11-07-2020
«Chi ci separerà dall’amore di Cristo?». Con questo interrogativo iniziava la lettura biblica che abbiamo ora ascoltato, tratta dal grande capitolo ottavo della Lettera ai Romani. Tutti capiamo che San Paolo faceva una domanda retorica perché era fortemente convinto che non potesse esistere qualche potenza più forte dell’amore di Cristo. Più che una domanda, quindi, egli canta un inno di vittoria. Possiamo dire di più: «Chi ci separerò dall’amore di Cristo?» è la sintesi della sua predicazione e della predicazione della Chiesa di ogni epoca. Questa è anche la testimonianza che i nostri Santi Patroni ci danno con la voce convincente del sangue del loro martirio. Essi hanno avuto la forza di lasciarsi spogliare anche della vita fisica pur di non rinnegare il rapporto di fede e di amore con Gesù, iniziato nel sacramento del battesimo. Credevano con la mente e col cuore che nessuna potenza maligna poteva spezzare il legame di amore che Cristo aveva stretto con loro a meno che non fossero loro stessi a sconfessarlo davanti al tribunale dell’imperatore e alla società pagana del tempo.
Questi primi cristiani avevano abbandonato gli idoli e i costumi pagani solo perché erano stati conquistati da Gesù e dal suo amore per loro. Da quel rapporto di amore non volevano più uscire perché quella era la loro nuova vita; ed era vita eterna. Erano disposti a perdere tutto il resto, pur di salvare questo “essenziale”.
In questi mesi di imprevedibile sconvolgimento causato dal Covid-19 ci siamo costretti ad una rinuncia forzata a tante attività, rapporti e abitudini. Spogliate di tutto questo, molte persone si sono chieste cosa restasse di essenziale per la loro vita.
Anche nelle parrocchie abbiamo dovuto bruscamente sospendere tutte le celebrazioni e le altre attività pastorali. In questo inedito digiuno ho sentito preti e laici chiedersi che cosa sia veramente essenziale nella nostra pastorale; che cosa il Signore ci chieda.
Se il coronavirus ci ha posto davanti a questa domanda, già ci sta facendo un buon servizio. Verificare, infatti, se stiamo veramente seguendo lo Spirito Santo ci fa evitare il rischio, che Paolo temeva per sé, di «correre o aver corso invano» (Gal 2,2).
Qual è la strada su cui ci chiama lo Spirito? Qual è il compito essenziale della missione della nostra Chiesa? La risposta è tutta nell’esclamazione dell’apostolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?». Questo è l’unico “Essenziale”: scoprire l’amore di Gesù, lasciarsi conquistare da questo amore, sentire che questo amore è l’unica nostra speranza perché non c’è virus o altra forza di male che può strapparci da questo legame con Cristo. Scoprire che se ci lasciamo invadere dall’amore di Cristo, esso trasborda dal nostro povero cuore verso gli altri uomini che diventano fratelli prossimi e si creano nuovi legami tenuti saldi dall’amore di Gesù riversato in noi.
Il nostro progetto diocesano è in sintonia con questo “Essenziale”, come appare già dal titolo del documento: «Siano una cosa sola perché il mondo creda». L’obiettivo a cui miriamo è quello di crescere in una comunione sempre più forte a tutti i livelli: tra persone, nelle famiglie, nelle comunità, tra preti e laici, con i diaconi e i religiosi, dei preti e laici col vescovo. Ma questa comunione non si fonderà sui nostri deboli sentimenti e sulle nostre incerte emozioni ma solo se ci aggrappiamo assieme all’amore di Cristo. Solo se tutti insieme esclamiamo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?».
Non separarci dall’amore di Cristo è l’Essenziale che deve starci veramente a cuore come stava a cuore a Paolo e ad Ermacora e Fortunato.
I cammini di catechismo e di formazione per i bambini, i ragazzi e giovani devono avere lo scopo di far loro scoprire il legame di amore che Gesù ha con loro e di corrispondere. Indispensabili sono i catechisti e gli animatori che sono veri Giovanni Battista che guidano a Gesù attraverso la sua Parola e i sacramenti.
Le celebrazioni liturgiche e sacramentali e le altre forme di devozione sono gli appuntamenti in cui Gesù, attraverso lo Spirito Santo, ci accoglie e rafforza il legame di amore con Lui. Per questo è prezioso il servizio di quanti si dedicano ad animare nel modo migliore questi momenti di fede e di grazia.
Le iniziative di vicinanza e di sostegno di chi è nel bisogno nascono se la Chiesa ha il cuore trabocca l’amore di Cristo. I cristiani che si rendono disponibili come volontari devono essere dei buoni samaritani che portano agli altri l’amore di Gesù.
I Consigli pastorali delle Collaborazioni, che stiamo formando, sono chiamati a guidare e coordinare l’azione pastorale perché cresca tra le parrocchie la comunione nutrita dall’amore di Cristo ricevuto dalla sua Parola e dalla sua eucaristia.
Ho fatto questi esempi per ribadire quanto siano importanti nelle nostre comunità gli operatori pastorali. Per questo stiamo insistendo perché, durante il prossimo anno pastorale, si formino in ogni Collaborazione i Consigli pastorali e i gruppi degli operatori pastorali dei vari ambiti. Una volta avviati, li accompagneremo passo dopo passo con le commissioni e gli uffici pastorali diocesani.
Anch’io, come Vescovo, mi impegnerò ad essere vicino a questo cammino attraverso una Visita pastorale che mi propongo di cominciare già agli inizi del 2021.
Non ci spinge la preoccupazione di creare un’organizzazione perfetta, come ancora qualcuno dice. Ci sostiene, piuttosto, la speranza di trovarci in tanti a collaborare per aiutare i fratelli ad entrare nell’amore di Cristo che è l’unico legame da cui nessuno ci potrà separare.
Concludo citando l’esempio di una santa che aveva veramente scoperto l’Essenziale della vita cristiana e della Chiesa: Santa Madre Teresa di Calcutta. Per convincere il vescovo ad approvare l’opera delle Missionarie della Carità, gli scrisse: «È questo che vogliamo fare: amare Dio solo per amor Suo e i poveri per lui, con lui e in lui. In Lui e con Lui posso fare tutto ciò che Lui vuole che io faccia. Io desidero portare il Suo amore in ogni strada e quartiere malfamato, in ogni casa e in ogni cuore». (Madre Teresa, Sii la mia luce, p. 104). Come non risentire, ancora una volta, l’eco dell’inno di Poalo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio In Cristo Gesù, nostro signore». Questo è l’Essenziale che i Santi hanno capito.
Udine, 11 luglio 2020