Cari fratelli e sorelle,
Emanuele Paravano si presenta davanti al Vescovo e a noi, che rappresentiamo la Chiesa diocesana, per chiedere di essere ordinato diacono. E’ giunto qui dopo un cammino lungo e imprevedibile nel quale possiamo riconoscere i segni della Provvidenza di Dio Padre i cui pensieri, come dice il profeta Isaia, non sono i nostri pensieri.
Dopo aver studiato e lavorato, Emanuele ha riconosciuto che Qualcuno faceva crescere nel suo cuore il desiderio di consacrarsi completamente a Dio. Era una chiamata divina a cui egli ha voluto rispondere avvicinandosi, grazie anche a provvidenziali coincidenze, alla Compagnia di Gesù nella quale ha vissuto cinque anni di formazione e di studio, compreso il postulato e il noviziato. La volontà di Dio, però, aveva un altro progetto che si è progressivamente rivelato ad Emanuele dentro un accurato percorso di discernimento. Si trattava della chiamata a servire Cristo e la sua Chiesa con una consacrazione totale della sua persona ma non nella forma della vita religiosa, bensì in quella di presbitero diocesano. Ha, così, presentato al Vescovo domanda di essere ammesso al nostro seminario per un ultimo percorso di formazione che lo conducesse ad essere ordinato sacerdote della sua diocesi di origine. L’ordinazione diaconale che stiamo vivendo è il primo passo di consacrazione nel sacramento dell’ordine sacro che si completerà con quella presbiterale.
Come dicevo sopra, quello vissuto da Emanuele è stato un percorso di vita abbastanza imprevedibile nel quale hanno avuto il primo posto non i suoi progetti ma quelli di Dio Padre.
Per quanto lo conosco, posso testimoniare che suo “merito” è stato quello di essere docile ai segni della volontà di Dio e a coloro che Dio stesso gli ha messo accanto come guide per un serio discernimento.
In questo momento, credo che Emanuele senta nel suo cuore un vivo sentimento di riconoscenza per come Dio si sia preso cura della sua persona e la stia valorizzando in pienezza. Noi ci uniamo con gioia a lui con una preghiera comunitaria di lode e di ringraziamento.
Ora, attraverso i riti liturgici a cui parteciperemo, Emanuele sarà consacrato diacono per sempre. Sarà, cioè, configurato a Cristo il quale si renderà realmente presente tra gli uomini attraverso la sua persona, la sua parola e le sue azioni.
“Diacono” significa “servo” ed Emanuele assume la missione di incarnare la presenza di Gesù che “non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la sua vita per la salvezza di ogni uomo”.
Questa unione sacramentale con Gesù “servo” è la sua nuova carta di identità impressa nel suo animo attraverso l’opera dello Spirito Santo che lo segnerà con il sigillo invisibile del carattere.
Questa identità sacramentale chiede di essere continuamente resa viva e rinnovata grazie ad un fedele impegno di vita spirituale. Altrimenti, pur non potendo più essere cancellata, essa rischierebbe di sbiadirsi portando ai fratelli una controtestimonianza di Cristo invece che il suo cuore e il suo volto misericordioso verso tutti.
Ma so per certo che Emanuele nutre in sé una profonda convinzione sull’importanza di curare la propria vita sacramentale e spirituale; convinzione che è diventata negli anni un’esperienza portata avanti con fedeltà.
Gli lascio come vademecum spirituale le forti indicazioni che Paolo scrive al discepolo Timoteo: “Tu, uomo di Dio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni”.
Caro Emanuele, oggi davanti a noi testimoni tu fai “la tua bella professione di fede” perché dichiari che sei pronto a consegnare tutta la tua vita a Gesù per essere sua immagine rivivendo il suo essere servo di tutti. Tieni viva questa professione di fede che ha come meta la vita eterna alla quale col battesimo sei stato chiamato. In questo modo sarai “uomo di Dio” in questo tempo e servo come Cristo dentro la nostra Chiesa.