Cari Fratelli e Sorelle,
con questa Santa Messa di esequie diamo l’ultimo saluto cristiano su questa terra al caro e stimato don Aldo Lenarduzzi. Lo salutiamo qui nella chiesa parrocchiale di Forni di Sotto che per 42 anni è stata la sua vera casa alla quale si è dedicato in ogni modo, nella quale ha pregato personalmente e ha riunito la comunità nelle celebrazioni liturgiche che curava col canto e in ogni altro aspetto. Lo salutiamo come un padre di famiglia che se ne va perché credo che in mezzo a voi, cristiani di Forni di Sotto, don Aldo sia stato veramente un padre e voi lo avete sentito così.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo Gesù che prepara i suoi servi all’incontro finale con lui. Li avverte che egli arriva e bussa nel momento che lui decide. Può arrivare anche nel mezzo della notte o prima dell’alba. È stato proprio così per don Aldo che nel sonno è passato da questo mondo all’incontro finale con il suo Signore Gesù al quale aveva consacrato tutta la vita donandogli 58 anni di sacerdozio. Possiamo, però, essere certi che se anche il suo corpo era addormentato, il cuore era ben sveglio e pronto ad accogliere il Signore. Era pronto perché durante la sua vita sacerdotale aveva tenuto accesa la lampada della fede e della preghiera per cui Gesù era una presenza famigliare dentro di lui. Si era preparato ancor di più all’incontro finale con il Signore durante l’ultimo tempo vissuto in quella provvidenziale comunità sacerdotale che è la “Fraternitas”. È stato un tempo anche sofferto e difficile perché, come ci ha detto S. Paolo, sentiva che il suo corpo era come una tenda, ormai logorata, che si disfaceva. Durante la sua vita don Aldo era stato provato più volte e in diversi modi dalla croce della malattia e della debolezza ed ora avvertiva che stava vivendo ormai l’ultima prova. Nei diversi incontri che ho avuto con lui leggevo nei suoi occhi la fatica e la sofferenza ma sul suo volto appariva comunque il sorriso; il suo sorriso buono e mite che saliva da un cuore che si sentiva comunque sereno. Vedevo in lui la serenità del servo fedele che si era donato fino in fondo con fedeltà e amore, fino a consumare le ultime forze. Alla fine si affidava al Signore al quale si era consacrato nel sacerdozio e si metteva nelle sue mani con la preghiera del vecchio Simeone: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Don Aldo era, quindi, preparato al momento in cui Gesù avrebbe bussato alla sua porta e gli avrà aperto subito, con fede semplice e profonda, la porta del cuore.
A noi, in questo momento, chiede di essere accompagnato dalla nostra preghiera, come dono ultimo che possiamo fargli perché la preghiera di suffragio supera anche la barriera della morte e raggiunge i nostri cari defunti. La nostra preghiera è il modo vero di manifestare a don Aldo tutta la nostra stima e il nostro affetto e per esprimergli il nostro grazie personale e comunitario per tutto il bene che Forni di Sotto e ogni suo abitante ha ricevuto da questo sacerdote.
Credo ci venga spontaneo raccomandare con fiducia don Aldo alla misericordia di Dio Padre perché abbiamo conosciuto il suo animo profondamente buono e sensibile e, insieme, umile e delicato con ogni persona. Abbiamo conosciuto la sua generosità nel dedicarsi ad ogni fedele e a tutta la comunità, senza cercare i gesti clamorosi ma capace di fedeltà quotidiana. E questa è la vera carità del pastore che ogni giorno provvede al gregge che gli è stato affidato senza far conto delle fatiche e delle inevitabili sofferenze fisiche e morali. In questo modo don Aldo si è donato lungo i 42 anni di parroco di Forni di Sotto, preceduti dagli anni di ministero a Dogna e di servizio come economo del seminario. Infine, possiamo dire di aver conosciuto anche la fede di don Aldo: semplice ma profondamente radicata nel suo cuore. Questa fede traspariva dalla sua persona e dalla sua parola e ve l’ha trasmessa, cari fedeli, come il dono più bello che poteva farvi.
Così ricordiamo don Aldo e così vogliamo affidarlo con la nostra preghiera a Gesù risorto perché lo accolga tra i suoi “beati” che gli sono stati servi fedeli.