Omelia in occasione delle esequie di don Antonio Villa (16 settembre 2022)

16-09-2022

Cari fratelli e sorelle,

don Antonio Villa ci ha riuniti in tanti: confratelli sacerdoti, parenti, amici, insegnanti ed allievi ed ex-allievi della scuola “Mons. Camillo Di Gaspero”, famiglie, fedeli delle parrocchie dell’Alta Val Torre e tanti altri.

La sua morte ci ha toccato il cuore facendoci sentire con particolare intensità i sentimenti di affetto, amicizia, stima che ci univano a lui. Tutti sentiamo il desiderio di conservare dentro di noi e tra di noi il suo ricordo perché ci lascia in eredità un esempio di fede sincera e di umanità autentica che ci illumina e ci dà forza nel nostro pellegrinaggio terreno nel quale siamo incamminati verso la meta dove don Antonio adesso è entrato.

Sentiamo verso di lui un debito di riconoscenza che in questo momento siamo chiamati ad assolvere offrendo per la sua anima la preghiera di suffragio con la Santa Messa di esequie. È il dono ultimo e più grande che don Antonio certamente aspetta da noi. Aspetta che con la preghiera personale e comunitaria, unita all’intercessione di Maria, lo accompagniamo davanti alla misericordia di Dio. In base alla frequentazione che abbiamo avuto con don Antonio, ognuno di noi può trovare i suoi buoni motivi per supplicare il Padre che lo accolga nel suo abbraccio eterno, come figlio e sacerdote. Alcuni di questi motivi li ascolteremo, al termine della celebrazione, nei messaggi e nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto meglio di me.

Da parte mia, per quanto posso aver intuito dell’animo profondo di don Antonio, sento di poter presentarlo a Dio Padre e a Gesù con le parole del libro della sapienza che abbiamo appena ascoltato: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà”.

Possiamo dire a Dio che don Antonio ha vissuto da uomo giusto, nel senso che ha indovinato la giusta direzione da dare all’avventura della vita e non l’ha fallita. Per questo crediamo che, come un saggio pellegrino, adesso sia giunto alla meta giusta del suo lungo cammino durato 90 anni di cui 67 spesi nel sacerdozio e si senta rivolgere da Gesù le consolanti ed eterne parole: “Vieni, benedetto, dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo”.

Don Antonio ha vissuto da uomo giusto davanti a Dio perché aveva imbevuto il suo cuore e tutta la sua persona dell’autentica sapienza del Vangelo. Questo non significa che fosse perfetto; la sua personalità forte, ricca di intelligenza e di sensibilità umana, a volte portava con sé anche originalità e difficoltà nel capirsi con lui.

Però, si avvertiva in lui il sapore della sapienza del Vangelo che lo aveva un po’ alla volta impregnato nei pensieri, nei sentimenti e nella sua umanità. In questo gli era stato da maestro il suo grande amico don Giussani di cui è stato uno dei discepoli più vicini. Frequentando don Giussani da vicino aveva colto e interiorizzato il cuore più autentico del suo carisma che ha generato il grande Movimento di Comunione e Liberazione.

L’incontro personale con Cristo, come l’evento reale e decisivo che dà senso e segna tutta l’esistenza, era certamente il segreto più profondo che don Antonio custodiva nel suo animo come lo è stato per don Giussani. Da questo rapporto con Gesù, che lo ha conquistato, si è irradiata una sapienza che ha illuminato la sua intelligenza vivace e capace di lucida visione critica sulla realtà; che ha forgiato il suo cuore rendendolo capace di accoglienza, sensibilità e solidarietà verso le persone che incrociava nella vita.

Don Antonio ha sentito l’esigenza di trasmettere la sapienza evangelica, che aveva scoperto, anche agli altri. L’ha trasmessa come pastore nelle comunità cristiane dell’Alta Val Torre alle quali è stato fedele fino all’estremo delle forze. Era una sapienza preziosa che sentiva di dover trasmettere in particolare, come don Giussani, alle nuove generazioni generando in lui una forte passione educativa che egli ha incarnato, in particolare, in quel piccolo “miracolo” che è stata ed è tuttora la scuola “Mons. Camillo De Gaspero”; un esempio vissuto di come potrebbe essere una scuola che non trasmette solo nozioni o abilità professionali ma forma i ragazzi al “mestiere del vivere”. Ci impegneremo il più possibile perché questa creatura di don Antonio continui anche dopo di lui.

Con sapienza evangelica, alimentata dal suo rapporto con Cristo, ha affrontato anche gli ultimi anni del suo pellegrinaggio terreno, segnati da crescente debolezza. Nei colloqui recenti che ho avuto con lui, ho sentito un cristiano e un sacerdote che andava incontro alla morte con lucida serenità, consegnandosi al suo Signore come aveva fatto per tutta la sua vita.

Da questi brevi e incompleti cenni, credo che possiamo affidare nella preghiera alla Misericordia di Dio don Antonio come un uomo giusto che il Padre può accogliere tra le sue braccia.

Di là don Antonio imparerà anche un nuovo “mestiere”, quello di intercedere per noi, per il Movimento in cui ha maturato la sua spiritualità, per la sua scuola in cui si è speso, per le comunità che ha servito e per tutte le persone che ha amato. Riposa in pace.