Care catechiste e catechisti,
la Provvidenza di Dio che ha donato la grazia di vivere questi giorni di pellegrinaggio. Sono una sosta spirituale che rafforza la nostra fede, arricchisce di conoscenze nuove e di bellezza la mente e il cuore, fa crescere la comunione tra noi e con tutta la nostra Chiesa diocesana che ha nel Vescovo il segno di unità.
Il pellegrinaggio è un viaggio verso un luogo dove Dio ha rivelato in modo straordinario la sua presenza attraverso Gesù, Maria, i santi. Pensiamo alla Terra santa, ai tanti santuari mariani, ai luoghi dove sono passati gli apostoli, ai posti in cui sono vissuti e morti dei santi.
Il pellegrinaggio a Roma ha un significato particolare che brevemente ricordo; e ha una grazia particolare che chiediamo per noi in questa S. Eucarestia.
Un turista può venire a Roma per tanti motivi; ma un cristiano vi giunge, prima di tutto, perché in questa Città Santa c’è la tomba di S. Pietro: il capo degli apostoli, colui al quale Gesù disse un giorno: ‘Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli (Lc 22,31-32)».
La tomba di S. Pietro è la sorgente da cui sgorga l’autentico Vangelo di Gesù su cui si fonda la nostra fede personale e di tutta la Chiesa. Ed è una sorgente che lungo i secoli non si è mai esaurita; anzi continua a far sgorgare quell’acqua viva che Gesù promise alla donna samaritana al pozzo di Giacobbe. Abbiamo questa certezza perché Pietro continua a predicare il Vangelo e a confermare nella fede i suoi fratelli grazie alla testimonianza e alla parola dei vescovi di Roma che si sono ininterrottamente succeduti a lui nella guida della Chiesa di Cristo. A noi è toccata la grazia di avere Benedetto XVI, dopo il beato Giovanni Paolo II e gli altri Papi che abbiamo conosciuto.
Essi sono come una sola persona con Pietro perché Gesù, quando ha pregato perché non venisse meno la fede del suo apostolo, ha raccolto nella sua potente preghiera tutti i successori di Pietro. Ha chiesto per loro un particolare effusione dello Spirito Santo che li guida a capire con verità la rivelazione che egli ha portato.
Il pellegrinaggio a Roma, allora, è segno del nostro amore e della comunione che vogliamo sempre mantenere con il Successore di Pietro. Non guardiamo al Santo Padre come al nostro capo ma come a colui che parla come parlò S. Pietro predicando il Vangelo a Roma e, per questo, ci fa sentire la viva Voce di Gesù e le verità che Lui ci ha portato dal Padre e che sono via al cielo.
Attraverso la voce di Pietro ‘ e dei suoi successori ‘ il Vangelo di Gesù si è diffuso in tutto il mondo. E’ bello e significativo che celebriamo questa S. Messa nella basilica di S. Marco. Come sappiamo, un’antica tradizione narra che Pietro inviò il discepolo Marco a predicare il Vangelo ad Aquileia. La fede della Chiesa di Aquileia, che noi abbiamo ricevuto, affonda le sue radici quasi direttamente nella predicazione di S. Pietro.
Un pellegrinaggio alla tomba di S. Pietro – che abbiamo anche fisicamente visitato nella basilica a lui dedicata ‘ è occasione per rinnovare la nostra fede nell’autentico Vangelo di Gesù che è custodito dalla fede e dalla predicazione dell’apostolo Pietro e dei suoi successori.
Questo è vero per ogni cristiano; lo è ancor di più per un catechista. Il catechista, infatti, partecipa alla missione di Pietro e dei suoi Successori, i Sommi Pontefici, e dei Vescovi, Successori degli apostoli: è la missione di annunciare e far conoscere Gesù e la Rivelazione che lui ha portato agli uomini.
E’ un grande servizio alla Chiesa perché essa continua a vivere solo se c’è chi trasmettere la fede in Gesù Cristo alle nuove generazioni. E’ un servizio grande ai piccoli perché condurli ad incontrare Gesù significa far scoprire loro la sorgente della vera felicità: ‘Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’ (Gv 15,11).
Questo pellegrinaggio alla tomba di Pietro e questa S. Messa nella basilica di S. Marco ci ricorda che una condizione fondamentale per essere buon catechista è quella di insegnare l’autentico Vangelo, quello che Pietro ha predicato e continua a predicare attraverso il magistero dei suoi Successori.
Nel nostro tempo molti parlano di Gesù e si richiamano ai valori del Vangelo. Purtroppo, a volte, parlano di un ‘altro’ Gesù, diverso fa quello che Pietro ha conosciuto e predicato. Parlano del Vangelo ma selezionano le verità di fede, tacendo ‘ se non negando ‘ quelle che non interessano o non li convincono.
In questa situazione, un catechista deve onestamente chiedersi: insegno l’autentico Vangelo di Gesù e in tutto ciò che Lui ha rivelato? La risposta sta nella comunione con Pietro e con quanto l’attuale Successore di Pietro e il Magistero della Chiesa insegna. Recentemente è stato raccolto nella grande opera del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Concludendo la mia omelia, invito tutti noi a chiedere la speciale grazia dello Spirito Santo, di rimanere sempre in comunione con Pietro e i suoi Successori. In questo modo faremo scoprire ai piccoli e ai ragazzi, che si affidano a noi, il Vangelo di Gesù in tutta la sua pienezza.
S. Paolo, con una bellissima immagine, dice ai Tessalonicesi: ‘quando vi ho predicato il Vangelo mi sono sentito come una mamma che trasmette ai figli la sua stessa vita’.
Lo Spirito Santo doni a me, Vescovo, ai sacerdoti e a tutti voi, catechiste e catechisti, la grazia e la gioia di trasmettere il Vangelo con le parole e con la vita perché Gesù è diventato il centro e la speranza della nostra vita.
Così saremo veri educatori cristiani, come anche il tema pastorale diocesano ci invita a diventare. Tanti ragazzi e giovani ci ringrazieranno perché hanno incontrato, grazie a noi, Gesù, unica speranza per il cuore di ogni piccolo che appare alla vita.