Omelia in occasione della Santa Messa di Natale celebrata per l’Università

16-12-2015
Rileggo le parole che il profeta Isaia indirizzò al popolo ebraico che era stato sconfitto e di-sperso in mezzo alle nazioni vincitrici: «Stillate, cieli dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli la giustizia».
Il profeta invoca che si crei come un ponte luminoso, un arcobaleno tra cielo e terra. I cieli si aprano e facciano piovere sugli uomini la giustizia. Contemporaneamente, la terra, come una madre feconda germogli, a sua volta, la giustizia. Possiamo dire, che Isaia sogna un’umanità avvolta da un arco luminoso di giustizia.
Siamo a pochi giorni dalla festa del Natale nella quale ricordiamo la nascita di un bambino che ha aperto i cieli perché è il Figlio di Dio ed ha portato tra gli uomini la giustizia vera, la giustizia di Dio che ha anche un altro nome: si chiama misericordia.
Il brano del Vangelo ci ha raccontato che Giovanni Battista, mentre era in carcere, manda due discepoli a conoscere meglio Gesù. Lo trovano circondato da ciechi, zoppi, lebbrosi, sordi, poveri. E vedono che non li caccia infastidito, ma li accoglie, li consola, li guarisce e parla loro di speranza. È venuto a portare la giustizia tra gli uomini mettendo al primo posto nel suo cuore i più deboli perché non fossero abbandonati come scarti della società; questa era ingiustizia.
A coloro che volevano seguirlo diede il comandamento di vivere la sua stessa giustizia che si chiama compassione e misericordia: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avere soccorso, ero in carcere non vi siete dimenticati di me».
Questo è l’arcobaleno di speranza che Gesù ha portato tra di noi e che unisce cielo e terra e gli uomini tra loro e che ha i coloro luminosi della misericordia, della compassione, dell’attenzione ai più deboli, del rispetto di ogni persona perché fratello e sorella di Gesù, in qualunque condizione si trovi.
Purtroppo gli uomini lo hanno spezzato fin dai tempi antichi e constatiamo che continuano a spezzarlo, a volte con tanta e assurda violenza. Cedono al fascino diabolico dell’ingiustizia, del sentirsi potenti sulle spalle degli altri, dell’abbandonare ai margini della società chi non ha forze, come uno scarto inutile, per usare un’espressione cara a Papa Francesco.
Egli ha voluto che il 2016 sia un Anno Santo della Misericordia e lo abbiamo iniziato anche noi nella nostra cattedrale domenica pomeriggio aprendo la Porta della Misericordia con la partecipazione di migliaia di persone. Il Papa spera che, anche con questo Anno giubilare, si rafforzi nella nostra tormentata società il ponte della misericordia e, così, germogli, la vera giustizia che trova spazio per tutti e non scarta nessuno, specialmente chi non ha le forze per difendersi.
Il mio augurio, in questa S. Messa che ci avvicina al Natale, è che anche ognuno di noi contri-buisca a consolidare il ponte della misericordia là dove vive, cominciando dalle persone che ha vicino.
Si consolidi anche nella nostra importante Università dove i giovani arrivano, certamente, per studiare e conseguire lauree e abilitazioni. Non portano, però, solo la loro intelligenza ma anche le speranze, le paure, i sentimenti, la sensibilità, le ferite del cuore.
Vi lavorano i docenti e gli altri responsabili che offrono la loro preparazione e professionalità, ma anche la loro umanità, la passione per i giovani e la loro formazione, l’attenzione e la pazienza per chi è in difficoltà.
Quanto può essere bello che si crei un’alleanza nella quale ci si accoglie con rispetto e delica-tezza come persone, pur nella serietà di una preparazione che miri a livelli di alta qualità. Una cosa non esclude l’altra; anzi, una consolida l’altra perché dove quando fiducia, rispetto, ascolto un giovane dà il meglio di sé.
Questa è vera giustizia; la giustizia che Gesù ha portato dal cielo e noi, seguendo il suo esem-pio e insegnamento possiamo fa germogliare dalla terra.
 
Udine, 16 dicembre 2015