Cari Fratelli e Sorelle,
il cammino della Quaresima, segnato quest’anno da ansie, sofferenze ed incertezze generate da un virus imprevedibile quanto aggressivo, ci sta conducendo alla Domenica delle Palme e alla Settimana santa. La Chiesa chiama “santi” i giorni di questa settimana perché sono impegnati a seguire gli ultimi passi che Gesù compie, a piedi nudi, su questa terra. Sono passi “santi” che hanno lasciato in mezzo agli uomini indelebili orme di sangue e di amore; del sangue e dell’amore del Figlio di Dio che a Gerusalemme ha offerto anche il suo corpo di uomo, ricevuto dalla Madre Immacolata, perché l’amore misericordioso di Dio vincesse quel male che avvelena la vita di noi uomini.
A chi vuol essere suo discepolo, Gesù fa un unico invito: “Seguimi! Metti i tuoi piedi sulle orme che io ho impresso. Cammina dietro a me, lungo la strada della mia Via crucis. Lascia a tua volta, dietro a te, orme di amore impregnate di sacrificio verso i fratelli”.
Durante i giorni della Settimana santa, la Chiesa invita i cristiani a partecipare a delle celebrazioni proprie di questi giorni, che conducono a seguire appunto gli ultimi passi della vita di Gesù: dal cenacolo dove condivide l’ultima cena con i discepoli, all’agonia nel Getzemani, all’iniquo processo con la tortura della flagellazione, al cammino verso il Calvario trascinando la croce, alla crocifissione e sepoltura fino al trionfo dell’Amore che vince la morte, ossia alla risurrezione del mattino di Pasqua.
Quest’anno – e lo dico con non poca apprensione– la nostra Settimana santa sarà “spoglia” perché non potremo partecipare alle celebrazioni liturgiche nelle nostre chiese e dovremo rimandare ad altra occasione alcuni momenti importanti di preghiera comunitaria, come le 40 ore di adorazione, la Via crucis, la processione della Croce, le liturgie penitenziali. Una condizione che genera sofferenza diffusa, eppure la accogliamo in ragione di quel rispetto reciproco che è sollecitato dal rischio di contagio del coronavirus. Dunque, una scelta se ci mettiamo le intenzioni giuste, fatta anche questa per amore.
Ma pur se “spoglia”, la prossima settimana potrà essere comunque “santa”. A questo scopo, vi offro alcuni suggerimenti che possono fare del bene alla nostra anima.
Mentre il Papa, il Vescovo e i sacerdoti celebreranno in chiesa, potete unirvi a loro concedendovi adeguati momenti di meditazione e di preghiera. Possono esservi di aiuto le trasmissioni video e audio delle celebrazioni del Santo Padre, dell’Arcivescovo e anche di qualche parrocchia. Grazie a questi mezzi di comunicazione può crearsi una comunione spirituale e di preghiera che ci fa sentire un’unica grande Chiesa riunita attorno al suo Signore innalzato sulla croce per noi. La condivisa sofferenza per non poterci incontrare di persona e pregare assieme, rafforzi il desiderio di tornare con slancio nelle nostre chiese appena sarà possibile.
Mi è caro far giungere un particolare pensiero alle famiglie, invitandole a riunirsi mettendo magari al centro della casa un crocifisso, sentendosi tutti sotto la Croce di Gesù. La diocesi e le parrocchie offrono per questo dei sussidi per aiutare a pregare assieme e a ricordare la passione e i dolori affrontati da Gesù per amore nostro. Il coronavirus sta «costringendo» tutti i membri della famiglia a stare fisicamente assieme in un modo al quale forse non erano abituati. Questa specie di reclusione “monastica” non è scontata e fa toccare talora con mano le difficoltà ad accettarci, in alcuni momenti a sopportarci, e comunque sempre a portare pazienza gli uni verso gli altri.
Ecco allora il mio invito: non restringiamo l’ottica guardandoci negli occhi solo tra di noi, ma assieme, tutti, rivolgiamo lo sguardo e il cuore verso Gesù e Gesù crocifisso. Egli si è fatto innalzare sul palo della croce perché tutti potessimo guardare a lui e accogliere nel nostro cuore l’Amore di Dio impastato col suo Sangue. Lui può medicare e guarirci il cuore, rendendolo più accogliente verso gli altri membri della famiglia e, insieme, varcare con pensiero benevolo i confini della nostra casa, raggiungendo tutta l’umanità oggi dolente.
Vi lascio un ultimo pensiero. La crisi generale creata del coronavirus sta già evidenziando conseguenze anche sul piano economico. Cominciano ad emergere situazioni di persone e famiglie con marcata difficoltà a provvedere addirittura ai bisogni primari. Si apre insomma un tempo in cui sarà necessaria una solidarietà reciproca, molto concreta, tra amici, vicini di casa, compaesani. La Settimana santa sia occasione per aprire occhi e cuore e accorgerci di chi ha bisogno, intrecciando una rete di relazioni fraterne capaci di farsi aiuto concreto.
Gesù, andando verso la croce, ha lasciato dietro a sé orme incancellabili di amore. Seguiamole anche noi, facendoci piccoli buoni samaritani verso chi ha bisogno. Lo Spirito del Signore ci accompagni a vivere una settimana veramente “Santa”.
+ Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo