Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, Luca ci racconta che Gesù era sempre in cammino verso Gerusalemme perché quella era la meta della sua vita e della sua missione. A Gerusalemme lo attendeva la croce sulla quale avrebbe donato tutto il suo amore per noi uomini e, dalla croce, passando per il sepolcro, sarebbe entrato nella risurrezione, annientando il male e la morte. Mentre camminava egli si rivolgeva personalmente a qualcuno che incontrava e lo invitava: «Tu seguimi», «Tu cambia tutti i progetti e i programmi della tua vita e vieni dietro a me, senza tentennamenti, senza perdere tempo a salutare i tuoi parenti o a seppellire tuo padre». Così era successo per Eliseo che un giorno, mentre era al lavoro con dodici paia di buoi, vide arrivare il grande profeta Elia che gli gettò addosso il suo mantello e gli disse: «Tu sai cosa ho fatto per te», «Ti ho portato la volontà di Dio che ti ha scelto ad essere il profeta che continuerà la mia missione».
Oggi don Carlos ci assicura che così è successo anche a lui. Gesù lo ha raggiunto nella lontana Colombia e gli ha detto: «Tu seguimi», «Abbandona i tuoi progetti e il lavoro a cui ti stai preparando e vieni dietro a me per essere ministro della mia Parola e dispensatore della mia salvezza in quella terra e tra quelle persone che io ho deciso». La terra decisa da Gesù per don Carlos non era la nativa Colombia, ma il lontano Friuli e così egli è arrivato da noi percorrendo le vie di tanti immigrati; apparentemente sembrava uno di loro, ma di fatto era condotto dalla chiamata di Gesù. Di questa chiamata don Carlos si è reso conto un po’ alla volta perché Gesù prende l’iniziativa per primo e non apre una trattativa per sentire se la persona che chiama è interessata e disponibile; Lui chiama: «Tu seguimi». Don Carlos è stato aiutato a capire la sua vocazione dalla comunità cristiana di Marano Lagunare e, in primis dal parroco don Elia Piu, che abbiamo la gioia di avere con noi a concelebrare; successivamente è stato aiutato dal seminario nel quale egli è entrato e nel quale ha percorso sei anni di discernimento e di formazione scoprendo sempre più cosa Gesù voleva per la sua vita e rispondendo con crescente generosità.
Grazie a questo percorso don Carlos è arrivato oggi in cattedrale per essere ordinato sacerdote per la Chiesa di Udine. Non è qui davanti a noi per calcoli propri o per i progetti dei suoi genitori, che pure hanno accolto con tanta disponibilità le scelte del figlio e lo hanno accompagnato, anche se da lontano, con la fede e la preghiera. È qui perché – potremmo dire – è stato rapito dalla chiamata personale di Gesù e perché lo Spirito Santo lo ha illuminato a riconoscerla e gli ha aperto il cuore per avere la generosità di dire: «Eccomi! Io ci sono e metto nelle tu mani la mia vita».
So che il cuore di don Carlos è pieno di meraviglia, di gioia e di riconoscenza verso il Signore Gesù perché lo ha scelto e ha reso preziosa la sua esistenza. Nella lettera ai Galati abbiamo sentito questa affermazione di Paolo: «Cristo ci ha liberati per la libertà». In questo momento don Carlos può darci testimonianza che le parole dell’apostolo sono profondamente vere. Con la sua chiamata, Gesù lo ha condotto sulla strada della vera libertà; la libertà di non trattenere per sé la vita ma di metterla a disposizione del Regno di Dio. È la libertà che, con parole forti, chiese a quell’uomo che voleva seppellire il padre prima di seguirlo: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annuncia il Regno di Dio».
Con l’ordinazione sacra, l’esistenza di don Carlos sarà per sempre consacrata unicamente ad annunciare il Regno di Dio che, con Gesù, è giunto in mezzo a noi e si diffonde mediante l’opera missionaria della Chiesa.
Cristo lo ha veramente reso libero; lo ha reso libero con la sua chiamata che a don Carlos ha chiesto tutto per amore e solo per amore verso il suo Signore e verso la Chiesa e i fratelli.
Ci uniamo anche noi alla commossa preghiera di ringraziamento a Dio che don Carlos esprime dal profondo del cuore per la straordinaria e immeritata grazia che ha trasformato la sua vita. E invochiamo – come faremo solennemente tra poco. lo Spirito Santo perché lo consacri presbitero e lo mantenga fedele al suo ministero fino alla santità.
Preghiamo, infine, il Padrone della messe perché continui a guardare la sua e nostra Chiesa di Udine e non le faccia mancare altri giovani che, come d. Carlos, rispondano «eccomi» alla voce del Buon Pastore che li invita: «Tu seguimi». Lo seguano affascinati dalla libertà che gode chi segue senza Gesù senza riserve.
Cattedrale di Udine, 26 giugno 2016