Cari fratelli e sorelle,
l’evangelista Giovanni all’inizio del racconto della Passione, morte e risurrezione di Gesù pone una frase che suona come un titolo: «Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, lì amò sino alla fine». Tutto ciò che Gesù ha detto e ha compiuto negli ultimi tre giorni di vita terrena fino alla morte in croce è stato amore puro, amore «sino alla fine». Iniziò con un gesto sorprendente: nell’ultima cena si alzò da tavola, depose le vesti, si mise il grembiule del servo e si inginocchiò davanti ad ognuno degli apostoli, compreso Giuda, per lavargli i piedi. Concluso questo servizio che spettava all’ultimo servo della casa, si alzò e diede il suo comando: «Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi».
Stiamo vivendo in diocesi l’Anno della carità. Ed è proprio la Carità di Dio che risplende dal volto e dal cuore di Gesù crocifisso e che nel giorno della sua risurrezione egli ha diffuso su tutta la terra. Papa Francesco ha indetto l’Anno Santo della Misericordia e noi ci troviamo subito in piena sintonia con lui perché stiamo meditando l’amore senza fine di Gesù che è misericordia senza misura e senza condizioni.
In queste feste della Santa Pasqua mettiamoci in ginocchio sotto il Crocifisso per accogliere in noi la sua misericordia che ha riversato su Pietro pentito e sul ladrone che stava morendo in croce accanto a lui. È questo suo amore senza fine che può guarire il nostro cuore, sempre un po’ indurito e ferito.
Col cuore sanato e trasformato possiamo alzarci e andare verso i fratelli mettendo in pratica il comando di nostro Signore: «Lavatevi i piedi gli uni gli altri seguendo il mio esempio». Prenderemo tra le mani piedi sporchi di polvere per la tanta strada fatta, o piagati a causa di debolezze e difetti, o incrostati di ansie e paure per il futuro; piedi piccoli di bambini non rispettati o raggrinziti di anziani che trascinano gli ultimi passi su questa terra.
Come Gesù, inginocchiamoci davanti a loro versando dal nostro cuore l’acqua della misericordia che purifica e guarisce. L’abbiamo ricevuta noi, per primi, dal Cuore squarciato del Crocifisso e, come vasi comunicanti, la doniamo a chi è più povero nel corpo e nello spirito.
Prendiamoci l’impegno per Pasqua di donare un sorriso e un momento di sollievo almeno ad un fratello o ad una sorella che ha i piedi stanchi e feriti per la fatica del vivere. Sarà Pasqua di risurrezione per loro e per il nostro cuore.
02-04-2015