Care sorelle e fratelli,
san Paolo, scrivendo al discepolo Tito, parla della nascita di Gesù con questa parole: “È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”. La Chiesa ripropone questa espressione dell’apostolo nella liturgia dell’Avvento e del Natale perché essa aiuta a riscoprire ogni anno il significato più profondo del Mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.
Nel grembo della Vergine Maria si riaccende tra gli uomini l’amore di Dio
Cosa hanno visto i pastori e, poi, i Magi quando sono accorsi dal bambino neonato di Maria che giaceva tra la paglia di una mangiatoia avvolto in povere fasce? Hanno contemplato la grazia di Dio che si è fatta presente e visibile in mezzo a noi uomini. La parola grazia richiama gratuità, amore senza condizioni, dono ricevuto senza alcun merito. Noi uomini non abbiamo la forza interiore per vivere un amore completamente gratuito perché, poco o tanto, ci aspettiamo sempre una ricompensa. Solo Dio ha un cuore di Padre che non ha confini, preferenze o condizioni; lui è la sorgente eterna della grazia, della gratuità pura. Questa grazia l’ha inviata a noi ed è apparsa a Betlemme con il volto e il cuore di un bambino neonato col nome di Gesù. Il suo cuore custodisce tutto l’amore infinito di Dio.
Dante Alighieri, in una terzina del canto XXXIII del Paradiso, riprende in forma splendidamente poetica le parole di san Paolo:
“Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore”.
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore”.
Nel grembo della Vergine Madre si è riacceso tra gli uomini l’amore di Dio. Egli lo aveva profuso creando il mondo e, specialmente, creando l’uomo e la donna; creandoli a sua immagine e somiglianza, cioè, capaci di accogliere l’amore gratuito di Dio e di rispondere liberamente con riconoscenza e amore.
Purtroppo gli uomini hanno ceduto alla diabolica tentazione della superbia che non sopporta l’amore e lo sostituisce con rapporti di prevaricazione; prevaricazione verso Dio pretendendo di fare senza di lui e contro il proprio prossimo. Ma Dio è Padre e ha nel cuore la grazia, l’amore più puro verso le sue creature. Per questo non è rassegnato a vedere la più bella delle sue creature rovinata dal male e dal peccato. Per questo ha creato una donna immacolata, capace di accogliere nel cuore e nel grembo il Figlio di Dio che portava tra di noi la grazia di Dio.
In lei veramente si è riacceso l’Amore vero in mezzo all’umanità. I pastori e i magi lo hanno contemplato e sono ripartiti pieni di una gioia che non conoscevano e rendendo lode a Dio con tutta la mente e il cuore. Per primi hanno scoperto che in quell’amore si trovava la salvezza: “la grazia di Dio apportatrice di salvezza”.
L’amore che Dio ha riacceso nel grembo di Maria non si spegnerà più perché è più potente di tutte le forze di male e di morte che continuano ad imperversare tra gli uomini e che rendono fosco l’orizzonte della storia umana.
Avvento: un tempo per rinnovarci nell’amore e il Natale sia la festa della carità
Nelle icone del Natale nella Chiesa orientale la culla di Gesù ha la forma della croce e il luogo in cui giace è come un sepolcro. Esse ci aiutano a capire che a Natale è iniziata la lotta dell’amore di Dio contro il maligno e la sua azione distruttrice. Gesù la porterà a compimento sulla croce e, attraverso i tre giorni nel sepolcro, con la sua risurrezione da morte. Come ha invitato i pastori e i magi, invita anche noi ad andare a lui perché il suo amore, riacceso nel grembo della Vergine, si riaccenda anche nei nostri cuori. Questa è la grazia che chiedo per me e per tutti voi nell’anno della Carità che stiamo vivendo in diocesi. Anche l’Avvento sia un tempo per rinnovarci nell’amore e il Natale sia la festa della carità.
Vi invito a trovare tempi per aprire la nostra mente alla preghiera, per fermare la nostra attenzione sulla Parola di Dio, per partecipare alla S. Messa. In questo modo ci accostiamo a Gesù, Sorgente dell’amore perché lui riaccenda il nostro cuore.
Impegniamoci, poi, a diffondere la luce e il calore dell’amore ricevuto con qualche gesto e impegno concreto. Non servono imprese straordinarie. Cominciamo rinnovando sentimenti di affetto, di comprensione, di pazienza con le persone che abbiamo più vicino. Ricordiamoci, poi, di chi è più povero di noi e magari non tanto lontano da casa nostra.
28-11-2014