Cari Fratelli e Sorelle,
la festa del Santo Natale invita tradizionalmente a scambiarci un augurio, unito ad un sorriso e ad una stretta di mano, che adesso ci è nuovamente permessa. L’augurio natalizio è un bel gesto sempre gradito sia a chi lo offre, sia a chi lo riceve.
In questa Santa Messa di mezzanotte si aspetta anche dal Vescovo un’espressione di augurio e volentieri la offro a tutti. Non la formulo, però, con le mie parole, ma con la Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Riprendo l’inizio della prima lettura, tratto dal libro del profeta Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse».
Questa espressione di Isaia annuncia di fatto ciò che è avvenuto nel mondo con la nascita di Gesù: in mezzo alle tenebre dentro le quali vagavano gli uomini si è accesa improvvisamente una luce potente, non prodotta da generatori costruiti dagli uomini, ma discesa dal cielo. Per primo fecero questa lieta esperienza i pastori nella notte di Natale: «Un angelo si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce».
La profezia di Isaia non è poesia, ma dice la realtà. Con la nascita di Gesù Dio ha veramente acceso per noi uomini una luce nuova che rischiara il nostro cammino e ci dà serenità e speranza. Egli l’ha accesa a Betlemme, ma continua tenerla accesa anche oggi e la festa del Natale torna a ricordarcelo.
Per accorgerci di questa luce divina, però, dobbiamo prima capire a quali tenebre fa riferimento la Parola del profeta. Non parla evidentemente della notte esteriore che facilmente illuminiamo con la nostra tecnologia. Ci invita, piuttosto, a prendere coscienza di altre tenebre che sono interiori, che si addensano sul cuore, sui pensieri e sulla coscienza e che disorientano i comportamenti e le decisioni. Dall’esterno gli altri non le notano anche se ne subiscono le conseguenze nel nostro modo di esprimerci e di trattarli. Anche noi possiamo non accorgerci di averle nel nostro animo se non pratichiamo l’arte dell’esame di coscienza che ci aiuta a chiamare per nome i reali desideri, bisogni e istinti che di fatto comandano i nostri sentimenti, i pensieri e la volontà.
Anche se non ci facciamo caso, queste tenebre dell’anima sono reali e molto pericolose perché generano il male nel mondo. È da cuori avvolti dalla notte del male che vengono scagliati i missili contro innocenti in Ucraina e perpetrate scellerate carneficine in questa “terza guerra mondiale a pezzetti”, secondo le parole di Papa Francesco. Ma se siamo sinceri, dobbiamo confessare che anche ognuno di noi non è libero da oscurità e nebbie interiori create da bisogni, istinti, fastidi, paure con conseguenze su chi ci è vicino in famiglia, nella professione e in ogni altra occasione.
Dio sa che l’uomo con le sue sole forze non riesce a liberarsi dalle tenebre dell’anima. Per questo ha acceso una luce intensa dal cielo; questa luce è Gesù che un giorno ha proclamato: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
La luce che dona Gesù non si vede all’esterno come non si vedono le tenebre dell’anima, ma illumina veramente il cuore e dona gioia e speranza. Mi permetto solo un esempio. Ho ricevuto una telefonata da una giovane dottoressa che sta patendo un’incredibile quantità di patologie dovute anche a trascuratezze del sistema sanitario e che le provocano continui dolori e poche prospettive di miglioramento. Avrebbe tutti i motivi per aver l’animo oscurato da pesanti ombre di paura, depressione, insofferenza, rabbie e morte. In questa donna, invece, è entrata realmente la luce di Gesù al punto che mi confessava si sentirsi serena e nella gioia perché aveva rinnovato la sua consacrazione a Gesù. Questa luce le dona anche una forza d’animo straordinaria tanto che l’ennesimo specialista, che giorni fa la visitava, le assicurava di volerla aiutare in ogni modo perché sentiva in lei una grande volontà di lottare. A me che l’invitavo ad offrire il suo calvario per la salvezza di tante persone mi assicurava che già lo sta facendo perché ha capito meglio il senso della sofferenza. È illuminata dalla luce di Gesù che rischiara il cuore e la mente di chi si apre per accoglierla.
Qui la mia riflessione potrebbe prolungarsi, ma lascio ad ognuno di continuarla personalmente guardando alla sua esperienza. Mi limito a ripetere a me e a voi, cari fratelli e sorelle, l’invito e l’augurio a lasciar entrare nelle tenebre e nelle ombre della nostra anima la luce che Gesù ha acceso a Natale e che continua ad accendere in coloro che si aprono a lui. Sia questo il nostro santo Natale.