Omelia in occasione dell’incontro annuale promosso dall’Ente Friuli nel mondo – Muris di Ragogna – 31 luglio 2016

03-10-2016

Autorità, sorelle e fratelli rappresentanti dei Fogolârs Furlans sparsi nel mondo, fedeli tutti,

la XIII Convention e l’incontro dei friulani nel mondo di quest’anno si colorano della memoria del 40° anniversario del terremoto. Anche l’Arcidiocesi di Udine ha ricordato questo evento, tragico e grande insieme, con una solenne Santa Messa nel duomo di Gemona la sera del 5 maggio scorso. Desideriamo, infatti, che non si spenga quel sentimento spontaneo apparso scritto sui muri delle case diroccate: «Il Friûl al ringrazie e nol dismentee». Ma che cosa non vogliamo dimenticare ma, piuttosto, tramandare anche ai nostri figli?

 

Certamente non vanno dimenticati il coraggio e la straordinaria forza d’animo mostrata dal popolo friulano, la capacità di unire menti, cuori e braccia in una catena di collaborazione, la commovente gara di solidarietà che ha richiamato in Friuli diocesi, parrocchie, organizzazioni, associazioni italiane ed europee. Vogliamo resti vivo nella memoria – e lo avere fatto ieri – l’immediato accorrere dei Fogolârs furlans di tutto il mondo richiamati dall’invocazione di aiuto della loro casa e della loro terra ferita.

 

C’è, però, qualcosa d’altro che, a 40 anni dal terremoto, è assolutamente importante non dimenticare. Da quale sorgente hanno attinto i friulani quelle straordinarie energie fisiche, intellettuali e morali grazie alle quali hanno realizzato assieme la grande ricostruzione?

 

Nei momenti di prova un uomo, prima ancora che chiedere aiuti all’esterno, cerca spontaneamente dentro di sé la convinzione e la forza per non cedere ma per reagire e superare.

 

Subito, in mezzo alle macerie, i friulani hanno trovato dentro se stessi la molla, il segreto per reagire e ripartire. La spinta più profonda per la ricostruzione è partita dall’anima dei friulani e del popolo friulano; un anima forte, formata alla fede e alla speranza, un’anima profondamente cristiana.

 

Mons. Battisti, da grande pastore, ha capito subito quanto fosse importante quest’anima cristiana che i friulani custodivano dentro le loro coscienze. Ha cominciato a ricordarlo già nel 1980, in piena ricostruzione, lanciando un invito accorato: «Vecje anime dal Friûl no sta’ murì». Temeva, infatti, che nel fervore di ricostruire fabbriche, case e chiese, entrasse anche in Friuli la tentazione al secolarismo e al consumismo che già percorreva l’Italia e l’Europa.  Intuiva, con sguardo profetico, che quella tentazione poteva avere la forza di sradicare: «Dall’anima di un Popolo i valori profondi … di sconvolgere la fede e l’anima più vera e profonda». Merita rileggere, in proposito, la sua lettera pastorale del 1992: «Par un popul ch’al nol vueli spari». Permettete che come successore del compianto Mons. Battisti e a 40 anni dal terremoto, faccia mio il suo appello che resta di impressionante attualità: «Vecje anime dal Friûl no stà murì».

 

Nelle nostre commemorazioni di quella straordinaria esperienza non dimentichiamo che il Friuli è risorto perché era un popolo con una forte anima cristiana. Non dimentichiamo quest’anima come, purtroppo, sta succedendo in Europa. Il risultato lo stiamo tristemente constatando quasi quotidianamente. Nel vuoto lasciato dalla perdita dell’anima germogliano germi di violenza e di morte sconcertanti perché assurdi; il male è sempre assurdo.

 

A questa verità ci ha richiamato Gesù nella parabola del ricco stolto che abbiamo ascoltato dal vangelo. All’uomo che aveva faticato giorno e notte per anni per raggiungere la sicurezza economica, Dio rivolge una domanda inquietante: «Stolto, questa notte ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?». Quando l’uomo trascura l’anima, crea dentro di lui un vuoto che fa perdere il valore a tutti i beni materiali che egli può aver accumulato; un vuoto che sgretola i rapporti con le persone, anche le più vicine.

 

Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo la nostra anima cristiana alla quale hanno attinto speranza e forza i friulani in mezzo alle macerie del terremoto. Questo è il patrimonio da trasmettere ai figli. Per sperare, i giovani hanno bisogno di anima e di spiritualità come ci stanno testimoniando in massa proprio in questo momento a Cracovia nella Giornata Mondiale della Gioventù, pregando nella Santa Messa con Papa Francesco.