(Apoc 21,1-7; Lc 23, 44-46.50-52-53; 24,1-6)
Care sorelle e fratelli,
siamo riuniti per fare una corale preghiera di suffragio nella S. Messa di esequie dell’amato e stimato d. Gianfranco Dri.
Nella lettura del Vangelo abbiamo ascoltato il racconto degli ultimi momenti della passione di Gesù, della sua morte e sepoltura e dell’annuncio della sua risurrezione. Pochi giorni prima della sua crocifissione Gesù aveva rivolto alla gente queste parole: ‘Se uno mi vuol servire mi segua e dove sarò io, là sarà anche il mio servo’.
Adesso che d. Gianfranco è passato da questo mondo al Padre, possiamo dire che l’invito che Gesù rivolse ai suoi discepoli è la sintesi della vita di questo nostro sacerdote.
Il Signore lo ha chiamato a partecipare in modo totale alla sua passione e d. Gianfranco lo ha seguito senza fare resistenza interiore. Ha fatto proprie le parole di obbedienza suprema che Gesù pronuncia prima di spirare: ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito’.
Chi gli è stato vicino nel tempo in cui è stato ospite in Fraternità, mi ha raccontato che lo si vedeva concentrarsi in modo particolare sull’invocazione del Padre nostro: ‘Sia fatta la tua volontà’.
Personalmente lo ho frequentato negli ultimi due anni, quando la malattia progressiva lo aveva reso gravemente inabile. Mi è sempre rimasto impresso il sorriso con cui mi accoglieva e con cui mi ha salutato per l’ultima volta il mercoledì santo. Era un sorriso velato dalla sofferenza ma che faceva trasparire una serenità più profonda e un affidamento disarmato, senza resistenze. Anche senza parole, quel sorriso diceva ‘sia fatta la tua volontà; nelle tue mani consegno il mio spirito’.
Ascoltando in questi giorni le testimonianze di chi lo ha conosciuto più di me, ho capito che d. Gianfranco è giunto alla sua via crucis finale dopo aver maturato una profonda spiritualità sacerdotale che gli ha dato la grazia e la forza di portare la croce, dietro a Gesù, fino all’olocausto, fino alla totale consumazione nell’obbedienza al Padre e nel dono di sé alla Chiesa.
Le testimonianze mi hanno descritto D. Gianfranco come un sacerdote dal carattere delicato, discreto, piuttosto riservato; non però, per chiusura verso gli altri ma ‘ penso io ‘ per una delicatezza d’animo che ha come pudore a manifestare troppo il proprio mondo interiore.
Nel suo mondo interiore coltivava una seria e profonda vita spirituale di credente in Gesù e di sacerdote. Essa traspariva nella sua predicazione, che ha lasciato il segno negli animi dei fedeli, e nella cura per la preghiera e per le celebrazioni liturgiche.
La sua spiritualità sacerdotale si è rivelata anche nel modo di essere pastore dentro la comunità cristiana, specialmente di Reana del Roiale dove è stato parroco per 32 anni dopo essere stato cappellano ad Ampezzo, Moggio, Ovedasso e parroco per alcuni anni a Cavalicco.
Quando, provato dalla malattia, ha dovuto salutare Reana ha lasciato una comunità organizzata e vivace grazie alla sua carità intelligente di pastore. Ha saputo animare tutte dimensioni più importanti della vita di una parrocchia dalla liturgia, alle feste tradizionali, alla catechesi, alla carità, ai momenti aggregativi.
Grazie alla sua umanità, formata nell’amore di Gesù buon Pastore, sapeva accogliere e ascoltare le persone con rispetto e delicatezza. Sapeva dare spazio alla responsabilità dei laici cercando che ognuno potesse esprimere il suo dono nella comunione e nella collaborazione tra tutti. Per promuovere questa comunione ha impegnato equilibrio e pazienza, virtù richieste ad una vera guida nella Chiesa.
Il suo amore ha avuto anche delle espressioni di rara fedeltà specialmente nei confronti dei sofferenti. I sofferenti non li ha incontrati solo in parrocchia ma anche in famiglia, tra gli affetti più vicini. Ha assistito ininterrottamente prima una zia e poi, per lunghi anni, il fratello tornato gravemente menomato dalla missione in Africa.
Dalle testimonianze ascoltate ‘ da cui ho ricordato solo qualche aspetto ‘ mi pare di aver percepito che la spiritualità di d. Gianfranco si è rivestita anche di una grande umiltà. Credo che un’umiltà matura lo abbia accompagnato specialmente negli ultimi anni di parroco a Reana quando ha dovuto accettare limiti fisici sempre più gravi a causa delle infermità che si accumulavano; limiti che gli impedivano di fare il parroco con l’efficienza che avrebbe voluto e gli chiedevano di accettare sostegno e aiuto nelle necessità personali. Con umiltà ha, infine, vissuto l’ultimo periodo di vita in Fraternità sacerdotale; il tempo della via crucis più sofferta ed esigente fino alla croce dell’obbedienza totale: ‘Sia fatta la tua volontà’.
Citavo all’inizio la promessa di Gesù: ‘Dove sarò io, là sarà anche il mio servo’. Gesù ha chiamato a sé d. Gianfranco il lunedì di Pasqua e, nella speranza, siamo certi, che ha anche mantenuto la promessa: dove è Gesù risorto ora c’è anche d. Gianfranco suo servo e sacerdote fedele. Preghiamo perché, dopo i giorni della purificazione e della croce, Gesù lo porti in quella sua dimora dove ‘ come ci ha rivelato il testo dell’Apocalisse ‘ ‘non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate’.
A noi rimanga a lungo la memoria della testimonianza di un autentico sacerdote che ha saputo seguire Gesù anche per una strada straordinariamente stretta di croce di purificazione. Quanto il sacrificio di d. Gianfranco abbia fatto e farà del bene alla sua e nostra Chiesa diocesana lo capiremo un giorno.
Con la stessa carità purificata, che ha avuto nel cuore, interceda ora per noi, per i suoi confratelli sacerdoti e per ottenere nuovi sacerdoti della sua stessa qualità spirituale.