Omelia in occasione delle esequie di don Luciano Liusso (8 agosto 2020)

08-08-2020

Cari Fratelli e Sorelle, 

in questi mesi abbiamo trepidato vicino a don Luciano sperando che la grave malattia che lo aveva colpito fosse contrastata dalle cure mediche e che lui potesse tornare al suo ministero di sacerdote. Suo grande desiderio, che mi ha più volte confidato, era quello di celebrare ancora la Santa Messa con i fedeli. Questa, però, non era la volontà di Dio per lui. Come abbiamo ascoltato nel Vangelo, nel mezzo della notte il Signore è passato e ha preso con sé il suo servo fedele che ha trovato certamente pronto ad accoglierlo.

Ora siamo qui riuniti con un profondo dolore nel cuore perché don Luciano si è fatto benvolere e stimare da tutti e la barriera insuperabile della morte ci ha fisicamente separato da lui. Il nostro, però, è un dolore sereno perché don Luciano stesso ci invita alla speranza. La nostra speranza cristiana ce lo fa sentire ancora vicino a noi; qui nella sua chiesa in cui ha celebrato e pregato per diciannove anni. È vicino a noi non solo perché ci lascia un ricordo vivo e bello della sua persona ma perché, superata la morte, lui è passato a vivere con il suo Signore Gesù; e con lo stesso Signore Gesù siamo in comunione anche noi in questa Santa Messa di esequie. Nessun male, neppure la morte, rompe il legame di amore che, dopo il battesimo, ci unisce a Gesù risorto e tra di noi. È viva e reale, in questo momento, la nostra comunione con don Luciano e la sua con noi; tutti uniti in Gesù.

E credo che sia contento se lo faccio parlare a noi leggendo un breve testamento spirituale che ha scritto alcuni anni fa al temine dei giorni di esercizi spirituali nel santuario mariano di Loreto. Ascoltiamo il suo cuore:

«Magnificat anima mea Dominum. Non finirò mai di ringraziare Dio per quanto mi ha dato, nonostante la mia povertà. Tante volte nella mia vita ho visto la sua pazienza misericordiosa. 

Credidimus caritati, Sono stato affascinato e ho creduto all’Amore di Dio. È stato il motto che fin da ragazzo ha balenato come luce nella mia mente. Chiedo perdono per non essere stato diffusore di questa “caritas”. 

Porto nel cuore con immensa gratitudine i fedeli di San Nicolò al T. O., di Socchieve, della Cattedrale, di Pasian di Prato, con loro ho camminato nella fede del Signore Gesù ed è tanto quello che mi hanno dato. 

Porto nel cuore mia sorella, mia cognata, mio cognato e tutti i carissimi nipoti; a loro auguro di rinnovare ogni giorno l’adesione alla radice Santa della fede per costruire famiglie sane fondate sull’amore di Dio. Ringrazio il Vescovo Alfredo che mi è stato padre .

Alla comunità di San Giacomo il mio ricordo nel Signore perché cresca nella fedeltà al Signore Gesù, cresca nella concordia, faccia germogliare nel cuore dei ragazzi e dei giovani l’entusiasmante forza dell’amore di Dio.

Grazie Lucia per quanto hai fatto per me». (19.2.2004 Loreto).

Quando scriveva queste intense espressioni era ancora viva la sua amata Lucia. Ora l’ha incontrata di nuovo e per sempre in quella profonda comunione di fede e di affetto che li ha uniti su questa terra. Ha ritrovato anche il suo amato Vescovo, mons. Alfredo Battisti, di cui è stato figlio appassionato e fedele fino alla morte.

Ho pensato giusto comunicarvi, cari confratelli e fedeli, i sentimenti e le ultime parole che don Luciano ha desiderato rivolgerci dal profondo del suo cuore e della sua fede.

Noi gli rispondiamo con la nostra preghiera con la quale vogliamo affidarlo alle braccia misericordiose di Dio Padre, per intercessione della Vergine Maria. Vi invito, però, a pregare non con parole nostre ma con quelle che ci ha suggerito la stessa Parola di Dio che abbiamo ascoltato. 

Il libro della Sapienza ci ha assicurato che «le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le toccherà. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto». 

Sono convinto che ognuno di noi qui presente sarebbe pronto a testimoniare che don Luciano è stato un uomo “giusto” davanti a Dio e in mezzo a noi. È stato un sacerdote esemplare, di fede genuina, che ha amato la sua Chiesa e le comunità cristiana lui affidate con cuore di buon pastore, pronto all’obbedienza filiale verso i suoi Vescovi, capace di amore delicato e fraterno verso i confratelli nel sacerdozio, fedele e rispettoso verso le persone cercando per loro il bene del corpo e dell’anima.

Negli ultimi mesi il Signore ha voluto provarlo anche con il crogiuolo di una pesante malattia che lo ha costretto ad uno stato di pesante debolezza. E’ stata l’ultima purificazione che don Luciano, pur nella sofferenza fisica e morale, ha accettato con serena disponibilità alla volontà di Dio.

È stato «saggiato come oro nel crogiuolo». Ora Gesù risorto, a cui don Luciano si era totalmente consacrato, lo «gradisca come un olocausto» e lo faccia sedere al suo banchetto della festa eterna vicino a Maria, ai Santi e tanti cari fratelli e amici che lo hanno preceduto nella vita eterna.

Sarà un nostro sicuro intercessore per la sua Chiesa di Udine, i sacerdoti, il seminario e le comunità che ha servito.

Pasian di Prato, 8 agosto 2020