatto che il mondo della comunicazione si sviluppi sempre di più dimostra che l’uomo ha sete di parole, di messaggi, di dialogo. Ma come saziare questa sete? Quali parole ascoltare e mettere a fondamento dei nostri pensieri e delle nostre scelte? Quanto mai attuale è il comando di Dio e di Gesù, Parola eterna del Padre: ‘Ascoltate le mie parole’. Le parole della S. Scrittura, comprese alla luce della Tradizione e del Magistero della Chiesa, siano il riferimento su cui confrontiamo i nostri pensieri e la luce per le nostre scelte.


 


2. ‘Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente’. Dio, attraverso la sua Parola, ha donato al popolo eletto la sua Sapienza. L’ha donata in modo pieno con Gesù, Sapienza di Dio. Come ricorda S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi, Gesù ha portato tra gli uomini una ‘Sapienza nuova’, la ‘Sapienza della croce’ che gli uomini con le loro capacità non sono stati capaci di comprendere e mai lo saranno. La comprende solo chi ha nella mente e nel cuore lo Spirito Santo di Cristo.


La sapienza è una virtù che guida l’uomo a valutare la vita, i valori, le persone, il mondo. Non è virtù che si impara a scuola per cui uno può avere anche più lauree ed essere stolto nel capire la vita, il bene e il male. La grave crisi economica in cui ancora ci dibattiamo è nata anche da dottrine scientifiche di premi Nobel, molto abili nei calcoli, ma privi della sapienza.


Non sono solo i cristiani ad avere il dono della sapienza. Tanti uomini onesti e tante dottrine e religioni hanno intuito frammenti di sapienza per vivere bene in questo mondo.


A noi, però, è stato rivelato ‘ sempre come si esprime S. Paolo ‘ ‘il pensiero di Cristo’ che è la Sapienza di Dio. Per questo, se stiamo in ascolto della parola e del pensiero di Cristo, continuiamo ad essere un popolo ‘saggio e intelligente’ che vede e segue la via stretta della salvezza e non si disorienta lungo la via larga del fallimento dell’esistenza.


E siamo anche lampada, posta sul candelabro, che diffonde attorno a sé la luce della vera Sapienza di cui c’è bisogno grande oggi. Chi non si accorge che le persone sono nauseate di parole vaghe e inaffidabili e cercano una Parola sicura, una sapienza che non tradisce e non disorienta?


 


3. ‘Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli’. La Parola che il popolo di Dio ascolta è un dono anche per le future generazioni. I padri e i nonni non avranno compito più grande che trasmettere ai figli e ai nipoti la Parola ascoltata ai piedi del monte Sinai.


Questa sarà l’educazione che dovranno assicurare alle nuove generazioni: far conoscere e comprendere la Parola e la Sapienza  che la misericordia di Dio ha dato al popolo eletto.


In questi anni si parla con sempre maggior frequenza di ‘emergenza educativa’, espressione usata anche da Benedetto XVI. Di fronte ai bambini e ai giovani che crescono gli adulti si trovano come disorientati; non sanno più come educarli bene, come prepararli ad affrontare il mestiere affascinante e impegnativo del vivere nel mondo.


Anche i Vescovi italiani hanno esortato ad un particolare impegno nell’educazione per i prossimi dieci anni. Il documento che hanno preparato ha per titolo: ‘Educare alla vita buona del Vangelo’.  Esso riprende il comando di Dio sentito nel Deuteronomio: ‘Queste mie parole le insegnerai ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli’. Abbiamo una Parola, un Vangelo che indica la via per una ‘vita buona’. Questo stia al cuore di ogni nostra azione educativa, di ogni parola detta dai genitori ai figli, di ogni percorso catechistico, di ogni incontro formativo per adolescenti e giovani. I bambini sono straordinarie promesse di vita; chi non desidera per loro una ‘vita buona’? Siamo sicuri che, pur nel disorientamento attuale, esiste questa vita buona ed esiste la via per raggiungerla: si chiama ‘Vangelo’.


 


4. ‘Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava a con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?’. Dio comanda al suo Popolo: ‘Ascolta le mie Parole!’.


Ma come si ascoltano? Quando possiamo dire che sono veramente penetrate in noi in profondità ‘come una spada a doppio taglio che penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore’, come si esprime l’autore della lettera agli Ebrei?


I due discepoli di Emmaus, ascoltando Gesù che spiegava le Scritture sentivano ardere il cuore perché quelle parole li toccavano nel profondo, li entusiasmavano, illuminavano i loro pensieri e sentimenti di luce nuova. Un vero ascolto della Parola di Dio deve portare luce nei pensieri e far ardere il cuore dal desiderio di seguire Gesù e modellare la nostra vita sulla sua. Per questo è necessario che il cuore sia un terreno preparato ad accogliere il seme della Parola, come ho indicato anche nella lettera pastorale ‘Ascolta, figlio, le mie parole’. Il silenzio e raccoglimento interiore e la preghiera per ricevere lo Spirito Santo sono condizioni indispensabili per iniziare l’ascolto e la meditazione della S. Scrittura. Come accadde, poi, ai due discepoli di Emmaus, l’incontro con Gesù nella sua Parola porta all’incontro pieno con Lui nell’eucaristia. Parola sono le due mense che ci offrono Gesù, Pane di vita.


Il Signore Gesù faccia ardere il nostro cuore con la parola del suo Vangelo e con la comunione nell’eucaristia perché la nostra vita assomigli sempre più alla sua. Saremo allora missionari e testimoni della speranza e della vita buona che inizia in questa terra per arrivare alla pienezza nella vita eterna.


 


INTRODUZIONE ALLA CONSEGNA DELLA LETTERA PASTORALE: ‘SIAMO SUO POPOLO E GREGGE DEL SUO PASCOLO’.


 


La Parola di Dio, seminata nel cuore dei cristiani, quando trova terreno favorevole porta frutto. Porta i frutti dell’amore che possono avere tante forme e colori: i frutti della generosa dedizione alla propria vocazione, della preghiera per le persone, i del servizio, dell’aiuto ai poveri e sofferenti, di sostegno alle missioni, della fedeltà all’amore matrimoniale e familiare, della testimonianza nell’ambiente di lavoro.


Si vedono tra noi questi frutti? Si, vedono e ne ho visti tanti nella mia visita pastorale che ho fatto nei mesi scorsi passando di forania in forania.


Ho sentito che il Signore mi invitava a far conoscere a tutti i cristiani della diocesi i frutti che ho visto nelle comunità cristiane e in altri ambienti. Per questo ho scritto una lettera pastorale che ho intitolato: ‘Siamo suo popolo e gregge del suo pascolo’. E’ indirizzata a tutte le persone che mi hanno accolto con fede e affetto quando sono passato nella visita. A loro ho voluto dire un grazie sincero per l’accoglienza che hanno riservato al nuovo Pastore della diocesi e per tutto il bene che stanno facendo, ognuno per la sua parte.


Ma, specialmente, con la lettera pastorale invito tutti ad un ringraziamento comunitario a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, per intercessione della Vergine Maria. Concludo la lettera con una preghiera che ora diremo assieme come popolo di Dio e gregge del suo pascolo.