Omelia in occasione del pellegrinaggio diocesano a Castelmonte (8 settembre 2022)

08-09-2022

Cari fratelli e sorelle,

nella seconda lettura della Parola di Dio abbiamo ascoltato una testimonianza molto significativa che ci viene dalla Chiesa di Antiochia, cioè, da una delle prime comunità cristiane che si erano formate fuori da Gerusalemme dopo la Pentecoste. In questa Chiesa c’erano molti che, dopo aver ricevuto il battesimo, sentivano il desiderio di mettersi a servizio della comunità e, specialmente, sentivano la chiamata a portare la testimonianza della loro fede in Gesù. Si dice, infatti, che c’erano profeti e maestri, tutti a servizio della Parola del Vangelo che aveva cambiato la loro vita e che volevano far conoscere a tutti. Alcuni di loro, in particolare Paolo e Barnaba, vengono scelti da tutta la comunità per essere missionari nelle regioni vicine dove non si conosceva ancora Gesù. Vediamo che i primi cristiani della Chiesa di Antiochia erano animati da un vivo spirito missionario.

Del racconto di San Luca vi invito a portare l’attenzione su un aspetto molto importante che rischiamo di trascurare. In che modo la comunità cristiana di Antiochia sceglie e invia coloro che devono andare ad annunciare il Vangelo di Gesù? L’evangelista sottolinea due volte che Paolo e Barnaba sono incaricati ed inviati nella loro missione dopo che tutti avevano “digiunato e pregato”. È da una comunità in preghiera che vengono scelti e inviati coloro che vanno a testimoniare la fede in Gesù.

Cari fratelli e sorelle, siamo venuti in pellegrinaggio a la Madone di Mont per seguire l’esempio della Chiesa di Antiochia. Come sempre ognuno di noi ha portato con sé tante intenzioni di preghiera; ha nel cuore i volti di tante persone da mettere tra le braccia di Maria perché Lei ne parli a Gesù col suo sguardo misericordioso che contempliamo nella sua immagine qui a Castelmonte. Tra tutte le intenzioni, però, ce ne è una che ci unisce in un’unica preghiera: siamo qui per affidare a Maria la nostra Chiesa di Udine e, in particolare, i progetti pastorali e missionari sui quali stiamo camminando.

Come hanno fatto i cristiani di Antiochia, prima di programmare ed organizzare le varie iniziative pastorali, vogliamo metterci tutti insieme in preghiera, uniti al cuore di Maria. Preghiamo per la Chiesa di Udine e per tutte le comunità piccole e grandi che la compongono. Esse vivranno e si rinnoveranno non grazie, prima di tutto, al nostro impegno e alle nostre capacità umane ma per opera dello Spirito Santo. Così è successo ad Antiochia dove la comunità sapeva che Paolo e Barnaba non erano stati selezionati e inviati da loro ma erano “inviati dallo Spirito Santo”. Non dobbiamo dimenticare che anche il progetto delle Collaborazioni pastorali, che continueremo ad attuare, riuscirà solo se crediamo allo Spirito Santo. Riuscirà, quindi, solo se noi, prima di tutto, preghiamo e preghiamo assieme. Per essere una Chiesa missionaria è necessario che siamo una Chiesa che, in preghiera, invoca lo Spirito Santo per intercessione di Maria.

Ricordiamo specialmente quei fratelli e sorelle che – come facevano nella comunità di Antiochia Paolo, Barnaba, Simeone, Lucio, Manaen – si mettono a servizio in tanti modi nelle nostre comunità parrocchiali e nelle Collaborazioni pastorali. Sono coloro che chiamiamo “operatori pastorali”.

A essi, in particolare, ho indirizzato la mia nuova Lettera pastorale che già è uscita su “La Vita Cattolica” e che sarà anche presto stampata in libretto. L’ho intitolata: “Designò altri 72 e li inviò”. Alla Chiesa udinese e ai suoi operatori pastorali”. In essa commento l’episodio del vangelo di San Luca in cui Gesù, dopo aver inviato in missione i dodici apostoli, sceglie altri 72 discepoli e invia anche loro a preparare il suo arrivo nelle città e nei paesi.

In quei 72 discepoli vedo rappresentati tutti i nostri operatori pastorali che in tanti modi e con grande generosità si mettono a servizio nelle nostre comunità. Molti credo siate presenti anche qui. La prima raccomandazione che Gesù fa ai 72 è: “Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. Come nella Chiesa di Antiochia, anche Gesù invita, prima di tutto, alla preghiera perché solo da una comunità in preghiera nasceranno operai per la messe del Vangelo. Non basta, infatti che ci siano tante persone disposte a fare qualcosa, ma bisogna che abbiano un cuore missionario, animato e illuminato dallo Spirito Santo.

Possiamo chiederci: chi fa il servizio più importante di testimonianza e di annuncio del Vangelo nella nostra Chiesa? È il vescovo, il parroco, la suora, il direttore del consiglio pastorale, il catechista, il volontario della Caritas, il sacrestano che tiene a posto la chiesa, la signora che la pulisce e porta i fiori ecc.? È colui che ha più fede in Gesù e più amore per lui e per la sua Chiesa e fa trasparire questa fede e questo amore nel servizio che offre in parrocchia e nella Collaborazione pastorale. Questo è vero, naturalmente, anche in famiglia e nel mondo del lavoro; ma qui desidero ricordare in particolare gli operatori pastorali e il loro prezioso servizio.

Preghiamo, allora, in questo pellegrinaggio perché ci siano tanti operai per la messe di Gesù anche a Udine. Operai animati dallo Spirito Santo il quale fa nascere in loro un cuore missionario, ricco di fede in Gesù e di amore per lui, il suo vangelo e i fratelli a cui offrire la propria testimonianza cristiana.

Visto che avete avuto la bontà, attraverso il Vicario Generale, di ricordare anche il 50° anniversario della mia ordinazione sacerdotale, pregate anche per il Vescovo perché sia un operaio vero nella messe del Signore, ricco di fede e di carità. Grazie.