‘COLLABORATORI DI DIO’ (1 Cor 3,9)
RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO AI CATECHISTI E ANIMATORI
Saluto con tanto affetto e riconoscenza tutti e ognuno personalmente. Ho invitato a questo incontro tutti coloro che si dedicano alla formazione cristiana dei nostri bambini, ragazzi, adolescenti e giovani; dai catechisti che preparano i genitori al battesimo del figlio, ai catechisti dei fanciulli delle elementari che ricevono i sacramenti della Penitenza e della Prima Comunione, agli animatori e catechisti che seguono i ragazzi delle medie e gli adolescenti e giovani che si preparano al sacramento della Confermazione e proseguono, dopo, un cammino di formazione.
1. Abbiamo il dono dello Spirito Santo di essere maestri della fede
Vi ho invitati tutti assieme perché abbiamo in comune un dono dello Spirito Santo: la passione per i piccoli e i ragazzi che crescono e il desiderio di ‘collaborare alla loro gioia’ (per usare le parole dell’apostolo Paolo in 2 Cor 1,24).
Non c’è gioia più grande di quella che dona Gesù: ‘Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’ (Gv 15,11).
Noi abbiamo la grazia di conoscere la gioia profonda che viene dalla fede in Gesù Cristo, dalla speranza in lui, dalla scoperta delle sue Parole che penetrano nel profondo del cuore. Desideriamo vederla brillare anche negli occhi e nei dei bambini e dei giovani che incontriamo.
Se siamo riuniti oggi in Cattedrale è perché il Signore ha messo nell’animo di ognuno di noi lo stesso desiderio di far scoprire la gioia di Gesù ai nostri figli. Il desiderio è diventato disponibilità e impegno ad essere catechisti, animatori, educatori alla fede delle nuove generazioni della nostra Chiesa.
Questo è un dono che lo Spirito Santo ci ha fatto: essere maestri della fede (Rom 12,7). E’ bello riconoscere che nella nostra Diocesi siamo in tanti ad averlo ricevuto. L’ho ricevuto io, come Vescovo, con la responsabilità di primo catechista nella Chiesa che mi è stata affidata. Lo hanno ricevuto i sacerdoti, responsabili della trasmissione della fede nelle comunità cristiane. Lo avete ricevuto voi ‘ diaconi, consacrate, laici ‘ che collaborate a far conoscere Gesù e la sua Bella Notizia a tanti piccoli e giovani.
Vi ho chiamati a questo incontro perché vi sento particolarmente uniti a me nel ministero di Maestro della fede ed educatore alla vita bella secondo il Vangelo. Insieme stiamo prendendo sul serio il comando di Gesù: ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandi nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato’ (Mt 28, 19). Stiamo impegnando tempo, energie e doti perché continui in Friuli, tra i ragazzi che si affacciano alla vita all’inizio del terzo millennio, l’annuncio di Gesù e l’educazione a vivere come lui ci ha insegnato.
Vedo in voi una benedizione di Dio Padre sulla nostra Chiesa di Udine della quale rendo grazie a Lui e, di cuore, ringrazio ognuno di voi a nome anche di tante famiglie e dei loro figli.
2.
Al ringraziamento desidero aggiungere subito una parola affettuosa di incoraggiamento. Non è facile oggi nei nostri paesi il servizio di catechista e animatore. Ci dobbiamo confrontare con tante difficoltà: l’irrequietezza dei ragazzi, le tante distrazioni che riempiono la loro testa, la concorrenza dello sport e di altri interessi, la poca disponibilità dei genitori ..
A volte è messa duramente alla prova la speranza che il nostro sforzo porti a qualche risultato utile perché ci pare che la nostra voce e il nostro esempio si disperdano in mezzo ad una miriade di altre voci e di comportamenti che si rivolgono ai bambini e ai giovani.
Per fare i catechisti è necessario pregare spesso lo Spirito Santo perché rafforzi in noi la virtù della speranza, quella che ha la forza di ‘sperare contro ogni speranza’ come Abramo (Rom 4,18).
Essa non è sostenuta, prima di tutto, dalla fiducia nell’efficacia dei nostri metodi, delle nostre parole, degli strumenti usati; anche se dobbiamo mettere nella catechesi le nostre migliori risorse.
La festa di Cristo Re dell’universo, che oggi
Un segno della potenza di Gesù, morto in croce e risorto, è l’efficacia della predicazione del Vangelo. A dodici uomini, anche poco preparati culturalmente, ha consegnato il suo Vangelo da predicare, non solo ai vicini di casa, ma a tutto il mondo. Era un’impresa umanamente assurda; era ‘contro ogni speranza’. Eppure la parola degli evangelizzatori si è fatta strada. E’ giunta anche nella grande città romana di Aquileia, portata per lo più da gente semplice che non aveva alcun rilievo sociale per farsi ascoltare. Quella parola doveva ragionevolmente spegnersi in mezzo alla confusione di parole e attività della città pagana.
Invece ha convertito, un po’ alla volta, quella città e ha generato nelle nostre terre una civiltà cristiana di cui ancora godiamo.
