Cari Fratelli e Sorelle,
abbiamo ascoltato, dal Vangelo di San Giovanni, il racconto di un miracolo di Gesù che suscitò meraviglia e discussione a Gerusalemme: la guarigione di un uomo che era nato cieco e che ben era noto perché stava ogni giorno seduto a chiedere l’elemosina dove passavano i pellegrini che andavano al tempio.
Si tratta di una pagina evangelica ricca di tanti significati. Mi limito ad attirare la nostra attenzione sul fatto che l’evangelista ci parla di due miracoli. Il primo è la guarigione degli occhi del corpo del cieco ed è quello che fece scalpore tra la gente e tra i farisei. Il secondo, che passò inosservato, è la guarigione degli occhi del suo cuore.
Giovanni narra che passando, Gesù vede l’uomo cieco e sente compassione. Non si fa neppure riconoscere da lui; non aspetta nemmeno di essere pregato. Impasta del fango con la polvere e la sua saliva, lo spalma sugli occhi del cieco e glieli ricrea. Mentre l’uomo va a lavarsi alla vicina piscina di Siloe, Gesù scompare senza fargli sapere chi gli aveva fatto un tale miracolo.
Il cieco guarito viene portato dalla gente davanti ai farisei, capi religiosi, che gli riservano uno strano trattamento. Alla fine di un interrogatorio gli chiedono: «Cosa dici di quest’uomo che ti ha aperto gli occhi». Lui risponde con semplicità: «Deve essere un profeta, un uomo di Dio perché solo Dio può avergli dato il potere di aprirmi gli occhi». La reazione dei farisei è assurdamente violenta. Cacciano l’uomo accusandolo di essere pieno di peccati perché aveva detto che Gesù veniva da Dio.
Quell’uomo si ritrova triste e abbandonato da tutti. Allora Gesù lo cerca per la seconda volta e intreccia con lui un grande dialogo. Gli chiede: «Tu credi nel Figlio dell’uomo; in colui che ti ha guarito?». Il cieco guarito non conosce ancora Gesù e risponde: «Chi è perché possa credere in lui?». Allora Gesù si rivela: «È davanti a te. Ti ho guarito perché tu mi veda e mi conosca». L’uomo si getta in ginocchio ed esclama: «Credo, Signore!». È avvenuto il secondo miracolo: Gesù gli ha guarito gli occhi del cuore.
Il primo miracolo era servito perché avvenisse il secondo. Riavere la luce negli occhi del corpo era servito a quell’uomo per vedere il volto di colui che lo aveva guarito. Ma lo sguardo e la parola di Gesù gli penetrarono nel cuore dove si accese un’altra luce: la luce della fede. In colui che aveva avuto compassione di lui il cieco guarito scoprì il suo Signore al quale esclamare: «Da adesso in poi io credo in te. Ti sarai il mio Signore». E fece la sua confessione di fede con la voce e con il corpo gettandosi in ginocchio. Per tutta la vita ormai avrebbe seguito solo Gesù, il suo Signore. Aveva trovato una nuova luce con cui guardare se stesso, gli altri e il mondo. Era la luce della parola di Gesù. Era diventato suo discepolo.
Cari Fratelli e Sorelle,
per noi è certamente molto importante la salute del corpo come lo era per quel cieco che non aveva mai visto la luce del sole. Gesù stesso provò compassione per la sua grave menomazione e lo guarì. Giustamente stiamo invocando Maria e San Giuseppe perché, con la loro intercessione, ci liberino da questa epidemia. Preghiamo sempre anche per tutti coloro che si stanno spendendo, anche con rischi personali, per soccorrere i malati.
Gesù, però, dopo aver guarito il corpo del cieco, gli guarì il cuore e gli fece capire che quello era il suo miracolo più grande e più difficile.
Il cuore ha i suoi occhi e possono essere sani o malati. Quando gli occhi del cuore di quell’uomo furono guariti vide subito la cosa più importante: vide il suo Signore che aveva un volto di uomo e si chiamava Gesù. E con gioia profonda si gettò in ginocchio consegnandogli tutto se stesso. Poi si guardò intorno e vide le persone e le cose con gli occhi di Gesù.
In questi giorni mi sono stati ricordati esempi di santi che si sono spesi, a volte a prezzo della vita, in mezzo alle epidemie di peste e di colera. Cosa li spingeva ad una carità tanto eroica? Avevano gli occhi del cuore guariti da Gesù e così riuscivano a vedere lui stesso presente nei poveri appestati: «Ero malato e mi avete visitato». Come il cieco guarito si inginocchiavano ogni giorno davanti a Gesù presente nell’eucaristia e poi andavano a soccorrerlo nei poveri e malati.
In questo tempo di prova e di sofferenza preghiamo per essere preservati nella salute del corpo e per essere guariti nel nostro cuore. Ritroviamo la gioia di inginocchiarci davanti a Gesù e per poi riconoscerlo nei fratelli; specialmente nei più poveri e malati.
Udine, 22 marzo 2020