Care sorelle e fratelli,
durante il tempo liturgico dell’Avvento siamo invitati a metterci in cammino in compagnia dei pastori e dei magi, che venivano da lontano. La meta a cui tendiamo è il Bambino nato a Betlemme e che, per volere di Dio, è stato chiamato Gesù. Sopra la sua povera culla cantano di gioia gli angeli scesi dal cielo e davanti a lui gli uomini si inginocchiano perché è il Figlio di Dio Padre che si è fatto uomo per portare speranza e consolazione ai poveri e agli umili.
Se ci prostriamo in adorazione davanti a Gesù, il nostro sguardo non può non abbracciare anche le due persone che gli sono più vicine, come vediamo in ogni presepio. Sono Maria, la mamma, e Giuseppe suo sposo a cui il bambino è affidato come ad un padre anche se è nato per opera dello Spirito Santo.
Anche Gesù nasce tra due genitori e sono i loro volti che, come ogni neonato, egli conosce per primi e ad essi subito si affeziona perché si sente accolto e guardato con tenero affetto. Alle loro braccia, che lo sostengono, si affida fiducioso per essere guidato nell’avventura della vita.
Per questo rapporto di affetto e di fiducia, Maria e Giuseppe sono i primi educatori del piccolo Gesù e in mezzo a loro crescerà ‘in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini’ (Lc 2,52).
In questo anno pastorale abbiamo iniziato, in tutta la diocesi, una riflessione sul tema dell’educazione. Ci ha spinto a questa scelta l’amore verso i bambini, i ragazzi e i giovani che si affidano a noi per essere educati; per essere, cioè, aiutati a scoprire che la vita è il più grande dono e che può essere spesa con gioia.
Il tempo dell’Avvento e del S. Natale mostra, vicino a Gesù, i due più grandi modelli di educatori: Maria e Giuseppe. Ad essi possono ispirarsi tutti i genitori per crescere nel modo migliore i figli. Ad essi possono guardare tutti coloro che hanno attualmente una responsabilità educativa.
Specialmente i Vangeli dell’Infanzia di Matteo e Luca ‘ pur nella loro essenzialità – offrono importanti elementi per capire in che modo Maria e Giuseppe abbiano vissuto la loro missione di genitori ed educatori.
Non mi soffermo a commentarli in questo mio messaggio. Li riprenderemo in altre occasioni durante questi anni che dedichiamo al tema dell’educazione. Mi limito a ricordare due caratteristiche che hanno permesso a Maria e Giuseppe di essere educatori efficaci del figlio Gesù.
1. Maria è mamma ‘immacolata’ e Giuseppe è un papà ‘giusto’.
La fede della Chiesa ha riconosciuto che Maria ha avuto la grazia singolare di essere nata senza peccato, ‘immacolata’. In questa condizione spirituale ha fatto la mamma di Gesù.
I suoi pensieri, sentimenti e affetti non erano offuscati e disorientati dalla tendenza al peccato. Dal suo cuore l’amore sgorgava senza essere ostacolato da tendenze all’egoismo, al risentimento, all’aggressività, alla poca fede.
Non avendo peccato, Maria è stata una mamma aperta alla volontà di Dio su suo figlio, capace di affetti delicati, attenta alle necessità dell’altro, con un animo ricco di femminilità e di gratuità, con pensieri ben chiari su quello che era il bene suo e di suo figlio.
Ha avuto accanto a lei lo sposo Giuseppe che il vangelo di Matteo definisce ‘giusto’ (Mt 1,19). Nella S. Scrittura, l’uomo giusto è un credente che pone al primo posto la volontà di Dio e la segue senza tentennamenti sia nel suo rapporto con Dio stesso che nel rapporto con gli uomini. E’ guidato dall’obbedienza a Dio senza cedere ad altre lusinghe. Vive l’onestà, la misericordia, la solidarietà con i fratelli.
Tra questi due genitori ed educatori è cresciuto Gesù in ‘sapienza, età e grazia’. Essi ci sono di modello ed esempio.
Possono sembrarci un esempio inarrivabile perché noi siamo peccatori e questa nostra situazione condiziona anche la nostra opera educativa con i figli.
