OMELIA NELLA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES,PATRONO DEI GIORNALISTI

24-01-2012


 


La festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ci riunisce anche quest’anno nella splendida chiesa della Purità per un momento di preghiera e di riflessione spirituale.


Il Santo Padre, Benedetto XVI, ci offre profondi spunti di riflessione nel tradizionale messaggio che riserva al mondo delle comunicazioni sociali e che viene consegnato proprio oggi alla Chiesa universale in preparazione alla Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebrerà il prossimo 20 maggio.


Mi limito a sottolineare qualche passaggio dello scritto del Papa, invitando tutti alla sua lettura integrale.


 


E’ affascinante e, insieme, provocante già il titolo del messaggio: ‘Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione’. Benedetto XVI invita a riflettere sul legame stretto che unisce silenzio e parola. Solo chi conosce questo legame può fare buona comunicazione.


Apparentemente i due termini potrebbero suonare antitetici perché indicano due esperienze che possono apparire in contrasto tra loro: la parola rompe il silenzio e il silenzio soffoca la parola. Avvertono questo contrasto  tante persone che patiscono il silenzio come un vuoto un po’ inquietante da riempire con parole. I mezzi di comunicazione vanno incontro alla loro incapacità di stare in silenzio riempiendo di immagini e parole tutti gli spazi delle 24 ore della giornata.


 


Ha ragione, però, il Papa quando fa presente che le parole senza spazi di silenzio impoveriscono la qualità della comunicazione rendendola superficiale, ripetitiva, piena di luoghi comuni. Le parole sono suoni che si spengono presto quando sono senz’anima; senza l’anima del silenzio.


S. Agostino, nelle sue profonde introspezioni, parlava di una parola interiore che si forma nel silenzio della mente e del cuore dell’uomo per poi uscire e comunicarsi ad altre menti e cuori. Tutti avvertiamo come una differenza di peso specifico tra le parole che ascoltiamo. Alcune (per non dire molte) sono inconsistenti e scivolano via senza lasciare traccia nella nostra memoria. Altre, invece, penetrano in profondità e risuonano in noi anche dopo anni; sono le parole forgiate nel silenzio di un’esperienza profonda di vita che una persona ci ha donato. Sono parole impregnate di interiorità e di silenzio.


Più una persona conosce l’arte di abitare con se stessa nel silenzio del raccoglimento interiore e più comunica parole ricche di esperienza e capaci di fare del bene a chi ha la gioia di accoglierle in sé.


 


Il Papa aggiunge un’ulteriore e preziosa considerazione sulle condizioni per il dialogo tra persone: Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena’.  Non solo la parola, ma anche il silenzio è componente indispensabile per un dialogo costruttivo che crei comunione reciproca di idee e di cuori. Tante persone patiscono un amaro senso di solitudine pur essendo continuamente in mezzo a gente e in mezzo a parole dette o scritte. Mancano loro dialoghi veri che portino ad una comunicazione di esperienze autentiche e di comunione personale. Non c’è dialogo quando ognuno dei due è preso dal bisogno di parlare e non conosce il silenzio dell’ascolto dell’altro.


 


Potremmo continuare nella riflessione sul rapporto vitale tra silenzio e parola, riprendendo altri spunti del messaggio di Benedetto XVI. Mi limito a sottolineare ancora il valore del testo del Papa  per il nostro tempo nel quale siamo come travolti da un’alluvione di parole che, però, frequentemente creano una comunicazione fragile e di breve durata. Credo che, a volte, anche i professionisti della comunicazione avvertano la nostalgia di parole dense di senso e di profondità. La medicina per guarire e rigenerare la parole umana è il silenzio.


 


Ci è di esempio il patrono dei giornalisti, S. Francesco di Sales. Egli fu uno straordinario comunicatore perché era un profondo contemplativo. I suoi libri furono veri best sellers del tempo perché le persone, leggendoli, si ritrovavano interpretate nelle loro esperienze più profonde di vita. Essi sgorgavano dalla familiarità che questo santo aveva con la propria interiorità dove si raccoglieva in silenzio per ricordare quanto aveva vissuto e confrontarlo con  la Parola del Vangelo.


S. Francesco di Sales  comunichi a noi il gusto del silenzio e del raccoglimento interiore per donare, poi, parole autentiche e significative a quanti ci ascoltano e ci leggono.