OMELIA NEL GIORNO DI NATALE 2009
Care sorelle e fratelli, abbiamo ascoltato dal vangelo d. S. Giovanni l’annuncio del Natale: ‘E il Verbo, il Figlio di Dio, si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’.
Volendo tradurre letteralmente il verbo greco, che l’evangelista usa, possiamo dire: ‘il Figlio di Dio pose la sua tenda in mezzo a noi’.
Giovanni immagina la vita degli uomini sulla terra come un grande accampamento di tende. La tenda, a differenza della casa, da un senso di residenza provvisoria. E di fatto, di tanto in tanto, anche vicino a noi, una tenda viene improvvisamente smontata e sparisce con colui che vi viveva dentro.
Viviamo tutti in un accampamento in cui ogni tenda, anche la nostra, è provvisoria perché siamo tutti deboli e il tempo ci consuma.
Il S. Natale ci annuncia che a Betlemme è apparsa una tenta nuova in mezzo all’accampamento degli uomini: il Figlio di Dio ha piantato una tenda come la nostra ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Dio si è fatto vicino per non abbandonarci. E’ diventato l’Emanuele, che significa’Dio con noi’. Dio Padre ha visto che gli uomini non erano più capaci di cercarlo e il male e la morte passavano in mezzo a loro rovinando la loro vita fino alla distruzione.
Ha avuto compassione delle sue creature e ha mandato suo Figlio a piantare una tenda umana in mezzo alle nostre, a prendere da una madre umana un corpo come il nostro.
E’ nato Gesù, il Dio con noi. Si è fatto vicino di casa perché gli uomini potessero andare ad incontrarlo come si fa con uno che viene ad abitare vicino a noi.
Ha cominciato subito a ricevere visite. I primi sono stati dei poveri, dei pastori che l’angelo ha privilegiato per portare il suo annuncio: ‘Vi annuncio una grande gioia; vi è nato il Salvatore’. Poi sono arrivati da Gesù anche uomini che venivano da lontano ma che cercavano Dio sperando di poter trovarlo sulla terra, i magi.
Tutti coloro che andarono a far visita a Gesù tornarono col cuore trasformato da una gioia traboccante e parlavano a tutti del bambino che avevano incontrato e lodavano e ringraziavano Dio.
Care sorelle e fratelli,
Con amarezza dobbiamo confessare a noi stessi che tante volte ci comportiamo come si fa spesso nei condomini dove, per anni, si è vicini di casa e non ci si conosce, non ci si invita una volta, si resta estranei.
Anche nella nostra società friulana, dalle gloriose tradizioni cristiane, troppe volte siamo diventati indifferenti al fatto che abbiamo Dio vicino di casa; che Gesù, il Figlio di Dio, ha piantato la sua tenda in mezzo alle nostre perché potessimo andare a fargli visita.
Passiamo vicino alle tante e belle chiese che riempiono la nostra città e non troviamo un momento per entrare: entrare a far visita a Gesù che ci attende, veramente presente nel suo Corpo nell’eucaristia custodita nel tabernacolo.
Questa indifferenza verso il Signore, che si è fatto uomo per esserci vicino, ci rende più soli nella vita e la solitudine pesa sempre più in questo tempo.
La voce dell’angelo, risuonata nella notte di Natale, rompa la nostra indifferenza. Già abbiamo fatto un bel passo che assomiglia a quello dei pastori: siamo venuti in chiesa per
Ora facciamo vista a Gesù e inginocchiamo non solo il corpo ma la nostra mente e il nostro cuore davanti a lui. Possiamo farlo con un gesto semplice sostando davanti al presepio. Possiamo farlo in modo molto più vero e personale, pregandolo e incontrandolo nella S. Comunione quando egli ci dirà: ‘Prendete e mangiate. Questo è il mio corpo che dono a voi perché voi viviate con me e di me’.
Questo sarà Natale vero che ci farà uscire di chiesa come i pastori, con una nuova gioia e serenità nel cuore e sul volto. E doneremo a tanti questa serenità con l’augurio che tradizionalmente ci scambiamo in questo giorno santo.
Questo è l’augurio che di cuore rivolgo a tutti come vostro Vescovo e pastore in questo primo Natale che vivo in mezzo a voi.