Cari Fratelli e Sorelle,
abbiamo iniziato la Quaresima di quest’anno entrando in un tempo di prova difficile e imprevedibile, causato dall’aggressione del coronavirus. Il tempo di prova continua lasciandoci nell’incertezza di quando e come ne verremo fuori. Può così sedimentarsi nei cuori una certa stanchezza, che potrebbe spingere a chiudersi nel proprio guscio per non sentire sempre brutte notizie.
A tale tentazione dobbiamo resistere e spero che anche queste parole, che ho pensato di rivolgervi, siano un piccolo aiuto. Esse si aggiungono ad altri messaggi che in diversi modi ho già offerto dall’inizio della Quaresima.
Per resistere assieme è necessario “non perderci di vista l’uno con l’altro”. Questo è il primo invito che faccio a me e a tutti voi.
Il Coronavirus ci costringe malignamente ad isolarci fisicamente gli uni dagli altri. Non deve, però, riuscire a sfilacciare i legami di affetto, amicizia, solidarietà che ci legano.
Le famiglie sono “costrette” a stare più tempo assieme. Sia una bella occasione per guardarsi negli occhi, per aprire reciprocamente il cuore, per ritrovare il gusto del dialogo tra di noi e con il Signore, pregando tutti assieme.
Tante persone si ritrovano, invece, sole in casa e, magari, nel bisogno di beni di prima necessità. Sono molti i volontari che si stanno dando da fare, coordinati dalla Protezione civile, dalle parrocchie, dalle amministrazioni comunali. Li ringraziamo di cuore. Aggiungo, però, che ognuno di noi può fare la propria piccola parte. Se ci pensiamo, ci vengono in mente conoscenti a cui può far piacere ricevere un saluto e scambiare una parola. Facciamo loro una telefonata o inviamo un messaggio; è un piccolo regalo che parte dal cuore e contribuisce a sconfiggere l’isolamento a cui ci spinge questo virus.
Ho nel cuore, poi, i malati che vengono ricoverati e si trovano improvvisamente isolati anche rispetto agli affetti più cari. Non riusciamo, purtroppo, a raggiungerli neppure con il conforto cristiano dei sacramenti. Dio renda merito ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari che stanno loro vicini col cuore oltre che con la loro professionalità. Non dimentichiamoli nella nostra preghiera.
E continuiamo a pregare tutti, in questo momento di prova e, quando possiamo, preghiamo assieme. La preghiera consoliderà quella comunione con Gesù, con Maria e tra di noi che il Corona virus non può rompere.
Brevemente mi soffermo su un secondo invito.
A me e, credo, a tutti voi tornano spontanee queste domande: ma cosa sta succedendo? Perché ci è arrivata addosso questa bufera che sta travolgendo tutto il mondo?
Sono interrogativi difficili. Se leggiamo la Sacra Scrittura, troviamo che se li poneva anche il popolo ebraico quando era sconvolto da guerre e deportazioni e temeva per la sua stessa sopravvivenza. La risposta gli giungeva dai profeti ed era una risposta illuminata dalla fede. Essa conteneva sempre un chiaro invito: “Dio vi chiede di convertirvi”.
Quelle prove e sofferenze erano uno scossone violento con cui Jahvè voleva risvegliare la co-scienza del suo popolo perché si rendesse conto che si era dimenticato del suo Dio e si era allontanato dall’alleanza con Lui per seguire strade di peccato e di rovina.
Anche a noi Gesù risorto vuol dire qualcosa di molto importante in questo momento di grave insicurezza e sofferenza. Ci ripete cioè l’invito con cui cominciò la sua predicazione: “È tempo di convertitevi e di tornare a credere al Vangelo!”.
Cari Fratelli e Sorelle,
accogliamo questo invito di Gesù che è per la nostra salvezza. È importantissima, infatti, la salute del corpo ma dobbiamo riscoprire che più importante è la salvezza dell’anima. È importante salvaguardare la vita fisica, ma più importante ancora è non sprecarla per impegnarla invece in un dono d’amore che durerà per la vita eterna.
È un male grave il coronavirus che ci sta facendo tribolare ed più grave è il male del peccato, le cui conseguenze sulla vita nostra, degli altri e dell’umanità neppure riusciamo a calcolare.
Questa Quaresima “del Coronavirus” sia un tempo di risveglio della nostra coscienza e si riaccenda in noi il desiderio forte di liberazione dalle pesantezze del peccato per avere una co-scienza più leggera, che sa volare sulle ali dell’amore che Gesù ci ha insegnato.
Continuiamo, allora, il nostro cammino tenendoci per mano spiritualmente con la preghiera e continuando ad invocare la nostra Beata Vergine delle Grazie con la preghiera che ho offerto a tutta la nostra Chiesa diocesana:
O Beata Vergine delle Grazie,
clemente Madre nostra,
come i nostri antenati,
torniamo ad inginocchiarci davanti a Te
mentre la nostra salute e serenità
sono turbate da un virus subdolo e invisibile.
Donaci la grazia di ritrovare in noi la fede
che non ci fa sentire soli nella prova
ma accompagnati ogni giorno
dalla Provvidenza di Dio che ci ama come Padre
e dall’intercessione del tuo cuore di Madre.
Rinnova in noi la coscienza
che più grave in noi è il male dell’anima
e facci sentire il desiderio
di essere liberati e perdonati
dai tanti nostri peccati.
Rafforza la speranza
che questa nostra preghiera può essere esaudita.
Per questo affidiamo alla tua protezione
I fratelli e le sorelle malati,
tutti coloro che si stanno dedicando a loro
con coraggio e dedizione,
le famiglie e la comunità friulana,
la Chiesa e tutta l’umanità
Faisi dongje, o cjare Mari,
cun chel vuestri biel Bambin. Amen
+ Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo