‘Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo’. Queste parole dell’apostolo Paolo, ascoltate nella seconda lettura, possono diventare, in questo momento, la nostra preghiera.
Con l’eucaristia che stiamo condividendo, ci rivolgiamo al Padre di Gesù e nostro per dirgli: ‘con una sola voce e un solo cuore ti ringraziamo e ti benediciamo perché tu ci hai benedetti con grazie particolari’.
La prima e straordinaria grazia per cui benediciamo Dio è Maria Immacolata ad onore della quale celebriamo
La seconda grazia è il ministero del Vescovo nella Chiesa per il quale ringraziamo, con particolare gioia e riconoscenza, il Padre in occasione del decimo anniversario della mia ordinazione episcopale.
Alla mia destra vedo Mons. Battisti e alla sinistra , spiritualmente perché assente per un lieve malessere, Mons. Brollo che condividono con me lo stesso ministero del Vescovo. Li ringrazio perché hanno accolto, con la delicatezza fraterna che sempre mi dimostrano, l’invito a partecipare alla nostra celebrazione.
Li ringrazio, però, per un motivo più profondo; con la loro presenza ci aiutano a capire il vero significato di questo momento di festa e di benedizione a Dio.
Non è la mia persona che merita espressioni di ringraziamento; ma è il dono di un Vescovo, fatto da Dio alla Chiesa dieci anni fa, che questa sera merita la preghiera di ringraziamento.
Non meritano apprezzamento, prima di tutto, le qualità mie personali (unite a tanti limiti) e ‘ mi permetto di dire ‘ quelle di Mons. Battisti e di Mons. Brollo, ma la consacrazione che, indegnamente, abbiamo ricevuto e che ci ha reso Vescovi, successori degli apostoli, presenza viva di Gesù Buon pastore nella sua Chiesa.
Condividiamo insieme questa consacrazione che non è come un incarico temporaneo ma un dono particolare dello Spirito Santo che ci ha reso per sempre presenza reale di Gesù Cristo Pastore, Maestro e Sacerdote della Chiesa. Un vescovo non va mai in pensione. Può concludersi, per motivi di età o di salute, la sua responsabilità di governo diretto di una Diocesi. Ma resta vescovo, presenza di Cristo che ama la sua Chiesa, segno della fedeltà al Vangelo predicato dagli apostoli, mediatore della grazia dei sacramenti che santifica gli uomini.
Per questi motivi il vescovo è importante; anzi, è un dono indispensabile per la vita della Chiesa. E questo dono, Mons, Battisti, Mons, Brollo e il sottoscritto lo condividiamo quasi a formare unico corpo. E, di fatti, partecipiamo della comunione sacramentale che unisce tra loro tutti i vescovi nell’unità con il vescovo di Roma, il Santo Padre.
Mi sembra bello in questa celebrazione ricordare l’unica chiamata e l’unica consacrazione che rende noi tre vescovi un unico dono di Cristo all’amata Chiesa di Udine. Mi auguro che riusciamo a testimoniare questa unità anche con la nostra vita, mostrando tra noi una profonda comunione di fede e di amore fraterno.
Per il dono dell’Episcopato, che è stato impresso in noi dallo Spirito Santo, questa sera diciamo con gioia: ‘Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo perché non fa mancare in mezzo a noi le sue benedizioni’.
Per me, invece, chiedo a tutti una preghiera che si aggiunga alle tante che vengono fatte per il vescovo.
Mi è fin troppo facile accorgermi di avere bisogno di preghiere ogni volta che tocco con mano la distanza umiliante che esiste tra le mie debolezze e la grandezza del ministero che Dio ha posto sulle mie spalle.
In particolare, da tempo mi sto rendendo conto che come vescovo ho bisogno di un supplemento di fede per credere fermamente nel Signore Gesù mentre si trova a condividere i disorientamenti e le difficoltà a credere di tanti fratelli.
Ho bisogno di un supplemento di speranza perché tocca a lui, come Pastore, stare in testa al gregge e riconoscere, tra le nebbie della storia umana, il sentiero certo che conduce alla vita.
Ho bisogno di un supplemento di carità per amare sempre e a qualunque prezzo
E ae fin de mê vite al servizi di Diu e dai fradis, o speri di vê la gracie di tornâ a dî cun Marie lis sôs peraulis: ‘Ve ca che o soi’ che al sucedi di me secont la tô Volontât’.
Par chestis intenzions o domandi a voaltris la buine gracie di preâ par me, di preâ par nô vescui. Gospod bodi z nami! Amen.