Omelia nella Messa del pellegrinaggio diocesano a Castelmonte (8 settembre 2024)

08-09-2024

Nella storia della Chiesa la devozione mariana è sempre stata molto viva, come ci testimoniano le memorie liturgiche, gli inni ed i canti mariani, le processioni, i santuari e le cattedrali, le chiese, le edicole dedicate alla B.V. Maria.

Oggi noi celebriamo la Festa della Natività di Maria che, insieme all’Annunciazione, all’Assunzione e alla relativamente recente Solennità dell’Immacolata Concezione, rappresenta una delle Feste mariane più significative.

Immagino però che, dopo aver ascoltato il Vangelo appena proclamato, anche voi siate rimasti un po’ stupiti perché si tratta della versione di Matteo di come è avvenuta la nascita di Gesù e non di Maria!

Se si fosse trattato di un tema, la cui traccia da svolgere fosse stata “La natività di Maria”, qualunque insegnante di lettere avrebbe probabilmente assegnato la sufficienza, ma avrebbe commentato “però sei finito fuori tema!”

La verità è che di fatto della “Natività di Maria” non parla nessun testo del Nuovo Testamento: non c’è alcun indizio di questo evento. Non si sa né dove, né quando, né da chi è nata la B.V. Maria! Un vuoto che è stato colmato da alcuni racconti che si trovano in un testo apocrifo, “Protovangelo di Giacomo”, con l’indicazione di Gioacchino e Anna come genitori, ed a questa tradizione poi si è ispirata nei suoi affreschi la Scuola di Giotto. Ma di fatto non ci sono altre informazioni!

Questo ci porta a fare una prima importante considerazione: Dio è l’unico che sa tutto della Madonna! Dio sa di Lei: la sua famiglia, il suo concepimento, la sua nascita, la sua infanzia, la sua adolescenza, la sua giovinezza, il suo rapporto con Giuseppe, il suo travaglio nel dire “Sì” all’Angelo, il suo essere madre di Gesù bambino, ragazzo, uomo; il suo rapporto con i discepoli di Gesù suo Figlio.

Questo è vero anche per le nostre storie personali: come quella di Maria, le nostre esistenze, così intrecciate con tante altre esistenze e così esposte sui “social”, sono molto più complesse di quanto le apparenze dicano, ma sono sempre tutte caratterizzate da una relazione unica, intima, profondissima con quel Dio, che ci ha chiamati a essere nel silenzio, partecipi e protagonisti di una grande storia si salvezza, il cui fine è il godimento dell’amore di Dio qui su questa terra e per l’eternità dopo la nostra morte.

Quante cose noi non sappiamo, ma Dio sa e custodisce nel silenzio di questa storia di salvezza!

Una seconda considerazione che viene da fare in questa festa è che Dio per dare compimento alla storia di salvezza con l’Incarnazione del Figlio Suo Gesù Cristo, ha operato attraverso una vera donna, che potesse diventare la madre di Gesù.

Dio non ha distrutto la creazione, ferita dal “peccato delle origini” che è all’origine di ogni peccato, ma ha voluto inserirsi in essa attraverso la nascita di una bambina che, una volta diventata donna, fosse capace di dialogare liberamente, di rispondere responsabilmente, di mettersi in gioco totalmente con Lui in una storia nuova.

Concepita senza peccato originale, sin dalla nascita noi riconosciamo in Lei la capacità di accogliere la Grazia di Dio senza “se”, “ma”, “a patto che”: perciò quando ci rivolgiamo a Lei nella preghiera diciamo “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te; Tu sei benedetta fra tutte le donne”.

Nella Natività di Maria, noi gioiamo del fatto che Dio non solo non si è pentito del suo progetto iniziale (la comunione d’amore fra Lui, Creatore, e noi, creature) ma lo ha rinnovato nel Suo Figlio Gesù Cristo, avvalendosi della collaborazione libera e consapevole di questa donna giovane, umile, senza “titoli”.

La Natività di Maria è perciò un segno di “speranza”: la storia, al di là delle apparenze, non è una corsa inesorabile verso un precipizio di morte!

Grazie alla Natività di Maria noi possiamo ancora sperare (anche in un mondo così complesso e per tanti versi ambivalente, ambiguo, segnato dalla corruzione e dalla presunzione che ciò che conta è il successo, il potere, l’apparire, il denaro) perché Dio opera non “nonostante” ma “proprio nella” piccolezza umana: è Lui infatti l’Onnipotente capace di fare grandi cose, di rovesciare i potenti dai troni e di innalzare gli umili, come esulta Maria nel Magnificat.

Il pellegrinaggio al Santuario Mariano a Castelmonte è nato come espressione di fede di un popolo, passato attraverso la terribile sofferenza materiale e morale conseguente al terremoto di quasi 50 anni fa, ma anche come espressione della speranza di poter rinascere da questa dolorosissima esperienza: così è stato per molte famiglie e molte comunità che hanno ripreso a vivere ed operare.

Noi oggi siamo qui per chiedere alla Madonna che interceda presso il Figlio Suo affinché, docili come Lei alla Grazia di Dio, anche noi possiamo essere collaboratori consapevoli della storia della salvezza operata da Dio e segno di speranza per l’umanità del nostro tempo, che se da una parte sembra aver smarrito il senso della propria esistenza, dall’altra vi anela come un bambino che al termine della gravidanza spinge nel grembo della madre per venire alla luce.