MEDITAZIONE DELL’ARCIVESCOVO
1. Iniziamo e concludiamo il convegno in preghiera
Care sorelle e fratelli, abbiamo generosamente donato questa giornata per partecipare al convegno diocesano dedicato al tema dell’educazione sul quale ci siamo impegnati durante tutto l’anno pastorale.
La nostra partecipazione è un dono che facciamo, prima di tutto, ai nostri bambini, ragazzi e giovani e poi ai genitori, agli educatori, alle parrocchie e anche alla società friulana.
Essi beneficeranno dei frutti del convegno col quale ci proponiamo di contribuire, almeno un po’, al miglioramento della azione educativa che quotidianamente portano le famiglie, le comunità cristiane, le scuole, le associazioni e vari altri ambienti.
Abbiamo scelto di non iniziare il convegno subito con una relazione e con gli incontri di gruppo ma riunendoci nella nostra cattedrale a pregare e ascoltare la Parola del nostro Signore. E così lo concluderemo questo pomeriggio.
Siamo, infatti, coscienti che in questo tempo l’educazione è una responsabilità molto impegnativa per le difficoltà con cui deve misurarsi. Non a caso abbiamo parlato di ‘emergenza’ e di ‘sfida’ educativa e molti educatori, rispondendo alle domande delle schede delle sussidio diocesano, hanno manifestato non poche preoccupazioni e fatiche.
Non vogliamo, però, cedere neppure un istante alla rassegnazione ma guardare all’educazione – anche con tutte le sue difficoltà – come ad un importantissimo impegno missionario per la nostra Chiesa di Udine. I missionari non si spaventano e non si rassegnano perché nel loro cuore sono sostenuti da una forte speranza.
Certo, per mantenere la speranza anche di fronte a grossi ostacoli non basta confidare nelle nostre forze, pur coordinate assieme. Abbiamo bisogno della Dono che Gesù fa a chi crede in Lui: lo Spirito Santo.
Per questo iniziamo il convegno pregando assieme e invocando lo Spirito Santo perché ci infonda luce nella mente e passione nel cuore per non abbandonare i figli che crescono ma guidarli alla ‘vita buona del Vangelo’. Iniziamo, anche, ascoltando la Parola del Vangelo alla quale vogliamo ispirare le nostre parole.
2. Sotto l’intercessione e l’esempio della Santa Famiglia di Nazareth
Ci affidiamo anche all’intercessione di quella Santa Famiglia che ha accolto il più grande tra i figli d’uomo, Gesù Figlio di Dio nato come ogni bambino tra due genitori che lo hanno educato.
Il brano del Vangelo di Luca, che abbiamo ascoltato, ci narra un momento intenso e anche sofferto della vita della S. Famiglia di Nazareth. Ad essa guardiamo per affidare a Gesù, Maria e Giuseppe tutte le nostre famiglie. Ad essa guardiamo come l’esempio da imitare da parte tutti i genitori e gli educatori.
Non mi soffermo a lungo a commentare l’episodio dello smarrimento e del successivo ritrovamento di Gesù da parte di Maria e Giuseppe nel loro pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Mi limito ad alcuni cenni per la meditazione personale.
● Nei comportamenti e nelle parole dei tre protagonisti cogliamo il clima di affetto profondo e di trasparente comunione di cuori che univa normalmente Maria e Giuseppe con Gesù. Proprio perché era normale tra loro un rapporto di intensa sincera e amorevole, Maria e Giuseppe restano dolorosamente sorpresi del comportamento del figlio che li abbandona e resta nel tempio tra i maestri della legge. Non capiscono più il figlio anche se sono certi che mai avrebbe tradito il rapporto di amore che c’era tra loro.
● L’affetto non poteva, però, essere possesso sul figlio e sul suo futuro perché Gesù aveva un altro a cui rispondere e che chiama Padre: ‘Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?’. Amare ed educare il figlio significava, allora, per Maria e Giuseppe accompagnare Gesù perché seguisse non i loro progetti ma la sua vocazione, la volontà di Dio Padre su di lui. A loro era stato donato da Dio e a Dio erano chiamati a ridonarlo aiutandolo ed educandolo a cercare la sua Volontà. E questo facevano Maria e Giuseppe insegnando al loro figlio a pregare e a frequentare la sinagoga e il tempio.
