Cari fratelli e sorelle,
in questa Santa Messa di esequie uniamo i nostri cuori e la nostra preghiera per offrire l’ultimo saluto cristiano all’amato e stimato mons. Bruno Baccino. Ha concluso il suo lungo pellegrinaggio terreno durato quasi 95 anni di cui 68 totalmente consacrati a Dio e alla Chiesa nel sacerdozio a cui don Bruno si è dedicato con passione, convinzione e fedeltà quotidiane.
Dopo i primi anni di ministero trascorsi a Cormor, Osoppo e Zugliano, egli è tornato a Cividale come parroco di Sanguarzo dal 1964, successivamente di Purgessimo e canonico del Capitolo del Duomo di Cividale. Qui a Cividale era nato e aveva ricevuto una solida formazione cristiana alla scuola anche del grande parroco, mons. Valentino Liva, per il quale don Bruno conservava una profonda riconoscenza. Alla sua Cividale ha restituito il bene che aveva ricevuto da bambino e da ragazzo offrendo, sia alla comunità cristiana che a quella civile, il suo ministero sacerdotale animato da una fede sicura, la sua carica umana nobile e serena e la sua passione di studioso delle gloriose tradizioni della sua terra e della sua città.
Don Bruno Baccino non ci lascia in eredità beni materiali ma un grande esempio di uomo, di cristiano e di sacerdote che egli ha seminato tra i suoi fratelli per lunghi anni. Questo esempio è una ricchezza che merita di essere ricordata con opportune iniziative nel prossimo futuro.
In questo momento spendo una parola solo per richiamare l’ultima testimonianza di don Bruno; quella che ci ha lasciato dal letto dell’ospedale. Ne ho sentito il racconto da mons. Livio Carlino che gli è stato vicino, con fraterna premura, fino alla fine, assieme al nipote.
Ascoltando come questo nostro sacerdote sia andato incontro alla morte, spontaneamente mi è venuto alla mente il santo vecchio Simeone di cui ci ha parlato il Vangelo che abbiamo ascoltato. Quando nel tempio di Gerusalemme Maria gli pone tra le braccia il bambino Gesù, commosso Simeone apre il cuore ed esclama: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. La preghiera di Simeone è stata anche l’ultima preghiera di don Bruno. Quando ha sentito che il suo vecchio corpo cedeva definitivamente, gli saliva spontanea l’invocazione: “Vieni Signore e non tardare. Lascia ora che vada nella tua pace”. Con questo sentimento di affidamento completo e sereno al suo Signore ha accolto da don Livio anche l’Unzione degli infermi e il viatico.
Come Simeone, anche lui si è affidato al Signore Gesù sentendo vicina a sé Maria. Prima di perdere conoscenza la sua ultima preghiera è stata l’Ave Maria con l’ultimo sguardo rivolto ad un’immagine della Vergine di Castelmonte, la sua Madone di Mont, ai cui piedi era vissuto nel suo servizio a Carraria. Maria ha esaudito la supplica che aveva scritto nel suo testamento del 2019: “O Maria, mia dolce madre, fonte di Luce e di Vita, come sei sempre stata per me la Stella del mattino in difficili situazioni di sofferenza e di apostolato, accompagnami in questa visione di fede e aiutami a guardare con speranza il Cielo. Sii ancora con me e soprattutto nell’ora della morte, per presentarmi nell’incontro con il tuo divin Figlio”.
Don Bruno Baccino ha concluso la sua esistenza terrena come il pellegrino che, dopo tanta strada e tante vicende, vede vicina la meta, l’incontro finale con Gesù per il quale era vissuto, il luogo del suo riposo. L’ha conclusa come il servo fedele che, dopo aver lavorato con fedeltà e passione per lunghi anni nella Vigna della Chiesa a cui il Signore lo aveva chiamato fin dalla tenera età, si consegna pregando: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola a cui ho creduto”.
Questa testimonianza di fede e di speranza forte e serena è l’ultimo dono che don Bruno ci lascia dal suo letto di morte.
Per lui preghiamo perché Dio Padre gli doni la grazia che invocava sempre nel suo testamento: “O Signore, aumenta la mia fede e totale fiducia in te, perché possa avere da Te l’abbraccio di amore senza fine”.
Ci affidiamo alla sua intercessione che ci ha promesso a conclusione del suo scritto: “Non mancherò di pregare per voi, fratelli, di cui fui cappellano, parroco, confessore, perché il Signore faccia scendere in voi doni di riconoscenza per il bene che avete elargito a questa misera creatura”.