Maria e Giuseppe ci spingono, però, a non rassegnarci alle nostre debolezze e miserie ma a tendere verso una continua conversione perché anche a noi sono stati affidati da Dio dei figli da crescere, amare ed educare.
L’educazione è un continuo e fedele atto di amore e quanto più il nostro amore è sincero e libero, tanto più efficace è la nostra educazione. I piccoli, i ragazzi, gli adolescenti sono per noi un continuo e provvidenziale esame di coscienza. Aspettano, infatti, di essere amati con gratuità, delicatezza, fedeltà, fermezza, chiarezza sul bene e sul male.
Educare è una grande missione che chiede agli adulti di mettere in gioco la loro persona, la qualità del loro cuore, la trasparenza degli affetti, la gratuità dei desideri. E’ una vera via verso la santità, come lo è stato per Maria e Giuseppe.
2. Maria e Giuseppe ‘conservavano e meditavano nel cuore’ le parole e gli avvenimenti di Dio (Lc 2,19. 51)
I genitori di Gesù avevano in comune la capacità spirituale di ascoltare con attenzione le parole che Dio faceva giungere loro e di ricordare gli avvenimenti di salvezza che capitavano nella loro vita. Ascoltavano, conservavano nel cuore e meditavano per capirne il significato e seguire, così, la volontà di Dio per loro e per il loro figlio Gesù.
Si sono trovati coinvolti in un’opera di Dio talmente grande e sorprendente che mai avrebbero potuto prevederla o capirla subito. Non restano però nella confusione e nel disorientamento perché Maria e Giuseppe ‘ anche se sono molto giovani ‘ sanno come si ascolta e si medita la Parola di Dio.
Grazie a questo ascolto e meditazione, Dio illumina un po’ alla volta la loro mente e sostiene la loro volontà nelle scelte, anche quando sono assolutamente imprevedibili.
Ecco, allora, che Maria può rispondere con sicurezza all’angelo: ‘Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto’ (Lc 1,38). E Giuseppe, dopo aver ascoltato nel sonno la parola del messaggero di Dio, ‘fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa’ (Mt 1,24).
Non solo Gesù, ma ogni figlio è una meravigliosa sorpresa per i genitori e per tutti gli altri educatori che lo accompagneranno nella vita.
E’ una persona unica e irripetibile perché voluta, pensata e amata dall’onnipotente fantasia di Dio. Nasce portando in sé un progetto di vita che ha un destino eterno.
Noi non possiamo avere la pretesa di sapere già cosa dovrà fare nella sua vita, per quale scopo è apparso in mezzo a noi, quale sia la strada della sua vera felicità.
Gli educatori hanno la missione di aiutare ogni figlio a capire e seguire la strada a cui Dio lo chiama e formare la sua mente e il suo cuore perché la segua con tutto se stesso.
Ma come possiamo noi capire la volontà di Dio su un figlio? E conoscere i modi migliori per aiutarlo a seguirla?
Dobbiamo essere noi, per primi, capaci di ascoltare e meditare la Parola di Dio e, alla sua luce, capire i fatti e le situazioni che ci capitano.
Anche in questo, Maria e Giuseppe sono un esempio straordinario di come si può essere genitori ed educatori. Prima di parlare al figlio è necessario che i genitori e gli altri educatori ascoltino la Parola di Dio che li illumina a capire la strada della volontà di Dio stesso per loro e il figlio.
L’esempio di Maria e Giuseppe fa capire come i due temi pastorali su cui ci stiamo impegnando ‘ l’ascolto della parola di Dio e l’educazione ‘ siano strettamente legati tra loro e quanto sia importante che li seguiamo contemporaneamente.
Auguro a tutti che il tempo dell’Avvento sia un cammino di rinnovamento dello spirito e della mente per giungere al S. Natale con la gioia e la fede dei pastori e dei Magi.
Sia occasione per guardare a Maria e Giuseppe meditando il loro esempio di genitori ed educatori che hanno vissuto la loro missione di guidare il figlio a realizzare la propria vocazione secondo la volontà di Dio Padre.
Intercedano per tutti i genitori e gli educatori della nostra Chiesa diocesana. Ottengano grazie da Dio anche sull’impegno pastorale che abbiamo avviato per rinnovare la nostra opera educativa.