Care sorelle e fratelli,
nella solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo ordineremo tra poco diacono il giovane Alberto Zanier che già è stato presentato dal rettore e che davanti a tutti ha dichiarato: ‘Eccomi!’.
E’ una grazia particolare per Alberto ricevere l’ordinazione diaconale sotto l’intercessione dei santi Pietro e Paolo che invocheremo anche nelle litanie dei santi. In essi egli ha anche il più alto esempio di cosa significhi diventare ministri di Cristo e della Chiesa mediante il sacramento dell’ordine sacro.
Ricevendo, infatti, questo sacramento nel suo primo grado Alberto consacra per sempre tutta la sua persona e la sua giovane vita a Gesù, alla Chiesa e alla sua missione.
Segno interiore di questa consacrazione è il carattere che il sacramento imprime in lui e che indicherà per l’eternità la sua appartenenza all’unico Signore Gesù e alla missione della Chiesa.
Segno esteriore di consacrazione sarà la promessa di celibato che Alberto farà al Vescovo prima di essere ordinato. Vivere da diacono ‘ un domani da sacerdote ‘ celibe significherà orientare tutti i propri affetti a Gesù e sacrificare la propria persona nell’amore alla Chiesa e ai fratelli senza preferenze per una donna o per propri figli, ma caso mai per i più poveri da servire.
Nei santi apostoli Pietro e Paolo, Alberto trova oggi l’esempio da seguire per essere un diacono autentico, un vero ministro della Chiesa.
Paolo, vecchio e in carcere, scrive al discepolo Timoteo il suo testamento: ‘Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero e così fui liberato dalla bocca del leone’.
Da quando Gesù risorto si era impadronito della vita di Paolo e lo aveva consacrato apostolo, lui era vissuto con un unico impegno e un’unica passione: portare a compimento l’annuncio del Vangelo perché potessero sentirlo tutti e avere la grazia di conoscere Gesù e ricevere da lui speranza e salvezza.
Nessuna paura lo aveva fermato anche quando era finito in mezzo a persecuzioni come nella bocca di un leone. Aveva messo la sua vita in mano al Signore confidando solo in lui e continuando ad annunciare il Vangelo.
A Cesarea di Filippo Pietro, a nome degli altri apostoli, risponde con entusiasmo alla domanda di Gesù: ‘Ma voi, chi dite che io sia?’. Fa la sua professione di fede; dichiara, cioè, che ha incontrato Colui che gli ha conquistato il cuore e la vita: ‘Il Cristo, il Figlio del Dio vivente’. Pietro ha rinunciato ad essere padrone di se stesso e di avere progetti propri per il suo futuro perché è ormai di Cristo e a lui ha consegnato se stesso.
E Gesù gli indica cosa vuole da lui: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa’. Pietro non avrà altro amore che la Chiesa di Cristo e la fede dei suoi fratelli da sostenere mentre Gesù avrebbe continuato a sostenere lui e la sua fede.
Alberto, fin da piccolo, ha imparato a rispondere alla domanda di Gesù: ‘Tu chi dici che io sia? Chi sono per te?’.
Ha imparato la risposta in famiglia, dall’insegnamento e dall’esempio di bravi sacerdoti che lo hanno guidato e, negli anni più recenti, nella formazione in seminario. Ha imparato a fare, come Pietro, la sua professione di fede: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del io vivente? Tu Gesù, sei il centro e il Signore della mia vita’.
Con l’ordinazione diaconale, Gesù gli risponde: ‘Consegna a me definitivamente la tua vita perché ne ho bisogno per la mia Chiesa, per la mia Chiesa che ho in Udine. Ho bisogno di chi annunci il Vangelo, di chi offra ai fratelli la mia grazia mediante i sacramenti, che porti la mia compassione ai più poveri’.
Affidiamo, con la nostra preghiera, Alberto all’intercessione degli apostoli Pietro e Paolo perché, come invocherò nella preghiera consacratoria, con l’ordinazione sacra diaconale ‘lo Spirito Santo lo fortifichi con i sette doni della sua grazia’ e ‘sia immagine di Gesù che venne non per essere servito ma per servire’.
Preghiamo, anche, per tutta la Chiesa di Cristo e, in particolare, per il Santo Padre Benedetto XVI successore di Pietro che sta veramente sostenendoci con la sua testimonianza e parola di fede.
Non stanchiamoci, infine, di chiedere al Padrone della messe che giungano altri giovani chiamati come Alberto al ministero consacrato diaconale e sacerdotale perché la Chiesa di Udine ne ha bisogno.