Gv 12,23-26
Con la parabola del chicco di grano, Gesù, pochi giorni prima della sua passione, rivela il senso della sua vita e della sua morte. Lo rivela a coloro che vogliono seguirlo e vivere e morire come lui.
Gesù non ha ‘amato la propria vita’ come se fosse una sua proprietà di cui farne l’uso che meglio credeva. Aveva ricevuto il suo corpo di uomo e la sua esistenza umana come una missione che Dio Padre gli consegnava per donarla a tutti gli uomini fino all’ultimo respiro e all’ultima goccia di sangue.
A chi vuol essere suo discepolo indica la stessa strada: ‘Se uno mi vuol servire mi segua’. Il discepolo di Gesù non si considera padrone della propria vita ma la accoglie come il più grande dono di amore che Dio gli ha fatto, attraverso l’amore dei genitori. La accoglie con fede e riconoscenza mettendola a disposizione della volontà di Dio Padre che è l’unico che sa perché siamo a questo mondo e quale sia il bene che egli vuol fare con la nostra persona e la nostra vita. Come non si fa padrone della propria vita, il discepolo di Gesù non si fa padrone neppure della vita dei suoi fratelli, decidendo su di essa; ma la accoglie, la rispetta in qualunque situazione sia e la sostiene con fedeltà da buon samaritano.
Gesù chiede ai suoi discepoli di vivere in questo modo i giorni che Dio, nella sua Provvidenza, dona loro e di rispettare in questo modo i giorni che Dio dona ai fratelli e alle sorelle che ha accanto.
Questa testimonianza dei cristiani è molto attuale oggi, come tutti siamo ben coscienti. A causa della perdita della fede, si è diffusa una mentalità che porta a farsi padroni della propria vita come se di essa non si dovesse rendere conto a nessuno. Di conseguenza, poi, si è portati anche a non rispettare la vita degli altri, specialmente quando è in condizioni di debolezza che fanno sembrare quell’esistenza ormai quasi inutile.
Di fronte a questi gravi problemi morali che riguardano il valore e il rispetto della dignità di ogni esistenza umana, il Papa Benedetto XVI ha indicato nei giorni scorsi una nuova frontiera del dialogo ecumenico. Ricevendo la Delegazione ecumenica della Finlandia, ha affermato: ‘Di recente le questioni etiche sono diventate uno dei punti di divergenza tra i cristiani, specialmente per quanto riguarda la giusta comprensione della natura umana e della sua dignità. È necessario che i cristiani giungano a un accordo profondo sulle questioni antropologiche, che può aiutare la società e i politici a prendere decisioni sagge e giuste riguardo a importanti temi nelle sfere della vita umana, della famiglia e della sessualità’.
Faccio mia l’esortazione del Papa perché i cristiani hanno oggi una grande responsabilità di offrire una testimonianza comune sul valore e la dignità di ogni persona e sulle condizioni per rispettare la vita propria e degli altri, specialmente nella debolezza del suo apparire al mondo, nella malattia, nella disabilità, nella vecchiaia.
Unico, infatti, è l’insegnamento che Gesù ci ha lasciato prima col suo esempio e poi con la sua parola, come ben ci fa capire la parabola del chicco di grano.
Certamente, le questioni morali che riguardano il rispetto della vita di ogni persona sono molte delicate e, in parte, anche nuove. Ma proprio per questo, Gesù chiede a noi, suoi discepoli, di affrontarle con grande rispetto e attenzione e in comunione tra di noi.
In particolare, dobbiamo testimoniare il vero modo di vivere la libertà che Dio ci ha donato: non come padroni ma accogliendo l’esistenza come un dono di cui Dio sa il senso e lo scopo. A noi chiede di seguire Gesù donando la nostra vita fino alla fine e sostenendo, dall’inizio alla fine quella dei fratelli.
La testimonianza comune dei cristiani potrà, come si auspica il Papa, ‘aiutare la società e i politici a prendere decisioni sagge e giuste riguardo a importanti temi nelle sfere della vita umana, della famiglia e della sessualità’.
Anche con la preghiera di questa sera, lo Spirito di Dio ci illumini ad un costruttivo dialogo ecumenico tra noi su questi temi cercando di capire e vivere l’insegnamento di Gesù.