Cari Fratelli e Sorelle,
abbiamo ascoltato anche quest’anno, per la festa dell’Epifania, il racconto della visita dei Magi a Gesù, nato da pochi giorni a Betlemme. E’ la storia di un lungo pellegrinaggio che alcuni uomini – tre secondo la tradizione, in riferimento ai doni che offrirono al Signore – intrapresero dal lontano oriente alla ricerca di “Colui che è nato, il re dei Giudei”. Anzi, il testo evangelico ci parla di due pellegrinaggi che si danno appuntamento nella casa dove è nato Gesù.
Il primo pellegrinaggio è stato compiuto dal Figlio di Dio che è partito da Dio Padre per venire incontro agli uomini e a Betlemme, dove è nato prendendo una carne come la nostra, attende con Maria, sua madre, l’arrivo del secondo pellegrinaggio: quello dei Magi. Essi sono partiti da terre lontane e non hanno esitato ad affrontare un pericoloso viaggio attraverso paesi sconosciuti pur di trovare dove era nato Colui che Dio stesso aveva mandato e che una misteriosa stella aveva loro indicato.
A Betlemme avviene il più grande incontro che degli uomini possano sperare: incontrare realmente Dio ad un certo momento della loro vita. Dopo una coraggiosa ricerca, i Magi ricevono la grazia di giungere là dove sono attesi da Gesù, il Figlio di Dio, che per loro si è fatto uomo.
Il Vangelo apre uno spiraglio sul loro cuore e ci dice che, giunti all’appuntamento con il bambino e sua Madre, essi “provarono una gioia grandissima”. I loro desideri più profondi erano appagati perché, per l’animo umano, non c’è gioia più grande di quella generata dall’incontro reale con Dio che ti attende. La scoprì, ad esempio, Sant’Agostino nel giorno in cui anche lui incontrò Gesù, dopo averlo a lungo cercato. E scrive una celebre esclamazione: “Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto” (Le Confessioni, 1,1.5).
I Magi e Agostino, però, ci ricordano che è necessario vivere la nostra esistenza come un pellegrinaggio verso Gesù che non abbiamo mai finito di cercare e di trovare. E qui è onesto porci una domanda molto schietta e molto personale: ho il desiderio di seguire l’esempio dei Magi e di cercare l’incontro con Gesù che mi attende? O preferisco l’atteggiamento di altri personaggi dei quali ci parla sempre il vangelo dell’Epifania?
Ci parla degli abitanti di Gerusalemme che stavano a due passi da Betlemme ma non avevano alcun interesse per quel bambino. C ’erano, poi, i capi religiosi che, da esperti della Bibbia, sapevano anche il nome del paese in cui l’Inviato da Dio sarebbe nato, Ma per loro era una notizia che li lasciava indifferenti. Il figlio di Maria a loro non interessava; era un bambino come gli altri. Continuavano la loro vita come se il Figlio di Dio non ci fosse a poche centinaia di metri dalle loro case.
L’indifferenza religiosa è il male spirituale che si è diffuso anche nelle nostre città e paesi, come a Gerusalemme. E’ come un torpore che addormenta l’anima e soffoca il desiderio di cercare Dio. Si vive come se Egli non ci fosse dentro le nostre giornate abitate da tante altre presenze che vanno e vengono.
Ma Gesù, il Figlio di Dio, c’è ed è proprio vicino a noi. Dal momento in cui è nato a Betlemme da Maria non ha più abbandonato la storia umana. E’ tra noi in questo momento nella celebrazione eucaristica che stiamo condividendo. Ci viene realmente incontro donandosi con il suo Corpo e il suo Sangue. Aspetta che facciamo il nostro pellegrinaggio verso di lui; non solo quello fisico muovendoci dal banco ma quello della fede, come fecero i Magi. Gesù è presente in mezzo agli avvenimenti della nostra vita. Ieri sera parlavo con una sposa che sta uscendo da una grave crisi matrimoniale. Confessava di essere contenta di aver superato i momenti difficili ed essere ancora con suo marito. Le facevo notare come la grazia del matrimonio avesse sostenuto le loro deboli forze e come Gesù fosse rimasto realmente in mezzo a loro e dentro la loro famiglia nella quale ci sono tre figli.
La festa dell’Epifania ci ricorda che Gesù è veramente entrato nella vita degli uomini e ci attende sempre. Lo incontra chi, come i Magi, lo cerca con tutta la sua mente e il suo cuore; altrimenti egli sembra assente, come accadde per gli abitanti di Gerusalemme.
Preghiamo perché anche il tremendo scossone di questa pandemia risvegli le coscienze dal sonno dell’indifferenza religiosa e rinasca il desiderio di pregare con Sant’Agostino: “Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti”.