Cari fratelli e sorelle,
con questa Santa Messa di esequie accompagniamo all’incontro con la misericordia di Dio Padre il nostro don Luigi Zuliani che ci ha lasciato in modo abbastanza improvviso e inatteso. Secondo il desiderio che aveva espresso, celebriamo in questa chiesa parrocchiale di Bressa, suo paese natale dove era diventato cristiano, aveva ricevuto la prima formazione cristiana e aveva riconosciuto la vocazione a servire Cristo e la Chiesa come sacerdote.
Innalziamo la nostra preghiera di suffragio per la sua anima a nome di tutti i confratelli sacerdoti del presbiterio e di tutta la nostra Chiesa diocesana come gesto di carità verso di lui e di riconoscenza per il suo fedele servizio sacerdotale esercitato per ben 63 dei suoi 94 anni di esistenza terrena.
Come sappiamo, don Luigi si era consacrato al Signore nella “Pia Società Salesiana” e si era reso disponibile ad andare come missionario in Cina, ad Hong Kong. Rientrato in diocesi aveva chiesto di essere incardinato come presbitero diocesano. Fu per alcuni anni parroco a Vissandone. Continuò, in seguito, il suo ministero nella città di Udine come collaboratore nella Rettoria di S. Giacomo e apprezzato cappellano nell’ospedale del “Gervasutta”. Negli ultimi tempi, per le difficoltà di salute dovute all’avanzare dell’età, aveva chiesto di essere accolto nella Fraternità sacerdotale dove il Signore Gesù è passato e lo ha preso con sé.
Mi sono rimasti nel cuore i brevi, ma frequenti momenti di incontro che ho avuto con d. Luigi quando facevo visita ai sacerdoti ospiti della Fraternità per celebrare assieme a loro la Santa Messa e stare un po’ assieme in amicizia.
Mi è rimasto impresso il suo sorriso buono e umile con cui rispondeva sempre al mio saluto. Alla mia domanda di come si sentisse, con poche parole mi assicurava sempre di trovarsi bene, rimanendo sempre un po’ defilato, senza alcun gesto che attirasse l’attenzione. Possiamo dire che ha conservato questa sua discrezione fino alla fine perché se ne è andato velocemente, in silenzio, senza disturbare nessuno.
Ascoltando chi lo aveva conosciuto ho capito che questo era sempre stato lo stile di don Luigi: un comportamento privo di forme di esibizione di sé. Ad uno sguardo umano potrebbe sembrare che il suo ministero presbiterale non sia stato caratterizzato da compiti di particolare valore e rilievo. Con occhi di fede, invece, possiamo riconoscere che egli si è donato ai fratelli esercitando le dimensioni più importanti del servizio sacerdotale: la celebrazione eucaristica e il ministero del perdono dei peccati come confessore a S. Giacomo e l’opera di misericordia della consolazione e dell’assistenza degli infermi al Gervasutta.
La virtù che lo ha sostenuto è stata la fedeltà quotidiana che è una caratteristica dell’autentica carità e, specialmente, della carità di chi è chiamato ad essere servo di Cristo e pastore del suo gregge. Un dono di sé, come dicevo, discreto e quasi silenzioso ma sempre fedele.
Per questi motivi crediamo che don Luigi, a conclusione del suo lungo pellegrinaggio terreno, possa meritarsi l’elogio che Gesù riserva ai suoi servi fedeli e che abbiamo ascoltato nel vangelo: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli”. Con l’ordinazione sacerdotale era stato conformato a Gesù che si è fatto l’ultimo e il servo di tutti. Con la fedeltà semplice del servo don Luigi ha cercato di imitare Gesù in mezzo ai fratelli sia durante gli anni giovanili vissuti in missione che qui in diocesi nei vari compiti avuti.
Sostenuti dalla speranza, allora, lo accompagniamo con la nostra preghiera e con questa Santa Messa di esequie. Chiediamo a Gesù, per intercessione della Vergine Maria, che accolga questo suo servo fedele che adesso gli riconsegna con semplicità e umiltà la sua vita spesa come buon amministratore dei doni di Dio in mezzo ai fratelli. Gli mostri il posto che per lui ha preparato nel banchetto eterno e passi a servirlo accogliendo, in cambio, il sorriso buono e riconoscente di don Luigi.
Secondo la promessa che abbiamo sentito nel libro dell’Apocalisse, sia accolto per l’eternità nella “tenda di Dio con gli uomini” dentro la quale “non c’è più la morte né lutto né lamento né affanno perché le cose di prima sono passate”.
Sotto quella tenda che Gesù risorto ha inaugurato potrà riposare in pace nella comunione dei santi.