Nell’Anno della Speranza dedicherò le quattro catechesi quaresimali a questa virtù teologale. In particolare, mi soffermerò su quattro situazioni della vita del cristiano nelle quali egli può fare esperienza del dono della speranza. Parlo di dono perché la speranza cristiana è opera dello Spirito Santo. L’esperienza della speranza non è certamente esclusiva dei cristiani e la sete di speranza è nel profondo di ogni cuore umano. Gesù è venuto incontro a questa sete donando il suo Santo Spirito che riempie il battezzato di una speranza che supera ogni attesa umana. Egli fa la consolante esperienza che la speranza che si trova nel cuore è opera dello Spirito di Dio; è, appunto, virtù teologale.
Una prima esperienza di speranza per il cristiano è il perdono di Dio sui suoi peccati. L’evangelista Giovanni, ce lo rivela nell’episodio della donna adultera perdonata da Gesù.
A causa del suo grave peccato quella donna era destinata a terminare la propria vita nella disperazione, nella morte per lapidazione. Il perdono di Gesù cambia completamente la sua sorte e le dona la possibilità di una vita nuova. Dalla notte della disperazione si apre la luce della speranza grazie al perdono ricevuto.
Nel racconto evangelico ci viene rivelato che il perdono di Dio distrugge il male e apre alla speranza e alla vita in due modi
1. Distrugge il male e riaccende la speranza, prima di tutto, nel cuore della donna peccatrice.
Essa era diventata adultera prima nel cuore che nell’azione esterna. Aveva ceduto alla tentazione diabolica di chiudere il cuore attorno alla soddisfazione dei suoi bisogni egoistici. Aveva ricevuto da Dio un cuore che poteva essere una sorgente di vita e di amore da donare al marito e ai figli. Lo aveva trasformato in un sepolcro chiuso e insensibile verso le persone a cui doveva amore e fedeltà. Il peccato era per lei una vera condizione di chiusura alla comunione e, quindi, di morte. Era una chiusura nei confronti di Dio perché disprezzava i doni ricevuti: la vita, il cuore per amare, il corpo da donare. Era una rottura di comunione con il marito e i figli che con insensibilità aveva estraniato da sé.
Gesù le si avvicina con la misericordia di chi non vuol vederla finire nel fallimento totale della sua vita, fino alla morte; che stava diventando anche fisica. Egli è venuto non per condannare i peccatori ma perché abbiano una vita nuova e in abbondanza. ‘Misericordia vuole e non sacrificio’. Per questo si fa alleato della donna per liberarla dal male che le ha rovinato il cuore. Lotta con lei e per lei donandole una forza nuova: la forza del suo perdono. E’ una forza che solo Dio può dare perché il peccatore è troppo debole contro la tentazione del male.
Il perdono di Gesù non è solo una parola o un sentimento, ma è la potenza dello Spirito Santo che Gesù fa entrare nel peccatore perché gli cambi il cuore e lo liberi dal male. E’ il dono pasquale che Gesù risorto fece ai discepoli nel cenacolo: ‘Soffiò su di loro e disse: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi’.
La donna torna nella sua famiglia avendo il cuore rinnovato dal perdono di Gesù che le ha mostrato il suo amore misericordioso e dalla forza dello Spirito Santo che la rende capace di amare. Grazie a questo dono divino ella potrà vivere secondo l’invito di Gesù: ‘ Va’ e d’ora in poi non peccare più’.
2. Il perdono di Gesù rompe anche la catena di male che rovina i rapporti sociali e dona la speranza che sia possibile vivere rapporti di perdono reciproco, di fraternità e di comunione.
La donna adultera è trascinata davanti a Gesù dai capi religiosi che erano pronti ad applicare la legge che prevedeva l’esecuzione capitale della lapidazione per un tale reato. Essi hanno già le pietre in mano convinti di essere nel giusto, secondo la legge. Di fatto, nei loro cuori si annida il sentimento negativo della vendetta: distruggere il male con un altro male; cancellare un adulterio con un omicidio. Ma il male non si distrugge con un altro male; anzi, in questo modo si genera una catena di male. L’esecuzione capitale per lapidazione avrebbe suscitato sete di ulteriore vendetta da parte di coloro che erano legati alla donna.
Solo il perdono di Gesù spezza la catena del male. Fa cadere dalle mani dei presenti le pietre facendo prendere loro coscienza che davanti a Dio nessuno di loro era senza peccato e, quindi, poteva sostituirsi al giudizio di Dio. Rimanda, poi, la donna a casa a riparare il male fatto con rinnovato amore verso i suoi cari e la sua famiglia.
Gesù ha spezzato la catena della vendetta introducendo una nuova legge: quella del perdono. La insegnerà anche nella sua preghiera: ‘Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori’.