Omelia nella Santa Messa conclusiva del 50° pellegrinaggio diocesano a Castelmonte (8 settembre 2025)

08-09-2025

Cari fratelli e sorelle,

L’altro giorno mi trovavo a Milano e, in metropolitana, un giovane mi ha avvicinato; vedendomi vestito da prete, mi ha chiesto: «Come mai nella Chiesa ci sono tante persone che si pongono tra noi e Dio? Preti, vescovi, il Papa… Non sarebbe meglio un rapporto diretto tra noi e Dio?».

La sensazione immediata che ho sperimentato è stata quella di aver ricevuto una provocazione. Mentre questo giovane formulava le sue domande, io cercavo di riflettere. Chissà perché questo giovane mi pone tali domande… Cosa mi chiede il Signore tramite lui? E cosa chiede a lui? È proprio vero che ogni circostanza, anche imprevista, è un’occasione di evangelizzazione. Probabilmente dietro a quel tono di provocazione c’era una sincera ricerca. Ho atteso un attimo, poi ho risposto a questo giovane dicendogli che stava cogliendo qualcosa di molto importante della tradizione ebraico-cristiana: Dio ha fatto la scelta di rivelarsi. E lo ha fatto in due modi: direttamente – parlando al cuore di ciascuno di noi – e indirettamente tramite tante persone che ci stanno attorno. Queste modalità non si escludono a vicenda: il più delle volte Dio utilizza una mediazione. Anche questo giovane, in molti modi, ha potuto sperimentare l’amore: con il dono della vita, con gli insegnanti, con i colleghi di lavoro: c’è bisogno di una mediazione.

Questo episodio mi fa pensare alla festa di oggi: Dio ha chiesto la collaborazione di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, perché quest’ultima potesse venire al mondo. E ha chiesto la collaborazione sua, di Maria, e di Giuseppe, per poter far arrivare Gesù nel mondo. Dio ha scelto la mediazione! Maria è stata uno strumento – non passivo – nel piano di Dio.

Gesù stesso ha scelto la mediazione per annunciare il Vangelo, tramite la chiamata degli apostoli e dei discepoli. Il mistero dell’incarnazione e l’evangelizzazione hanno avuto bisogno di mediazione.

Questo è un significato importante della festa che celebriamo: la Natività di Maria. Ma dobbiamo fare ancora un passo: anche la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, è chiamata a mediare e a collaborare perché la salvezza, realizzata una volta per sempre nel mistero pasquale di Gesù morto e risorto per amore nostro, debba essere annunciata a tutti. Ciascuno di noi è chiamato a essere mediatore e mediatrice, come Maria; per questo siamo nati!

Tutto ciò è possibile ogni volta che la Chiesa ascolta la Parola di Dio e lascia che tale Parola si incarni in sé; ogni volta che, come Maria da Elisabetta, ci mettiamo al servizio con le nostre fatiche; ogni volta che, come Maria, la Chiesa indica al mondo che solo Gesù può colmare il desiderio di pace, comunione e unità; ogni volta che, come Maria sotto la croce, stiamo accanto ai sofferenti; infine, ogni volta che, come Maria, si rimane accanto ai discepoli nel cenacolo per favorire la comunione.

La festa della Natività di Maria è anche la nostra festa, perché possiamo riconoscere la mediazione di Maria anche in questa terra quando, 50 anni fa, ha aiutato la nostra gente – e non solo, viste le tante Diocesi che sono accorse in nostro aiuto – a non scoraggiarsi davanti al dramma del terremoto.

Anche noi possiamo essere, dunque, strumenti di salvezza per essere un segno di consolazione e sicura speranza.