Cari Fratelli e Sorelle consacrate,
abbiamo iniziato la nostra celebrazione tenendo in mano le candele accese e cantando «Il Signore è la Luce che vince la notte». Nella lettura del Vangelo abbiamo, poi, sentito la voce commossa del vecchio Simeone che, tenendo tra le braccia il piccolo Gesù, esclama: «Questa è la Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israel».
La festa della Presentazione di Gesù al tempio, Giornata mondiale della Vita consacrata, ci invita a guardare verso Gesù perché lui è la Luce che rischiara le ombre della nostra mente e del nostro cuore.
In questo tempo le persone hanno bisogno di un po’ di luce che rischiari l’orizzonte perché questa pandemia, che non molla la presa, sta avvolgendo i cuori delle persone con una densa nebbia fatta di paura e di incertezza sul futuro. In mezzo all’alluvione di discorsi che stanno inondando le case attraverso i mezzi di comunicazione, la gente cerca qualche volto sereno che diffonda un po’ di luce e che trasmetta qualche parola di speranza.
Questa è la missione che riguarda noi, cari fratelli e sorelle consacrati, perché noi conosciamo Colui che è la Luce che illumina ogni uomo e a lui abbiamo donato tutta la nostra persona.
Anche noi condividiamo con tutti le sofferenze e le ansie create da questo virus che ha sconvolto, in modo completamente inaspettato, ogni aspetto della vita personale e comunitaria. Come tante persone e tante famiglie ne abbiamo fatto esperienza in modo straziante. Penso alle comunità che hanno perso in pochi giorni confratelli e consorelle con cui si viveva quotidianamente assieme. In questa Santa Messa, all’offerta che Cristo ha fatto di sé al Padre nel Tempio di Gerusalemme e sulla Croce, uniamo, in particolare, l’offerta della vita dei consacrati e consacrate che il Covid ci ha strappato. Entrino nel Tempio della Gerusalemme celeste portati dalle mani materne di Maria che consegnò il piccolo Gesù a Dio perché si facesse la sua volontà.
In questo tempo di pesante prova che oscura i pensieri e rattrista i cuori è quanto mai necessaria e provvidenziale la nostra testimonianza di consacrati. Possiamo essere delle piccole lampade che riflettono la grande Luce di speranza che è Gesù. Quando l’equipaggio di una nave si trova in mezzo alla burrasca cerca un’ancora a cui aggrapparsi per non essere sballottato dalle onde senza più un riferimento e spera di intravvedere la luce di un faro che indichi il porto sicuro.
Noi che, con la nostra consacrazione, abbiamo posto ogni nostra sicurezza in Cristo possiamo mostrare con la nostra vita che avere fede in lui è come poggiare i piedi su una roccia solida e trovare la luce della speranza anche quando tremano le certezze umane.
Ci è di esempio Maria alla quale Simeone fa una profezia umanamente inquietante: «A te una spada trafiggerà l’anima». Le preannuncia che, per seguire Gesù, sarebbe arrivata sotto la sua croce e la lancia che avrebbe spaccato il cuore di suo Figlio, nello stesso momento, avrebbe trapassato la sua anima. Il vangelo di Giovanni, però, ci dice che sotto la croce Maria non era una donna distrutta e senza speranza ma, come canta l’antica sequenza: «Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa»; pur In lacrime e nel dolore più intenso Maria stava ritta in piedi, vicino alla croce, partecipe fino alla fine del supremo sacrificio di amore di suo Figlio. Una grandissima fede la sosteneva in quel momento e lo donava luce e speranza anche nel buio che calava sul calvario.
Cari Fratelli e Sorelle consacrati,
chiediamo in questa Santa Messa un po’ della fede di Maria che renda forte il nostro animo in questo tempo di sofferenza e di mancanza di certezze. Gesù sia, più che mai, la nostra Luce e la nostra speranza in questa vita e oltre questa vita.
Forti nella fede, riusciremo aprirci agli altri mentre questa pandemia tende a chiudere ognuno in se stesso. Tante persone hanno bisogno anche solo di un sorriso che si fa vicino e di una parola serena di amicizia e conforto. Facciamo loro questo dono semplice e prezioso e, in questo modo, vivremo la nostra consacrazione.