Noi, come predicatori e catechisti, stiamo comunicando alle nostre nuove generazioni proprio quella Parola; che non è parola umana ma Parola di Gesù Cristo che ha vinto il mondo, Parola potente del suo Vangelo.
Su di essa fondiamo la nostra speranza e continuiamo a diffonderla in mezzo anche alla confusione di immagini e messaggi della società attuale; simile, in parte, a quella del tempo di Aquileia.
3. Una mia lettera ai catechisti per aprire un dialogo con voi.
Sostenuti dalla speranza continuiamo il nostro prezioso servizio di trasmettere la fede in Gesù Cristo e aiutare i piccoli e i giovani a formarsi la coscienza secondo il Vangelo.
Sapendo anche le fatiche che dovete affrontare, considero uno dei miei compiti primari di Vescovo e Pastore della Diocesi quello di essere vicino ai catechisti e di camminare con loro.
Per questo oggi desidero aprire un dialogo con voi e lo faccio in due modi: iniziando degli incontri periodici (almeno annuali) con tutti i catechisti e animatori e consegnando una lettera che ho scritto appositamente per voi, dal titolo: ‘Il lievito e il buon pane’.
Non commento in questo momento il contenuto della lettera. Piuttosto, vi raccomando di leggerla personalmente e di confrontarvi su di essa nei vostri incontri.
In essa, infatti, ho cercato di precisare che cosa significa fare catechesi e formazione dentro
Mi sono limitato a scrivere solo i punti più importanti; tanti altri aspetti potremo riprenderli nel nostro futuro dialogo.
I punti, però, che ho precisato sono essenziali perché ci vengono dalla lunga tradizione della Chiesa e sono sempre i più decisivi per un’opera di catechesi e di formazione cristiana efficace.
Per questo sarà bello che ci confrontiamo su quanto ho scritto sulla lettera che vi consegno. Sarà un aiuto per essere tra di noi in comunione ed avere gli stessi obiettivi ovunque offriamo il nostro servizio di educatori alla fede.
Come leggerete, mi sono fatto guidare dalla parabola evangelica della donna che impasta la farina e il buon lievito per ottenere un pane fragrante. Il buon pane è il cristiano maturo che profuma di Vangelo. Esso nasce dal lavoro di una donna (l’opera del catechista nella Chiesa) che sa impastare la farina (la pasta umana di cui è formato ogni uomo) con la giusta misura di lievito (cioè, la grazia che Gesù dona con lo Spirito Santo).
4.
Non voglio concludere la mia riflessione senza ricordare un’altra importante lettera pastorale che ho consegnato in Diocesi nei mesi scorsi.
E’ stata scritta dai quattro Vescovi delle Diocesi della Regione e ha per titolo: ‘Seguitemi, vi farò pescatori di uomini’. Essa offre importanti indicazioni per sostenere e accompagnare in ogni Diocesi i ragazzi, i giovani e gli adulti che Gesù chiama a diventare sacerdoti.
La prima cosa che colpisce è la decisione dei Vescovi di scrivere assieme questa lettera pastorale. E’, certamente, un fatto straordinario che rivela quanto le Chiese del Friuli Venezia Giulia abbiano bisogno di nuovi sacerdoti.
Tutti dobbiamo condividere questa preoccupazione dei Vescovi, almeno per due motivi.
Dare il nostro contributo per sostenere coloro che sono chiamati al sacerdozio è segno che amiamo la nostra Chiesa perché, come richiamava Giovanni Paolo II, ‘senza sacerdoti
E’ segno, poi, che amiamo sinceramente i nostri ragazzi e giovani. Infatti, aiutarli a capire e seguire la propria vocazione è un grande gesto d’amore perché in essa troveranno la vera realizzazione della vita. La vera gioia nasce solo dal dono totale e definitivo di se stessi; cioè, nel seguire la propria vocazione.
Non mi soffermo a presentare il contenuto neppure di questa lettera pastorale, che rinvio alla lettura personale.
Invito, invece, voi catechisti a sentirvi diretti collaboratori nel sostenere e seguire i ragazzi, adolescenti e giovani che hanno nel cuore il desiderio (più o meno chiaro) di diventare sacerdoti.
Gli educatori e i giovani del seminario animano varie iniziative di proposta e accompagnamento vocazionale per tutte le età, dai ragazzi agli adulti. Vi invito a prendere visione di queste iniziative e collaborare con esse.
Parlate, poi, della vocazione e della vocazione al sacerdozio negli incontri di catechesi e di formazione. Se qualche ragazzo manifesta il desiderio di capire meglio la sua vocazione o di diventare prete, siate voi i primi ad ascoltarlo con stima e interesse.
Conclusione
Carissimi catechisti e animatori, Dio nostro Padre ci tenga in comunione e ricompensi con le sue grazie la fede che donate alle nuove generazioni e la vostra fedele generosità. Maria sia vostro modello e Madre.
+ Andrea Bruno Mazzocato
21 novembre 2010
Solennità di Cristo Re