● Tra loro due, grazie al loro affetto e alla loro opera educativa, Gesù cresceva bene; cresceva, cioè, fortificandosi nel corpo, imparando la vera sapienza della vita e col cuore pieno della grazia di Dio.
Credo sia facile vedere nei comportamenti di Gesù, Maria e Giuseppe l’esempio da imitare per ogni genitore ed educatore; un esempio certamente santo ma anche concreto, vicino alla nostra esperienza perché ci insegna gli obiettivi, le condizioni e gli atteggiamenti per essere veri educatori.
Illuminati dall’esempio della Santa Famiglia di Nazareth lavoreremo in questa giornata che introduco con qualche altra parola.
3. I due argomenti dei lavori del convegno
Durante i mesi scorsi, molti educatori si sono confrontati con il sussidio diocesano ‘Educare alla vita buona del Vangelo nella Chiesa di Udine’ e hanno inviati i loro contributi che abbiamo raccolto con l’aiuto dei ricercatori dell’IRES.
Il tema dell’educazione e anche il sussidio hanno suscitato interesse e dibattito e molti educatori hanno, anche, manifestato le difficoltà che stanno incontrando, i tentativo che stanno facendo e le attese che hanno. Uno dei ricercatori dell’IRES tra poco ci darà relazione su chi sono coloro che si sono coinvolti nella riflessione diocesana e sulle loro difficoltà, buone pratiche e aspettative.
Per rispondere a queste aspettative ci siamo posti due obiettivi, richiesti da molti di coloro che hanno risposto:
1. Maturare un’intesa su cosa significa ‘educare’ per la nostra Chiesa
Si sente la necessità che ci sia intesa su cosa intendiamo per educazione, su quali sono gli obiettivi a cui miriamo, sulle condizioni per renderla efficace. Il sussidio dava delle indicazioni in proposito sulle quali molti hanno espresso il loro parere. E’ stato interessante notare che alcuni punti sono stati maggiormente dibattuti, anche con posizioni diverse. E questi punti non riguardano aspetti secondari ma fondamentali della nostra azione educativa. Per questo abbiamo pensato di proporli alla riflessione dei delegato al convegno diocesano per sentire ulteriori valutazioni e suggerimenti. Su questi punti, infatti, è importante che raggiungiamo una convergenza di idee per arrivare ad un’intesa su cosa intendiamo per educazione. Questa sarà la prima parte del lavoro dei gruppi.
2. Individuare gli ambiti educativi nei quali portare orientamenti e scelte concrete
Una seconda richiesta emersa dai contributi è che non si resti sul teorico ma che si arrivi ad indicazioni e scelte concrete.
Per far questo è necessario che individuiamo quali sono i più importanti campi di lavoro educativo che abbiamo nelle nostre parrocchie per verificare come vanno e come migliorare la nostra azione educativa a favore dei figli e delle famiglie.
Desideriamo, poi, anche entrare in dialogo con coloro che portano avanti un’opera educativa nella società civile per creare un’alleanza positiva a favore dei ragazzi e giovani.
La seconda parte dei lavori di gruppo sarà dedicata a dare suggerimenti per scegliere le realtà educative su cui impegnarci nei prossimi anni in vista di giungere ad orientamenti operativi.
Le indicazioni che darete in questa giornata si aggiungeranno ai contributi giunti durante l’anno pastorale e, raccogliendo tutto, delineeremmo un programma per continuare il nostro cammino sull’educazione per il prossimi anno pastorale e anche per gli anni successici, come ci eravamo proposti fin dall’inizio.
Lo Spirito Santo, con l’esempio di Gesù, Maria e Giuseppe, ci illumini per trovare le migliori condizioni a far crescere anche i nostri figli in sanità del corpo, sapienza di vita e grazia del Signore.