Il blasone dello stemma di mons. Lamba è particolarmente ricco e presenta ben sei insegne, sei immagini.
Nei primi due quarti, in alto, troviamo rispettivamente la figura dei Santi Patroni aquileiesi Ermacora e Fortunato – vestiti di rosso e con in mano la palma del martirio – e l’aquila d’oro su sfondo blu, eredità patriarcale dai tempi di Bertrando di Saint Geniès. Sono due insegne consuete per gli Arcivescovi di Udine, presenti negli stemmi di tutti i pastori della Chiesa udinese – a eccezione di Alfredo Battisti – fin dai tempi di Zaccaria Bricito (1846-1851).
Nei due quarti inferiori sono presenti quattro insegne: nella sua araldica personale mons. Riccardo Lamba ha voluto richiamare gli incontri che hanno maggiormente influito la sua crescita nella fede e nel servizio e, nel passaggio da Roma a Udine, ha voluto mantenere inalterate (mons. Mazzocato, per esempio, giungendo a Udine da Rovigo cambiò parte del suo blasone eliminando un elemento).
Il sole radioso con il monogramma JHS (Jesus Hominum Salvator), simbolo cristologico diffuso da San Bernardino da Siena, divenne in seguito emblema dei Gesuiti (inteso come Jesum habemus socium), accompagnato dai tre chiodi della Passione; per mons. Lamba il simbolo indica il suo incontro con la spiritualità gesuitica. La seconda insegna è un libro aperto, riferimento alla Parola di Dio da cui la fede e la vita dei credenti sempre hanno origine, nutrimento e forza. Vi è poi il Sacro Cuore di Gesù, un richiamo a quella mitezza e umiltà di cuore che è il modello di ogni pastore nella Chiesa, ma anche un richiamo alla “Pentecoste” del santo romano Filippo Neri, figura cara a mons. Lamba. L’ancora presente nell’ultima insegna è presente anche nello stemma della Società di San Giovanni Bosco e richiama quindi la spiritualità salesiana, oltre a veicolare il contenuto simbolico di speranza, insieme all’idea di fermezza e fedeltà. Accanto all’ancora una stella fa riferimento a quelle che campeggiano sullo stemma carmelitano (nelle sue diverse varianti), richiamando così anche la mistica del Carmelo, altro incontro decisivo nella vita di mons. Riccardo Lamba. Inevitabilmente la stella contiene in sé ed esprime anche l’idea della luce della fede, che sempre deve brillare come guida nella vita del vescovo e di ogni cristiano.
Il motto episcopale
Uno degli elementi caratteristici dello stemma di mons. Riccardo Lamba è il motto episcopale, che il neo Arcivescovo ha tratto dal Vangelo di Giovanni (3,30). Il versetto riporta alcune parole di Giovanni Battista, in latino: «Illum oportet crescere, me autem minui», traduzione di «Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
Nelle parole del Battista è Cristo che deve crescere, a differenza del Battista stesso che invece deve diminuire, cioè lasciar spazio a quella pienezza della Rivelazione che risplende solo nel Figlio di Dio. Con una metafora tipica del Vangelo di Giovanni, i due verbi che esprimono il crescere e il diminuire sono usati in greco anche in riferimento alla maggiore o minore luce che promana dai corpi celesti: questo versetto ha avuto del resto un ruolo significativo nella fissazione della festa di Natale nel solstizio d’inverno, di contro alla fissazione della Natività del Battista sei mesi dopo, quando le giornate cominciano ad accorciarsi.