Cari Fratelli e Sorelle,
eccoci anche quest’anno in pellegrinaggio a la Madone di Mont portando nel cuore, in particolare, due intenzioni di preghiera: affidare comunitariamente all’intercessione di Maria il nuovo anno pastorale che stiamo iniziando in Diocesi, nelle Collaborazioni pastorali e nelle Parrocchie; chiedere la forza per attraversare questa pandemia senza lasciarci sopraffare da paure o rassegnazioni ma comprendendo quale sia la direzione che il Signore ci sta indicando.
Ci sembra – giunti a questo punto – di aver anche intuito che questa direzione è contenuta nel comando che Gesù diede a Simon Pietro e agli altri suoi soci di pesca dopo una notte di inutile fatica con le reti rimaste vuote: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Egli dice ai suoi futuri apostoli che quello non era il momento di sedersi stanchi e rassegnati riponendo le reti dentro la barca ma, al contrario, era il momento opportuno per tornare in mezzo al lago perché era tempo di pesca abbondante.
Nell’omelia dei Primi Vespri dei Santi Patroni commentavo: «Desideriamo mettere questa Parola di Gesù come stella polare, ago della bussola del cammino della nostra Chiesa diocesana, nel prossimo anno pastorale. L’esperienza della pandemia con tutte le sue conseguenze ci sta mettendo alla prova. Da questa prova desideriamo uscire vincitori non rimanendo seduti dentro la barca, tra le reti che possono sembraci vuote e inutili. Torniamo a gettare, in questo nostro Friuli, la rete della predicazione del Vangelo, dell’esperienza spirituale e liturgica, della solidarietà con chi ha più bisogno. Non deve fermarci l’obiezione molto umana degli apostoli: «Abbiamo provato tutta la notte senza prendere nulla». Chiediamo anche all’intercessione dei Santi Patroni un grande supplemento di fede che ci permette di dire: «Sulla tua Parola torniamo al largo e gettiamo le reti».
Per commentare il comando di Gesù «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca» e tutta la pagina evangelica del miracolo della pesca miracolosa ho scritto anche una lettera pastorale che proprio oggi consegno. L’ho indirizzata, come recita il sottotitolo, «Alla Chiesa udinese chiamata a riaccendersi di passione missionaria».
In questa lettera sottolineo molto che per accendere nei cuori una nuova passione missionaria ritrovando in noi la convinzione e il coraggio di Simon Pietro di gettare le reti “sulla Parola di Gesù”, abbiamo bisogno, come lui, di fare quello che possiamo chiamare il “salto della fede”. Solo la fede, dono dello Spirito Santo, ci assicura che la Parola di Gesù è più sicura e affidabile di ogni calcolo di buon senso umano. È l’unica forza che può spingere i sacerdoti, i catechisti, gli animatori, i volontari della carità a ripartire nel loro servizio pastorale e missionario anche se le risposte delle persone appaiono scoraggianti e gli sforzi sembrano obiettivamente inutili.
I programmi pastorali delle nostre comunità – anche il progetto diocesano delle Collaborazioni pastorali – hanno bisogno di un’anima che si chiama “fede”; hanno bisogno di operatori pastorali abitati da una fede viva in Gesù e nella sua parola.
Per questo suggerisco di ripetere spesso, come una litania del cuore, l’invocazione del padre che supplicò Gesù per ottenere la guarigione del figlio: «Credo; aiuta la mia incredulità».
La prima grazia che invito a chiedere allo Spirito Santo nel pellegrinaggio di quest’anno è un supplemento di fede.
Chiediamola rivolgendoci a Maria che ha meritato dalla cugina Elisabetta il più grande degli elogi: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Con una fede senza ombre o incertezze ha consegnato tutta se stessa alla Parola di Dio che le prometteva non una pesca miracolosa sul lago ma la realizzazione del Miracolo dell’Incarnazione del Figlio di Dio nel suo giovane corpo di donna, per la potenza creatrice dello Spirito.
Maria, da buona mamma, ci trasmetta un po’ della grande fede che l’ha sostenuta dal momento dell’annunciazione fino alla partecipazione alla crocifissione di Gesù.
Accanto a Maria, ci rivolgiamo ad un altro grande credente: il suo sposo Giuseppe. Ce lo ha presentato il Vangelo appena ascoltato e ce lo raccomanda Papa Francesco in quest’anno a lui dedicato. Mentre nel sonno accoglie la Parola di Dio dalla bocca dell’angelo, Giuseppe mostra una fede che è pari a quella del suo padre Abramo. Da uomo giusto e saggio egli pensava di accomiatarsi da Maria in segreto perché essa seguisse quel Mistero che l’aveva avvolta fin nel grembo. Ma Dio gli chiese di entrare anche lui dentro quel Mistero di cui non comprendeva il senso e le dimensioni e che era fuori di ogni logica umana. Giuseppe credette sulla Parola di Dio sostenuto da una fede tale che gli permise di stare accanto a quella di Maria.
La fede di Mari e di Giuseppe risvegli anche in noi il desiderio di crescere nella nostra fede invocando: “Credo, Signore; aiuta la mia incredulità”. Questi due grandi intercessori ottengano a tanti cristiani della nostra Chiesa un supplemento di fede. Sarà questa la forza soprannaturale che ci farà ripartire in un’azione pastorale e missionaria convinta, pur in mezzo alle conseguenze della pandemia che sembrano, a volte, svuotare le nostre reti. Saremo in tanti ad obbedire al comando di Gesù “Predi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”.
Vergine fedele, prega per noi.
Giuseppe, obbediente alla Parola di Dio, prega per noi.